Silvana Mangani, Il Messaggero 20/11/2010, 20 novembre 2010
«ORA VI RACCONTO TUTTA LA VERITÀ SULLA SCOMPARSA DI EMANUELA»
Lunga barba bianca, fisico imponente, rolex d’oro al polso, Giorgetti dice cose che appaiono esagerate, mette dentro il Vaticano, i grandi misteri d’Italia, persino la morte di Raul Gardini. La procura sembra credergli e registra la sua testimonianza per ben due volte. Del resto, perché quest’uomo che ormai ha praticamente scontato i suoi obblighi con la giustizia, dovrebbe rimettersi al centro di un vortice come quello del sequestro Orlandi? Quale potrebbe essere il suo interesse? Signor Giorgetti, perché ha deciso di parlare dopo così tanti anni?
«Non sto bene in salute e volevo togliermi questo peso dalla coscienza». Che sa del sequestro di Emanuela Orlandi?
«So quello che ho detto al magistrato e cioè che mi trovavo al ristorante “Il porto” di Lungotevere a Ripa, quando, al tavolo accanto al mio, Angelo Cassani “Ciletto” (ora indagato con Sergio Virtù e Gianfranco Cerboni per il rapimento) e Giuseppe De Tomasi (per gli inquirenti, il telefonista
Mario) stavano parlando di una ragazzina da prelevare perché bisognava recuperare del denaro. Le stesse persone che - come è noto - erano molto vicine a Enrico De Pedis, le ho incontrate qualche giorno dopo al ristorante l’Antica Pesa, a Trastevere, e lì dicevano che era necessario portare via da Roma questa persona e che l’avrebbe fatto Ciletto con la sua Bmw». Ai pm ha anche parlato di un monsignore che sarebbe stato in contatto con Cassani.
«Sì era monsignor Edward Prettner Cippico, praticamente l’ideatore dello Ior, tesoriere della finanza vaticana. Lo conoscevo perché ci facevo operazioni finanziarie a Formosa. Un giorno parcheggiai sotto casa sua e vidi la macchina di Ciletto. In casa non l’ho incontrato ma ho trovato la porta della biblioteca chiusa, cosa che non accadeva mai. C’era qualcuno dentro e per me era proprio Cassani». Ma può provare quello che dice?
«Non faccio le cose a caso. Ho in Svizzera molta documentazione, agende, appunti importanti su quaranta anni di storia italiana. Le ho messe al sicuro e, a breve, andrò a prenderne una parte. Dovevo partire proprio questo fine settimana con il mio avvocato, ma ho dovuto rinviare. Le sembro uno sprovveduto? Mi sono tutelato. Finanzio l’estrema destra e me stesso, e mi fido di pochissime persone». Lei non si nasconde, si è fatto riprendere anche dalla trasmissione Chi l’ha visto?. Non è che, per caso, sta cercando di mandare un messaggio a qualcuno?
«Non mi nascondo perché non ho paura. Ho vissuto tutta la vita così. Non intendo chiedere di entrare nel regime di protezione né altri benefici. È solo arrivato il momento di dire quello che so. Ho fatto affari con tutti, ho una gioielleria a Saint Moritz, ho comprato una nave che è affondata a Gioia Tauro. Tre anni fa sono stato insignito di una laurea honoris causa in Scienze economiche all’Università vaticana». Una laurea all’Università vaticana?
«Faccio anche del bene, e sono un grosso esperto di società e finanza». Di recente ha denunciato un’aggressione. Qualcuno l’ha colpita con il calcio della pistola nella sua casa a Soriano del Cimino.
«So chi è stato e l’ho riferito anche ai carabinieri, dei quali mi fido ciecamente. Quello che mi ha colpito mi ha guardato in faccia e mi ha
detto: “Questo è per conto di Vitale”». L’avvocato Nicotera ha chiesto alla procura di poter cristallizzare le sue dichiarazioni in un incidente probatorio, teme per la sua vita?
«Lo ripeto: io non ho paura. Però sono malato di cuore, ho il diabete. La salute potrebbe farmi brutti scherzi». Lei sa che fine ha fatto Emanuela Orlandi?
«E’ un parere assolutamente personale, ma io credo che sia viva e stia in un paese che si chiama Kastoria, in Grecia, al confine con la Turchia».