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 2010  novembre 20 Sabato calendario

«Abortiamo oppure no?» Se far nascere un figlio si decide col sondaggio - Che ne dite, abortiamo oppure no? Ci teniamo que­sto figlio che abbiamo conce­pito, oppure passiamo la ma­no, come a poker? Dai su, vo­tate: se «vi piace» schiacciate il simbolino con il pollice ver­so l’alto, altrimenti

«Abortiamo oppure no?» Se far nascere un figlio si decide col sondaggio - Che ne dite, abortiamo oppure no? Ci teniamo que­sto figlio che abbiamo conce­pito, oppure passiamo la ma­no, come a poker? Dai su, vo­tate: se «vi piace» schiacciate il simbolino con il pollice ver­so l’alto, altrimenti... Beh, al­trimenti per quell’esserino che è lì dentro, nella pancia rigonfia di Alisha Arnold, am­l­etica trentenne moglie di Pe­te, suo coetaneo altrettanto indeciso, sarà il niente. Un sondaggio on line è perfetto per scegliere l’essere o il non essere. Il far essere o il far non essere. Decide il web. La com­munity. Il social network. Se non è modernità questa... Non è uno scherzo, accade nel Minnesota. Pete e Alisha Arnold hanno fatto questa bella pensata. Non abbiamo le idee chiare, non sappiamo chi siamo né che cosa fare del­la vita o quasi vita che abbia­mo «creato». Perché non ce lo facciamo dire dal popolo della rete? Come? Creando, stavolta senza virgolette, un bel sito (www.birthornot. com) dove far votare gli inter­nauti. Un sondaggio: volete voi che facciamo nascere que­sto nostro figlio oppure no? La madre (potenziale) è in­cinta di 16 settimane, ma il tempo utile per un aborto le­gale negli Stati Uniti scade ­come le mozzarelle - il 9 di­cembre. Si voterà fino a due giorni prima, hanno deciso i coniugi. Una bella «prova di democrazia» no? Un bel reali­ty via internet su un dettaglio nientediche. Su una scioc­chezza come l’essere o non essere di quel feto che si dime­na nella placenta. Per far capi­re bene di cosa si tratta, Pete e Alisha hanno anche linkato il video di un’ecografia del ma­schietto in buona salute che chiamano«Wiggles».L’infor­mazione dev’essere comple­ta. Consultati da un altro sito (Gawker.com), i due hanno assicurato di prendere «la co­sa molto seriamente ».Per da­re un’idea della loro compun­zione, il padre (potenziale) ha sottolineato che la decisio­ne finale non sarà, comun­que, determinata dal sondag­gio on line. «Sarà come al Congresso: i membri posso­no votare, ma il presidente ha il diritto di veto». E qui ver­rebbe da protestare: demo­crazia dimezzata! Oppure: re­ality falsato! Fino all’altra sera si erano espressi circa quindicimila internauti, la stragrande mag­gioranza dei quali ( 81 per cen­to) ha suggerito agli Arnold di tenersi il figlio. Ma qui, ha sottolineato Alisha, non si tratta di una campagna «pro­life », bensì del «diritto di una donna di decidere». Marito e moglie fanno intendere di non sentirsi pronti per essere genitori. E chissà perché, a questo punto, non se la sono sbrigata tra loro. Però così il godimento di diventare pro­tagonisti del web, di giornali e tv sarebbe abortito. «Temo che la pressione costante di essere donna e madre perfet­ta, finisca per far esplodere il mio cervello, mandandomi in uno stato di depressione nervosa», ha confidato anco­ra Alisha. La quale, evidente­mente, pensa che esporsi di fronte all’intero pianeta,ridu­ca il pericolo di deflagrazio­ne. Ma tant’è.La facebookizza­zione dell’esistenza, la pro­gressiva riduzione dell’io a membro della rete, procede a tappe forzate. Il nuovo ver­bo è: sono in quanto sono connesso. La generazione di­gitale vive e si alimenta con il web e con la connessione. Co­sì la rete investe tutto, anche le scelte capitali. I familiari? Gli amici? Fino a qualche tempo fa, in caso di dilemmi e scelte difficili ci si faceva consigliare da loro. Oggi i co­siddetti «amici» sono quelli che postano con te su Face­book. Il senso di responsabili­tà non è più di moda. Sentia­mo un po’ che dice il web di cosa fare di nostro figlio... E l’ecografia del feto diventa un video sul quale gli inter­nauti cliccano pollice su o pollice giù. Uno spettacolo. Tutti possono seguirlo in tem­po reale. Chissà l’America, dove il dibattito sull’aborto continua a essere accesissi­mo, come parteciperà a tutta la faccenda. Magari si potreb­bero fare delle squadre. Orga­nizzare dei gruppi di pressio­ne, dei pacchetti di votanti. Si potrebbero anche organizza­re gli exit poll, convocare del­le fattucchiere con la palla di vetro e far partire il coun­tdown in attesa del verdetto finale... «Che stratagemma pateti­co e disgustoso per guadagna­re i vostri 15 minuti di gloria», ha scritto uno dei 545 inter­nauti che hanno lasciato un commento. La strumentaliz­zazione incombe. Per evitar­la, sempre rispettando l’in­certezza amletica della cop­pia, si sarebbe potuto risolve­re tutto tirando una moneta. Testa o croce. Ma che gusto ci sarebbe stato senza il piacere di essere sempre on line e su­percliccati? E «Wigless»? Massì, se per caso andasse a finir male, si può metterlo su Second Life.