Goffredo Buccini, Corriere della Sera 21/11/2010, 21 novembre 2010
LA GUERRA DEI TERMOVALORIZZATORI TRA LA MINSTRA E I POTENTI CAMPANI
Il cumulo più storico del centro storico l’ hanno rimosso l’ altro giorno da piazza Vittoria: quando perfino il re delle cravatte Maurizio Marinella è sceso in strada, naso tappato, tra i commercianti che facevano la ronda antimunnezza. Ma qui la spazzatura è ormai metafora politica, tracima fino a Roma e rotola fino Palazzo Chigi come un’ ecoballa che sa di vendetta dei dimenticati. E infatti una sottile linea nera di sacchetti imputriditi congiunge le ultime storie cupe che hanno inquinato la città, almeno dall’ inchiesta sul consorzio Eco4 che inguaiò Nick Cosentino e dai dossier fasulli contro il governatore Caldoro, fino a quest’ ultimo duello della Carfagna con i caporioni del Pdl campano. La guerra fratricida sui termovalorizzatori tra la pulzella berlusconiana e i «cafoni di fuori» che per conto di Silvio detengono le chiavi del potere partenopeo - il casalese Cosentino e i suoi sodali di sempre, Gigino Cesaro da Sant’ Antimo e Mario Landolfi da Mondragone - diventa alla fine simulazione, schermaglia, preannuncio. «Mara ha usato l’ argomento dei termovalorizzatori, ma la questione di base è il noto disagio politico che prova, qui, nella sua regione», spiega il mite Caldoro, che a sua volta ha sentito sulla pelle i morsi del «disagio politico» quando gli toccò leggere sui giornali che il suo coordinatore regionale, Cosentino appunto, gli dava del «culattone» nelle intercettazioni e stava armando un fabbricante di fango come Ernesto Sica per impedirgli di correre alle elezioni regionali che lui poi avrebbe vinto. «Eh, eh, tutto comincia e tutto finisce sempre a Napoli», ridacchia amaro Fulvio Martusciello, alzando la voce sopra quelle di una quarantina di bambini che ha appena accompagnato nella gita del sabato pomeriggio. In realtà tutto comincia e tutto finisce coi rifiuti di Napoli (e della Campania), croce per gli abitanti marginali che respirano miasmi accanto alle discariche, delizia milionaria per la quale si scannano persino il Comune e la Provincia di Salerno, Pd contro Pdl con tanto di alleati trasversali. Martusciello è un uomo pieno di buonsenso e ha imparato a emergere con cautela in questo caos che una vecchia lenza come Giulio Di Donato chiama «anarchia improduttiva». Il divorzio annunciato della Carfagna dal partito, se davvero sarà celebrato dopo il fatale 14 dicembre, potrebbe catapultare Fulvio il Prudente verso la corsa a sindaco di Napoli (il solito Cosentino, attivissimo benché appesantito dalle accuse di camorra, lo ha candidato durante un’ assemblea di deputati e senatori pdl). E infatti, con prudenza, lui consegna al taccuino del cronista una dichiarazione pensosa: «A Napoli ci sono per strada duemila e ottocento tonnellate di rifiuti, questa faccenda non appassiona di certo i cittadini». C’ è del vero, s’ intende. Perché se adesso i napoletani, passando per piazza Carità, danno uno sguardo nauseati al nuovo cumulo storico del centro storico che ammorba l’ aria appena dietro il palazzo della Provincia, vedono sempre e soprattutto un nauseante cumulo di mondezza. Ma, volendo, potrebbero afferrare uno dei fili di questa storiaccia. Alla presidenza della Provincia di Napoli siede infatti Cesaro, per gli amici Giggino ’ a Purpetta, un filo importante, perché tesse con il collega Edmondo Cirielli, presidente della Provincia di Salerno, la Maginot di Cosentino contro la Carfagna. Naturalmente molti vedono dietro Mara l’ ombra lunga del suo antico pigmalione Italo Bocchino (che frena: «È tutto un affare interno al Pdl») e molti pensano che lo scontro della Carfagna con i cosentiniani («Non è più questo il mio partito, è una guerra tra bande») sia un’ ennesima simulazione di un vero scontro storico, quello tra Bocchino e Cosentino (il coordinatore del Pdl campano, che ha il vezzo di parlare al telefono come in un cassonetto non svuotato, proprio al giovane stratega finiano e forse al povero Caldoro riferiva l’ epiteto di frocetti in un’ altra famosa intercettazione: «I frocetti di Roma non decideranno chi sarà il governatore»). E tuttavia non solo di simulazione si tratta, se davvero s’ è celebrato sui termovalorizzatori uno scontro nel governo da cui sta scaturendo un decreto ballerino che ha serbato la parte più succulenta del business proprio ai presidenti cosentiniani delle Province di Napoli e Salerno e la rogna della tempistica al fido soldato Caldoro («Ho davanti una montagna da scalare...»). Uno scontro con tanto di alleanze non convenzionali. Dicono che Mara avesse fatto asse con il tostissimo sindaco salernitano del Pd, Enzo De Luca (così deciso da rimettere mano al piano regolatore pur di bruciare i rivali), pagando poi la mossa col tradimento della sua storica sodale Anna Ferrazzano, ora candidata cosentiniana per le elezioni al Comune di Salerno. Cosentino resta un enigma in attesa di essere risolto dalla magistratura. Se ha ragione il pentito Vassallo, e se non è campata in aria un’ altra sua agghiacciante intercettazione («O’ consorzio Eco4 songh’ io! Lo volete capi’ o no?»), e dunque questo politico casalese è un camorrista specializzato nella gestione dei rifiuti, prendono fiato le trombe e le trombette che vorrebbero la mano di Nick O’ Mericano (soprannome ereditato dal padre che con gli States faceva ogni sorta d’ affare) persino nel mezzo miracolo con cui Berlusconi e Bertolaso avevano messo sotto controllo la manicomiale emergenza dei rifiuti in Campania. Comunque sia, il Cavaliere si tiene stretto Nick in Campania come si tiene stretto Dell’ Utri in Sicilia, tuttavia lasciando correre sottotraccia un’ alternativa, che in Sicilia può essere la variante creativa di Micciché e in Campania, secondo molti, era proprio la Carfagna. Bella, studiosa, capace di allontanarsi da pettegolezzi di corte e calendari giovanili con coraggiose iniziative di tutela dei gay e con la prima legge italiana contro lo stalking, Mara, secondo molti, è ancora la vera, unica possibile sorpresa nella corsa a sindaco di Napoli. La vogliono già pronta a una nuova vita con un movimento tutto suo, un «Forza Campania» che potrebbe attrarre tanto centrodestra da mandare un’ ecoballa di traverso a Nick O’ Mericano. Se non sarà una soluzione, per il Cavaliere sarà un problema. Un ex aennino spiritoso mormora: «Era il fiore sul letame negli scandaletti delle Silviòs girls, quella ben riuscita... tolto il fiore, cosa resta?». Ancora e sempre munnezza, ti pareva.
Goffredo Buccini