Carlo Marroni, Il Sole 24 Ore 21/11/2010, 21 novembre 2010
LA SVOLTA DEL PAPA: SÌ AL PRESERVATIVO
L’affermazione è di quelle che lasceranno il segno nella storia della Chiesa: in alcuni «singoli casi» il profilattico può essere «giustificato». Nel giorno del solenne concistoro che ha visto la creazione di 24 cardinali è stata resa nota questa rivelazione clamorosa di Benedetto XVI, contenuta nel libro-intervista «Luce del mondo» del giornalista tedesco Peter Seewald, di cui ieri l’Osservatore Romano ha anticipato alcuni stralci. Il libro, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, sarà in vendita da martedì prossimo: da alcuni giorni stavano uscendo delle anticipazioni, ma quella di ieri del quotidiano vaticano diretto da Gian Maria Vian è sicuramente la più dirompente, specie se letta alla luce delle forti polemiche che suscitarono le affermazioni del Papa in volo verso l’Africa a inizio 2009 contro l’uso del preservativo per combattere l’Aids, che scatenò una tempesta politico diplomatica.
«Concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità – afferma il Papa nel libro – e questa banalizzazione rappresenta proprio la pericolosa ragione per cui tante e tante persone nella sessualità non vedono più l’espressione del loro amore, ma soltanto una sorta di droga, che si somministrano da sé. Perciò anche la lotta contro la banalizzazione della sessualità è parte del grande sforzo affinché venga valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo sull’essere umano nella sua totalità». Secondo Ratzinger, «vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole». Tuttavia, aggiunge, «questo non è il modo vero e proprio per vincere l’infezione dell’Hiv. È veramente necessaria una umanizzazione della sessualità». Attorno a queste anticipazioni è sorto anche un piccolo giallo: nella versione resa nota dal quotidiano si parla di "prostituta" al femminile, mentre nella versione originale in tedesco e nelle tradizioni in inglese e francese si parla di prostituzione al maschile (male in inglese).
Seewald, nella successiva domanda (diffusa ieri da agenzie di stampa inglesi) ha chiesto al pontefice se la Chiesa cattolica quindi non si oppone di principio al profilattico, e Ratzinger ha risposto che «certamente non vede il suo uso come una soluzione vera o morale, però in alcuni casi ci potrebbe essere l’intenzione di ridurre il rischio di infezione, un primo passo verso un modo diverso, un modo più umano di vivere la sessualità». Va solo ricordato che nelle Istruzioni Dignitas Personae della Congregazione per la dottrina della fede è previsto per il solo scopo della fecondazione assistita (ammessa in caso di infertilità) l’uso di un certo tipo di profilattico.
Ma sono tanti i temi del libro di Seewald, con domande e risposte insolitamente franche trattandosi di un pontefice, e alcune curiosità, come quella che ama guardare i vecchi film su Peppone e Don Camillo. Il Papa parla dello "choc" per le dimensioni del problema pedofilia, fa una cauta ma significativa apertura al burqa (se non è imposto), parla delle moschee in Occidente, ribadisce la difesa di Pio XII («Come nessun altro, ha salvato tanti e tanti ebrei») e il no al sacerdozio femminile.
È stato poi lo stesso giornalista tedesco ad accennare ad una risposta del Papa sugli "errori" che anche un pontefice può fare. «Per esempio quello di Ratisbona. Nel libro racconta che allora, ai tempi di quella lectio magistralis, non aveva ancora realizzato appieno che il discorso di un Papa viene inteso sempre e comunque anche come discorso politico. Per lui invece, quella volta, doveva trattarsi di un discorso eminentemente scientifico. Una lezione dolorosa, che però non gli fa riscrivere cento volte un discorso, non gli ha fatto perdere il coraggio di poter pure sbagliare».
Anche sulle ipotesi di dimissioni di un pontefice, a quanto si apprende, Benedetto XVI non esita a rispondere. Il Papa spiegherebbe di non aver preso in seria considerazione l’ipotesi di ritirarsi nel momento in cui era messo sotto attacco per la vicenda della pedofilia. Ma ammetterebbe che in caso di infermità un Papa può dimettersi. Nulla di nuovo, in realtà, se si pensa che anche Giovanni Paolo II valutò l’ipotesi di dimettersi, con l’avanzare dell’età e della malattia.