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 2010  novembre 22 Lunedì calendario

CASINI LANCIA IL "GOVERNO DI ARMISTIZIO" MARONI: NON SO COS´È, MA 2-3 VOTI NON BASTANO - MILANO

Pier Ferdinando Casini detta le condizioni per l´ingresso dell´Udc in «un governo di armistizio, di responsabilità e solidarietà nazionale». Ma la Lega dice no: «Chi perde sta all´opposizione». L´apertura di Casini è arrivata a Milano per la chiusura dell´assemblea nazionale del suo partito "Più Nord per far ripartire l´Italia". «Non ci piace questo governo - ha spiegato il leader dell´Udc - Non ci piace la Lega e non ci fidiamo delle promesse di Berlusconi. Se vogliono cambiare, ci siederemo al tavolo, ma ci aspettiamo fatti, non chiacchiere. Per tre o quattro anni bisognerebbe non pensare a chi vince le elezioni, ma a governare facendo anche scelte impopolari».
Ma proprio dal Carroccio è arrivato subito il primo stop. «Stimo Casini, ma il governo di armistizio non so cosa sia - replica senza giri di parole Roberto Maroni, ospite del programma "In 1/2h" di Lucia Annunziata su Raitre - Per me chi vince governa, chi ha perso sta all´opposizione». Poi, sul voto di fiducia al governo il 14 dicembre il ministro dell´Interno aggiunge: «Non faremo la fine di Prodi, abbiamo anche avvertito Berlusconi che una maggioranza di due o tre persone non è sufficiente». La proposta di Casini irrita anche i vertici del Pd che commentano a caldo: «Dovrà chiarire se vuole essere tra i protagonisti che aprono una fase nuova per il Paese o tra le comparse della fine del berlusconismo». Non dispiace, invece, sia al Pdl che ai finiani. «Prendiamo atto che Casini ha un atteggiamento costruttivo e non distruttivo come il Pd» - precisa il presidente dei deputati pidiellini Fabrizio Cicchitto. Anche il leader dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri ammette: «Con Casini è possibile un confronto». Mentre il coordinatore nazionale del Fli Adolfo Urso la trova «seria è fondata. Non può essere lasciata cadere nel vuoto».
Casini chiarisce subito che l´Udc non ha fretta di andare al governo. «Siamo stati due anni e mezzo all´opposizione non per partito preso, ma per un giudizio negativo sulla politica degli spot. Certo, non possiamo stare sulla riva del fiume ad aspettare che passi il cadavere. Perché non sarebbe quello di Berlusconi, ma dell´Italia». Chiede, però, di non parlare di «terzo polo», ma piuttosto di «nuovo polo». E invita il Pd a rompere con la sinistra radicale «come fece Veltroni». Perché «quello che è accaduto in Puglia con Vendola e a Milano con Pisapia è la conseguenza diretta del fatto che il partito di Bersani non fa le scelte che dovrebbe fare».
L´ex presidente della Camera attacca ancora il bipolarismo. «Questo meccanismo politico e istituzionale non sta in piedi, costruisce armate che vincono le elezioni e il giorno successivo non riescono a governare». Problema che il leader dell´Udc prevede che si riproporrà anche se il governo superasse il prossimo voto di fiducia. Prospettiva che impensierisce anche la Lega. «Non faccio conti - taglia corto ancora Roberto Maroni - La Lega è compatta, ma sul Pdl non so fare previsioni». Salvo poi lanciare una stoccata al premier sul caso Ruby e sulla sua ormai famosa telefonata alla Questura di Milano perché liberassero la ragazza marocchina. «Per me - dice il ministro dell´Interno - era importante capire se quella telefonata aveva provocato un comportamento sbagliato dei poliziotti. Dopodiché io non l´ho mai fatto e non lo farei mai. Non è giusto, né corretto». Maroni ha parlato anche di Dell´Utri. «Se la Cassazione confermerà la condanna, sarà una cosa grave e probabilmente Dell´Utri dovrà andare in galera».