Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 20 Sabato calendario

MENO LAVORO E SPESE, MA PIÙ OTTIMISMO

Si lavora di meno, si spende di meno e si mangia di meno. Ma senza lamentarsi, anzi guardando avanti con un briciolo di ottimismo in più. C’è poco da stare allegri, è vero, eppure lo si è più di prima. Se la crisi economia preoccupa, il privato non consola, calano i matrimoni e aumentano i divorzi, il paese invecchia sempre di più e il tanto atteso ritorno delle culle si è già fermato. Qualcosa di buono però accade: diminuisce il popolo degli ”scontenti”, gli anziani ringiovaniscono e si innamorano di Internet, gli adolescenti leggono tantissimo e scavalcano gli adulti nella passione per i libri, i depositi in banca crescono. E se la sanità peggiora, gli italiani stanno meglio in salute, almeno così dicono sette su dieci. Strana questa Italia che l’Istat racconta, delusa e al tempo stesso fiduciosa, in affanno eppure tutt’altro che smarrita, costretta a fare rinunce di tutti i tipi per arrivare a fine mese ma per niente rassegnata. Come se l’annuario statistico fotografasse quest’anno due paesi diversi, uno che sta peggio e un altro che tutto sommato se la cava. Come se la crisi avesse diviso ancora di più, accentuando il divario tra le diverse Italie, quella che si è dovuta fermare e l’altra che comunque è andata avanti.
Non si spiega altrimenti il fatto che mentre l’occupazione dopo 14 anni arretra, sempre più lavoratori sono a spasso o in cassa integrazione, un italiano su due si dice soddisfatto della propria situazione economica e la percentuale di chi sorride è in aumento rispetto allo scorso anno. E chi lavora, nel 75% dei casi, dice di essere contento di quello che fa, i depositi bancari crescono di ben 90 miliardi, nove cittadini su 10 posseggono un cellulare. Ma sempre più famiglie soffrono, tanto è vero che i consumi calano, si spendono in media 43 euro al mese in meno (circa 2.442 euro) e si taglia persino sulla spesa, calata del 3% (14 euro di risparmio). Dati così apparentemente contraddittori da far dire alle associazioni Federconsumatori e Adusbef che si tratta di risultati «inverosimili». Impossibile, dicono, che la metà degli italiani consideri buona la propria situazione economica «se il nostro Osservatorio ha calcolato che il potere d’acquisto è calato del 9,6 per cento». Nemmeno più i soldi per mangiare, incalza il Codacons, «gli italiani fanno la fame come ai tempi di guerra».
E c’è da aver paura se si guardano ai dati demografici: l’Italia è al secondo posto al mondo per invecchiamento dopo la Germania, uno su 5 ha superato i 65 anni, e sono vecchie anche le mamme italiane, le più attempate d’Europa, il primo figlio a 31,1 anni e per molte anche l’unico. Nemmeno gli immigrati riescono a far ringiovanire il paese e il tasso di natalità torna a calare e si ferma a 1,41 bebè per donna. La vita di tutti i giorni, poi, è una corsa a ostacoli: l’Italia è un paese difficile. Complicato accedere ai servizi pubblici, a cominciare dal pronto soccorso (per il 55,15 degli intervistati), e non va meglio alle poste, agli uffici comunali persino nelle farmacie. Code ovunque, davanti agli sportelli per ritirare la pensione e alle Asl. Code anche sulle strade, per il 42,6% delle famiglie il traffico è una maledizione, ma guai a rinunciare alle macchine e solo l’11% va a piedi.
Ma la vera sorpresa è Internet, con 12 milioni di italiani in rete e con il Sud che batte il centro e il nord-est.