Isabella Bufacchi, Il Sole 24 Ore 22/11/2010, 22 novembre 2010
LA STAGIONE DEI DECLASSAMENTI NON È FINITA
Un circolo vizioso da circa due anni alimenta l’allargamento degli spread tra i titoli di Stato dell’eurozona periferica - Spagna, Irlanda, Grecia e Portogallo - e quelli della Germania. Si tratta della rincorsa, finora sempre al ribasso, tra la valutazione del mercato data al merito di credito del rischio-sovrano in Eurolandia e i voti assegnati dalle agenzie di rating.
La stagione dei declassamenti non è finita: su questi quattro stati, già oggetto di pesanti retrocessioni da circa due anni, gli outlook restano negativi oppure incombe la mannaia del negative credit watch e questo significa che, salvo ulteriori correzioni in positivo dei conti pubblici o miglioramenti della crescita economica, il loro rating tenderà a calare nel medio-lungo termine o nel breve periodo. E non basta. A rendere più nero uno scenario già cupo, con un tempismo che ha fatto sollevare più di un sopracciglio, Bruxelles - incalzata dalla Germania - ha iniziato a lavorare di recente su un nuovo meccanismo salva-stati che prevede la ripartizione delle perdite anche tra i privati sottoscrittori di titoli di stato: mandando letteralmente in tilt i famosi "spread", che sono schizzati alle stelle.
Il circolo è pericolosamente sempre più vizioso. A volte sono le agenzie di rating a lanciare l’allarme per prime: come nel caso di Standard & Poor’s che ha avviato una vera e propria ondata di declassamenti nel gennaio del 2009. Questi esperti del credito sovrano, che sui mercati hanno fama di essere tra i più severi, furono accusati all’epoca di aver gettato benzina sul fuoco, di aver provocato un ingiustificato allargamento dei differenziali tra i paesi PIGS e la Germania. I fatti invece hanno dato ragione a quelle retrocessioni, che misero in guardia gli investitori per tempo.
In altri casi, come in questi giorni, sono invece i mercati a prevedere il peggio: il differenziale del rendimento tra i titoli di Stato irlandesi e portoghesi da un lato e tedeschi dall’altro lato è di gran lunga più elevato rispetto ai rating assegnati ai periferici. Sembrerebbe smisurato. Sono i mercati ora a essere finiti sul banco degli imputati: sono accusati di vendere in maniera spropositata i bond, di esagerare il rischio-sovrano, di farsi prendere dal panico e di asservirsi alla speculazione tramite i credit default swap. Resta da vedere se dopo il 2013, quando entrerà in funzione il nuovo veicolo di salvataggio degli stati europei, Grecia e Irlanda e forse anche Portogallo saranno lasciati alla deriva come teme il mercato, con tanto di ristrutturazione del loro debito pubblico e haircut per gli investitori.
Dal gennaio del 2009, i declassamenti di rating si abbattono con l’insistenza di una grandinata sui paesi del cosiddetto Club-Med. Da quella data, e soprattutto dall’acuirsi della crisi greca della scorsa primavera, anche gli investitori istituzionali hanno deciso di riesaminare lo standing creditizio dei paesi europei maggiormente colpiti dalla crisi bancaria, dallo scoppio delle bolle speculative e dal conseguente sbandamento dei conti pubblici.
Per ora non si vede la fine al circolo vizioso: ma tanto i mercati quanto i rating sono solo una conseguenza, un riflesso di quello che avviene nelle vere sale dei bottoni che sono la Commissione europea, il Consiglio europeo, la Bce e i governi dei singoli stati di Eurolandia.