Pietro Perone, Il Mattino 21/11/2010, 21 novembre 2010
ROMA (21
novembre) - Neanche Berlusconi l’ha convinta: «Dopo le parole attendo i fatti». Parola di Mara Carfagna, prossimo ex ministro della Repubblica, che conferma di essere pronta all’addio «il 15 dicembre», il giorno dopo il voto di fiducia sul governo.
Via da Palazzo Chigi e via dal Pdl perché, nonostante abbia superato diffidenze instaurando una proficua collaborazione con le associazioni gay, varato una legge anti-skalking, difeso i provvedimenti per la famiglia, lavorato fianco a fianco con esponenti dell’opposizione riscuotendo apprezzamenti bipartisan, in Campania il Popolo della libertà di fatto l’ha messa alla porta e coloro che sono a lei vicini - denuncia - vengono quotidianamente perseguitati.
Berlusconi non l’ha convinta?
«Il mio malessere non è recente, risale a un anno e mezzo fa circa: i coordinatori del partito ricorderanno bene che più volte mi sono rivolta a loro per sistemare una situazione campana molto tesa, una guerra tra bande dove vige la prepotenza e l’arroganza. Ho inviato anche diverse lettere ai vertici nazionali, Berlusconi compreso, per segnalare che si è agito in Campania in violazione delle norme dello statuto e per escludere coloro che fanno riferimento a me, addirittura sono state cambiate le regole e modificate la date su internet».
Alle regionali ha ottenuto un successo, 58mila voti: il partito non le è stato vicino?
«Sono scesa in campo su richiesta del premier. Una sfida difficilissima in cui ho messo la faccia mentre il Pdl ha pagato i costi della campagna di Alessandra Mussolini che non ha preso neanche un terzo dei miei voti. Questo è il motivo per cui la guerra contro di me è ripresa più forte».
Le hanno detto «Carfagna resta a Roma»?
«Ho 58mila persone che mi chiedono conto di cosa faccio per il territorio e non sono nelle condizioni di poter agire per loro».
Come incidere nella procedura per realizzare i termovalorizzatori?
«Nell’ultima seduta del Consiglio dei ministri ho fatto presente la mia preoccupazione sullo scontro istituzionale tra Comune e Provincia di Salerno che rischia di portare alla paralisi assoluta compromettendo la realizzazione dell’impianto. Non posso permettere che una guerra di potere faccia saltare un’operazione di vitale importanza per la Campania con la conseguenza che, dopo Napoli, anche Salerno possa essere sommersa dai rifiuti. Di qui l’esigenza di affidare le procedure a un commissario nella persona del presidente della Regione, Stefano Caldoro, eletto nel Pdl e di indiscussa moralità e onestà. Ma quando il Consiglio dei ministri ha accettato la mia proposta, Cosentino, Cesaro e altri si sono ribellati minacciando di non fare entrare i deputati campani in aula per votare la Finanziaria. Ho incontrato il collega Iapicca arrabbiato perché non volevano farlo entrare».
C’è un gruppo di potere in grado di condizionare le scelte del governo?
«Da come è andata la vicenda rifiuti, prendo atto che la mia presenza è pressoché inutile, visto che mi viene impedita la possibilità di battermi a favore della legalità e della realizzazione di un’opera strategica per la mia regione. Questa è la considerazione amara che mi porta all’addio».
Senza ripensamenti?
«Ho deciso che il 15 dicembre, all’indomani del voto di fiducia, che non farò mancare a Berlusconi, rassegnerò le mie dimissioni dal partito. Lascerò anche lo scranno di parlamentare perché, a differenza di altri, sono disinteressata e non voglio dare adito a strumentalizzazioni. Mi dimetterò ovviamente anche da ministro visto che il mio contributo pare sia ininfluente».
Si candiderà a sindaco di Napoli?
«Mi amareggia essere richiesta dagli elettori del centrodestra ed esclusa dal mio partito. Con i vertici del Pdl non ho alcun rapporto, un corto circuito che va risolto».
Fuori dal Pdl continuerà quindi a fare politica.
«Ho una passione vera e voglio occuparmi della Campania. So che è un lavoro abnorme, non facile, ma sento il dovere di farlo nel contatto diretto con il mio territorio. Continuerò ad occuparmi di politica, ma dove e come è prematuro dirlo».
Berlusconi le ha telefonato ma non l’ha convinta?
«Dovrà farlo con atti concreti, dimostrandomi che il partito torna nella sue mani. Le dichiarazioni di Alemanno e di altri dimostrano che gli stessi coordinatori controllano il Pdl meno che mai. Poiché credo nel progetto ma il partito non è a immagine e somiglianza del premier, dovrà convincermi che si possa costruire una forza liberale, democratica e in cui non comandano bande di potere».
Caso isolato la Campania?
«Purtroppo no. I casi di Micciché in Sicilia, Bernini in Emilia e Biancofiore in Trentino sono il segnale di un malessere ben più diffuso».
Il suo rapporto con Italo Bocchino, al di là dei pettegolezzi, è però oggetto di attacchi politici visto che si tratta del più agguerrito anti-berlusconiano della pattuglia di Fli. Amicizia quantomeno inopportuna?
«Non consento a nessuno di fare illazioni sul rapporto tra me e Bocchino. Per me l’amicizia viene prima della politica e sono libera di mantenere i rapporti che credo. Non consento neanche a Berlusconi di metterlo in discussione. Trovo di conseguenza veramente di cattivissimo gusto l’azione sistematica che quotidianamente viene svolta da personaggi del mio partito per delegittimarmi utilizzando un simile argomento. Oltretutto, se si toglie a me la libertà di frequentare Bocchino, gran parte del partito dovrebbe chiudersi in casa».
A cominciare da Alessandra Mussolini che le ha scattato la foto in aula con il capogruppo di Fli?
«Quello è stato un atto di cattivissimo gusto che non merita commenti ma che si addice alla persona che l’ha commesso. A Napoli le chiamano le vajasse... La Mussolini è colei che in campagna elettorale disegnava le corna sui miei manifesti, che ha portato i cannoli alla conferenza stampa con Alfano. In un partito serio una “signora” del genere sarebbe stata messa a tacere, invece mai nessuno ha avuto il coraggio di bloccarla».
Meglio transitare in Fli?
«Escludo categoricamente un mio passaggio in quel partito, semmai mi interessa il progetto di Forza Sud di Miccichè e Prestigiacomo. La delegittimazione costante di Fini nei confronti del governo ha messo in ombra tutto ciò di positivo che è stato fatto. Non condivido neanche la tempistica e come si è mosso da presidente della Camera».
Veleni e inchieste giudiziarie: il Pdl campano è allora da rifare?
«Rispetto il principio di innocenza fino a prova contraria, ma chi fa politica deve essere al di sopra di ogni sospetto e fare un passo indietro da incarichi di responsabilità».
Cosentino dovrebbe dimettersi?
«L’ho già detto».
L’addio di Carfagna è un ulteriore colpo al berlusconismo: si assume una grande responsabilità.
«Non credo di essere un simbolo: Berlusconi ha avvicinato la politica ai cittadini stabilendo un contatto diretto con la gente. Non vedo alcun tramonto e sarebbe un male per il nostro Paese. Piuttosto è il Pdl che deve tornare ad essere a immagine e somiglianza del suo leader».
Il Cavaliere sostiene che non la fa tribolare e l’ha chiamata signora.
«Non l’ho sentito ma ha usato il termine giusto perché io con lui mi sono sempre comportata da signora e continuerò a comportami da signora».