Filippo Caleri, Il Tempo 21/11/2010, 21 novembre 2010
IN 155 MILA FUGGONO DALL’IMPIEGO
Chi aveva i requisiti per uscire dal lavoro non ha esitato a farlo. Anche perché il rischio di restare impiegato oltre i tempi programmati a causa del cambio di legislazione era molto alto. Fino a due anni in più. Così nei primi dieci mesi del 2010 le pensioni di anzianità sono cresciute del 54% rispetto a tutto il 2009. A lasciare il posto, prima dei 65 anni stabiliti per il trattamento di vecchiaia, sono stati 155.440 a fronte delle 100.880 pensioni effettivamente liquidate nell’intero 2009. Un aumento ampiamente previsto dall’Inps guidato dal presidente Antonio Mastrapasqua secondo il quale il dato «risente del forte calo per le pensioni di anzianità registrato nel 2009 ed è dovuto alla maturazione dei requisiti per l’uscita dal lavoro di una parte rilevante di persone bloccate dall’aumento dello scalino a luglio del 2009 (da 58 a 59 anni)». Le uscite dovrebbero diminuire il prossimo anno e scendere a circa 100 mila. Da gennaio infatti non sarà più possibile andare in pensione con meno di 61 anni a meno di averne lavorati almeno 41. Questo per l’effetto del doppio scalino davanti al quale si troveranno i lavoratori nati dopo il 1951. Entreranno infatti in vigore dal 2011 sia le nuove regole per l’accesso alla pensione di anzianità previste dalla riforma Damiano del 2007 (l’età minima per uscire passa da 59 a 60 anni per i lavoratori dipendenti a fronte di almeno 36 anni di contributi) sia quelle sulla «finestra mobile» per l’uscita previste dalla manovra di quest’estate (12 mesi di attesa una volta raggiunti i requisiti per i lavoratori dipendenti, 18 per gli autonomi). In base alla legge 122/2010 i lavoratori dipendenti avranno diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico di anzianità e vecchiaia solo dopo 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi. Chi quindi li matura a 60 anni potrà ricevere la pensione solo raggiunti i 61. Per i lavoratori autonomi l’età per l’anzianità si alza ancora (a 62 e mezzo) visto che ai 61 anni come età minima per l’uscita si aggiungono 18 mesi di attesa della finestra mobile. Si potrà continuare ad andare in pensione con 40 anni di contributi indipendentemente dall’età ma a questi lavoratori si applicherà comunque la finestra mobile (invece delle quattro annuali previste fino al 2010) portando gli anni di lavoro quindi di fatto a 41. I 12 mesi di attesa dal raggiungimento dei requisiti valgono anche per la pensione di vecchiaia (65 anni gli uomini, 60 le donne) portando l’età minima a 66 per gli uomini e a 61 per le donne (62 per le statali che si troveranno di fronte anche all’inasprimento delle condizioni per il pensionamento di vecchiaia). È probabile quindi che l’età media di pensionamento, adesso poco superiore a 61 anni si avvicini, già dall’anno prossimo ai 63 dovendo tenere conto di coloro che escono a 61 ma anche di quelli che devono aspettare i 66.