Interventi&Repliche, Corriere della Sera 21/11/2010, 21 novembre 2010
LA GRANDE DISTRIIBUZIONE E LE PMI - L’
articolo di Dario Di Vico che commenta l’ apertura dell’ indagine Antitrust sul ruolo della Gdo (grande distribuzione organizzata) nell’ agroalimentare (Corriere, 16 novembre) merita qualche considerazione. Premesso che da subito ci siamo dichiarati certi che questa iniziativa farà emergere l’ effettiva concorrenza nel settore, veniamo ai punti. In primo luogo le centrali d’ acquisto. Nate per contrastare la forza negoziale che la grande industria ha nei confronti di una Gdo in Italia troppo frammentata, nulla hanno a che fare con le Pmi (piccole e medie imprese), che sono invece interlocutrici dirette delle singole aziende distributive, di ogni dimensione e sempre in forte concorrenza tra loro. Inaccettabile poi la descrizione che viene fatta dei rapporti contrattuali. Per tutelare il potere d’ acquisto delle famiglie (prezzi in calo da 16 mesi) in questi ultimi anni la Gdo ha concretamente investito risorse proprie. Qualsiasi seria analisi dei bilanci (come Mediobanca) evidenzia il recente calo di tutti gli indicatori di redditività, ridotti ormai ai minimi termini. Pagamenti. Non sono le Centrali che pagano, ma le singole aziende. Inoltre si rappresentano eventuali anomalie di comportamento di singoli distributori, da sanzionare se accertate, come una prassi consolidata e generalizzata della Gdo e ciò è falso. Il rapporto con le Pmi. È un elemento vitale per la Gdo. La Pmi sono un partner essenziale nel determinare la capacità della distribuzione di rispondere alle esigenze della clientela. Nostro interesse è che il settore della produzione si rafforzi, superando l’ eccessiva frammentazione e aumentando la sua efficienza, anche attraverso forme di aggregazione tra le imprese. Da ottobre 2008 attendiamo la sottoscrizione di Federalimentare a un protocollo d’ intesa da noi proposto a esclusiva tutela delle Pmi, finalizzato alla verifica delle prassi commerciali in essere e all’ apertura di un tavolo di confronto permanente. I prodotti a marchio dei distributori. Sono spesso realizzati dalle Pmi e rappresentano per loro una opportunità di sviluppo, schiacciate come sono ora dal ruolo dominante dei prodotti di marca. Per questo siamo convinti che non siano le Pmi a lamentarsi delle private label, ma coloro che vorrebbero un mercato meno aperto alla concorrenza.
Paolo Barberini presidente Federdistribuzione
Aldo Soldi, presidente Ancc-Coop
Camillo De Berardinis presidente Ancd-Cona
Una buona parte delle osservazioni contenute nella lettera erano già presenti nell’ articolo sotto forma di dichiarazioni del dottor De Berardinis. E comunque repetita iuvant. Capisco che i firmatari si stupiscano che qualcuno ospiti le ragioni dei Piccoli, finora non era successo. Ma un po’ di trasparenza non farà male al settore. Ho ricevuto diverse mail di denuncia da parte di piccole imprese che chiedono di non fare il loro nome. Chissà perché. (d.d.v.)