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 2010  novembre 21 Domenica calendario

MINA INSIDER SU WALL STREET

«Sono arrivati due ragazzi dell’Fbi convinti che i miei clienti abbiano usufruito di vaste informazioni di insider trading. Ovviamente non sono d’accordo con la loro interpretazione. Ho quindi declinato la loro offerta di indossare microspie per incastrarvi».

Questa informale e-mail, spedita da John Kinnucan di Broadband Research il 26 ottobre a venti fondi d’investimento e pubblicata dal Wall Street Journal, ha improvvisamente portato alla luce un nuovo scandalo che fa tremare tutta la finanza americana: le autorità federali hanno quasi completato, dopo tre anni, una doppia inchiesta civile e penale di insider trading da una costa all’altra degli Stati Uniti. E sotto accusa potrebbero finire decine tra banchieri, consulenti, gestori di fondi, analisti e trader. Sia di protagonisti prestigiosi dei mercati - la newyorchese Goldman Sachs - che di società nuove e oscure - l’expert network californiano Primary Global Research. Numerose «reti», sospettano le autorità, avrebbero intascato guadagni illeciti per decine di milioni di dollari. Una prima ondata di incriminazioni, già presentate in seno a un gran jury che le deve approvare, potrebbe scattare entro fine anno.

L’incertezza rimane elevata: i casi di insider trading sono considerati difficili da provare in tribunale. Ma le dimensioni e ramificazioni delle indagini sono potenzialmente senza precedenti: l’obiettivo delle authority, dal ministero della giustizia (in particolare la procura di New York) alla Securities and Exchange Comission, sembra essere un vero e proprio processo a una diffusa cultura dell’illegalità o dell’irregolarità. Tanto da richiamare alla memoria lo shock dei bilanci truccati passato alla storia con i crack di Enron e Worldcom e quello, ancora fresco, dei mutui subprime.

Le autorità stanno battendo molteplici piste di questa «tratta» illegale dell’informazione finanziaria riservata. Al cuore c’è l’affermarsi di nuovi attori: gli expert network, che non esistevano vent’anni or sono e sono oggi più d’una trentina. Ingaggiati da oltre un terzo degli investitori e gestori istituzionali, agiscono da mediatori e consulenti di lusso: organizzano - per tariffe di centinaia di dollari l’ora - briefing per i trader con dirigenti di aziende (ex o in carica). Nell’esempio di Primary Global lo stesso amministratore delegato, Phani Kumar Saripella, proviene da Intel. Il rischio è che nelle consulenze siano avvenuti in realtà scambi di «insider information», permettendo ad alcuni investitori, per esempio, di gettarsi sui titoli di un’azienda prima che fosse oggetto d’una acquisizione.

Anche le azioni di vecchi re di Wall Street sono in discussione. Banchieri di Goldman potrebbero a loro volta aver parlato troppo a selezionati investitori. Un esempio: la Advanced Medical Optics rilevata nel 2009 da Abbott Laboratories. I titoli salirono del 143% il giorno del merger. Ulteriori piste d’indagine, ha rivelato il Journal, portano inoltre a schiere di hedge fund e società di trading, quali First New York e i suoi 250 dipendenti.

I principali «deal» sotto osservazione, in più casi, riguardano il settore farmaceutico: al merger di Abbott si aggiunge l’acquisizione di MedImmune da parte di Astra Zeneca nel 2007, e la combinazione tra Merck e Shering-Plough l’anno scorso. Accanto alla sanità, però, si guarda all’hi-tech, a sospetti scambi d’informazioni sul colosso dei semiconduttori Amd.

La Sec, che indaga dal 2007, per far luce su questa e altre vicende si è rivolta a firme note della finanza al di là di Goldman: da Prudential Financial a Ubs e Deutsche Bank. Solo lo scorso autunno ha contattato 30 fra hedge fund e grandi investitori. Ma più della Sec a guidare l’assalto è adesso il 42enne procuratore federale di Manhattan Preet Bharara, che giudica una «priorità» la lotta all’insider trading «dilagante». Nel 2009 aveva denunciato uno scandalo nell’hedge Galleon, che finora ha visto 14 ammissioni di colpa. Galleon, forse prematuramente, era stato definito il maggior caso di insider trading in decenni.