Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 22 Lunedì calendario

LA CARFAGNA TREMA: SONO PRONTA A TRATTARE —

Mi dimetto? Forse no. Aveva chiesto gesti concreti, ieri Mara Carfagna ha avuto una telefonata da Lisbona del coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa, che l’ha rassicurata. E ai suoi collaboratori ha confidato: «Ora c’è un ampio margine di trattativa». Il ministro per le Pari opportunità, che aveva annunciato di voler lasciare il governo, il Parlamento e il Pdl il 15 subito dopo aver votato sì alla fiducia, è ancora in attesa di un incontro chiarificatore con Silvio Berlusconi, che potrebbe avvenire tra domani e mercoledì. Ma ieri ha già vissuto il colloquio con il ministro La Russa come un primo passo.
«Il problema è la gestione del partito in Campania» ribadisce la Carfagna. «Ho dato la mia disponibilità a trattare se mi danno garanzie sul partito e sulla questione della realizzazione del termovalorizzatore di Salerno», spiega. E alle illazioni su un suo imminente abbandono, magari per Futuro e libertà dove ora milita il suo pigmalione politico Italo Bocchino, replica con sdegno: «Sono nata in questo partito. Questo è il mio mondo».
Anche se lei stessa si è detta «interessata» al progetto di Gianfranco Micciché, Forza del Sud, una formazione che garantisce comunque l’appoggio a Berlusconi nelle prossime elezioni amministrative in Campania, inclusa quella a sindaco di Napoli, alla quale lei con le sue oltre 55 mila preferenze delle scorse Regionali non rinuncia. La partita è tutta da giocare. Ma il «problema politico» da lei posto non sarà più derubricato in capriccio della «signora Carfagna». E la sua denuncia a Il Mattino sulla guerra con la cordata di Nicola Cosentino per le competenze sugli appalti del termovalorizzatore («Mi viene impedita la possibilità di battermi a favore della legalità») non sarà liquidata come fatto locale.
Anche perché dopo le dichiara zionidel ministro sulla «guerra per bande» e le sue rivelazioni sulla reazione alla decisione del governo di affidare le procedure al governatore Stefano Caldoro («Cosentino, Cesaro e altri si sono ribellati minacciando di non fare entrare in aula i deputati campani per votare la Finanziaria»), la questione ha attirato le critiche dell’opposizione. Luigi Zanda del Pd attacca: «Si tratta di una guerra di appalti che sta vincendo Cosentino, indagato per collusione con i clan camorristici». E Nichi Vendola parla di «questione criminale».
Se ne tiene fuori il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che parla di lei come «un ministro che apprezzo e stimo e con il quale ho lavorato molto». Ma dice di non voler entrare in questioni interne al Pdl. Presa di distanza che il pd Emanuele Fiano ritiene «inaccettabile».
Solidarietà e attestati di stima ieri sono arrivati al ministro delle Pari opportunità anche dal leader udc, Pier Ferdinando Casini, che parla delle sue possibili dimissioni come di un «problema un po’ più ampio e preoccupante», su cui «bisognerebbe riflettere». La Carfagna, dice, è stata «tutto sommato un buon ministro» e il fatto che dica «che il partito è ridotto a comitato d’affari e che in Campania non c’è agibilità politica è una cosa di grandissima rilevanza». Il sottosegretario Carlo Giovanardi auspica che «il caso Carfagna rientri». E il ministro Gianfranco Rotondi rassicura: «Berlusconi non è il dio greco che divora i suoi figli».
Lodi alla «battaglia di legalità» la Carfagna ne riceve da Maria Ida Germontani di Fli. Mentre Micciché la aspetta a braccia aperte in Forza del Sud. Ieri si erano diffuse voci di un probabile arrivo su quei lidi anche della ministra Stefania Prestigiacomo, smentite nettamente dal suo staff: «Non è mai stata così vicina a Berlusconi».
Virginia Piccolillo