CARLO BONINI, la Repubblica 22/11/2010, 22 novembre 2010
FINMECCANICA, NUOVE ACCUSE DA COLA - ROMA
Cominciano giorni difficili per Finmeccanica. Per il suo presidente, Pierfrancesco Guarguaglini, per la moglie Marina Grossi, amministratore della controllata Selex Sistemi Integrati, per il vertice e il consiglio di amministrazione dell´Enav, che di Selex è stato l´inesauribile granaio cui attingere per mettere a posto i bilanci, creare liquidità, ingrassare la catena "alimentare" di subappalti che ha gonfiato i fatturati di modeste srl chiamate a lavorare alla sicurezza del traffico aereo e dei nostri aeroporti e regolarmente controllate o riconducibili a uomini che avevano lavorato per Enav o comunque nell´orbita di Finmeccanica. Nell´inchiesta della Procura di Roma sui fondi neri del colosso degli armamenti e della sicurezza militare e civile (Finmeccanica è tra i primi cinque gruppi al mondo) riprende infatti ad agitarsi il fantasma di Lorenzo Cola, il consulente personale della famiglia Guarguaglini, l´uomo che portò la banda Mokbel nel stanza dei bottoni di piazza Montegrappa e che, da luglio, è detenuto con l´accusa di aver riciclato 8 milioni e trecento mila euro dell´affare "Digint" (la società lussemburghese partecipata da Mokbel e Finmeccanica che avrebbe dovuto fare da veicolo per creare provviste nere).
Venerdì notte, nel carcere di Rebibbia, Lorenzo Cola è tornato a rispondere per la terza volta in nemmeno due mesi alle domande del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dei sostituti Giovanni Bombardieri e Rodolfo Sabelli. E la sua "collaborazione" ha prodotto un secondo memoriale (il primo lo aveva consegnato il 14 ottobre) e un nuovo verbale in cui - per dirla con le parole di una qualificata fonte inquirente - Cola «si è fatto più concreto. Ha cominciato a riferire circostanze sin qui non note all´indagine e a confermare alcuni dei passaggi significativi dell´inchiesta che lo riguarda».
Per quel che è possibile ricostruire, Cola ha deciso di afferrarsi a Pierfrancesco Guarguaglini e alla moglie Marina Grossi. Smentendo il primo (che, da mesi, e ancora nell´intervista concessa a "Repubblica" mercoledì scorso, continua a parlare di Cola con il tono svagato che si riserva a uno dei tanti consulenti che passano per Finmeccanica) e coinvolgendo con maggiore precisione la seconda. Della Selex di Marina Grossi, Cola è stato infatti non un semplice consulente, ma una sorta di amministratore di fatto. E decidere di raccontare - come Cola avrebbe cominciato a fare - la storia del rapporto tra Selex ed Enav, significa davvero che i giorni di Finmeccanica e della famiglia Guarguaglini si annunciano neri.
Non fosse altro per una seconda circostanza. All´inchiesta Finmeccanica lavora a pieno titolo un nuovo sostituto: Paolo Ielo, il pubblico ministero figlio legittimo della scuola e del metodo di lavoro di Mani Pulite. Aperto nel settembre scorso, il suo fascicolo istruttorio su Enav (per la quale il procuratore aggiunto Capaldo ha ora la "codelega" e in cui risulta iscritto al registro degli indagati l´intero vertice dell´Ente, a cominciare dal presidente Luigi Martini e dall´amministratore delegato Guido Pugliesi) è oggi la seconda gamba su cui cammina l´inchiesta Finmeccanica. E, anche alla luce di quello che Cola ha cominciato a raccontare, promette di essere la leva capace di scoperchiare numeri, sostanza e nomi di quell´accusa - «fondi neri» - che Finmeccanica da sette mesi nega con sdegno. Ma di cui tuttavia già esiste un robusto canovaccio. Nel tempo, infatti, Enav ha consegnato a Selex appalti milionari (talvolta, come nel caso dell´aeroporto di Palermo, anticipando fatture per lavori non ancora cominciati) che hanno condiviso una medesima anomalia. Sono stati girati da Selex in subappalto a Technosky (che di Enav è una controllata) e da questa a società nate dal nulla quali "Arctrade", "Optimatica", "Print Sistem". Tutte con un´identica caratteristica: un legame diretto dei loro amministratori con uomini di Enav o Finmeccanica.
Un appalto che passa di mano più volte ne gonfia i costi e aumenta la possibilità di fatturazioni fittizie utili alla creazione di fondi neri. Soprattutto - è il caso di Enav - quando l´Ente che appalta è così generoso che comincia a saldare i lavori prima ancora che comincino o dimentica di verificare se siano stati completati. Quando affida commesse cruciali a società che non presentano sulla carta nessuna competenza specifica. Ma quell´appalto diventa ancora più anomalo se si scopre ad esempio - come pure è documentato agli atti di questa inchiesta e come ne ha riferito "Repubblica" un mese fa - che un consigliere di amministrazione Enav, quale Ilario Floresta, è nelle mani, meglio sarebbe dire nella tasca, di Lorenzo Cola e del suo spicciafaccende Marco Iannilli, che con la loro "Arctrade" da Enav ricevono appalti capaci di far schizzare nel solo 2009 un fatturato altrimenti esangue a 24 milioni di euro. Floresta, infatti, viene beneficiato dai due di 250 mila euro a titolo di compromesso di vendita di un immobile, che in realtà non sarà mai venduto.