ORAZIO LA ROCCA, la Repubblica 20/11/2010, 20 novembre 2010
I CATTOLICI IN POLITICA SIANO UNITI DA STILI DI VITA MORALMENTE INECCEPIBILI" - CITTÀ DEL VATICANO
«Cattolici uniti in politica», dice il cardinale Camillo Ruini, «non in un solo partito, ma intorno a valori come difesa della vita, dal concepimento fino alla fine naturale, aiuto ai più bisognosi, sostegno alla famiglia fondata da un uomo ed una donna, libertà religiosa, stili di vita moralmente ineccepibili». Valori «non negoziabili» per la Chiesa che quasi certamente saranno ribaditi al Forum sui 150 anni dell´Unità d´Italia organizzato dal 2 al 4 dicembre a Roma da Ruini, nella sua veste di presidente del Progetto culturale della Cei. Un primo "assaggio" è arrivato ieri dal discorso tenuto dal Papa ai 24 nuovi cardinali che saranno consacrati nel Concistoro odierno. Ma anche dal presidente Cei Angelo Bagnasco che parlando all´intergruppo della Camera e del Senato ha toccato nuovamente il tasto delle scelte morali dei politici, ricordando che «la perfezione delle condizioni della vita sociale necessita dei retti comportamenti dei cittadini e dei loro rappresentanti».
Cardinale Ruini, il Papa e Bagnasco ricordano che i valori cattolici non negoziabili in politica sono famiglia, scuola, difesa della vita, rispetto della morale... Lei cos´altro potrebbe aggiungere?
«La dottrina sociale della Chiesa non si limita certamente a quei valori e nessuno dei suoi aspetti può essere trascurato dai cattolici. Il cardinale Bagnasco ha fatto però molto bene a sottolineare la priorità di valori come la vita, la famiglia e l´educazione: non si tratta soltanto di una priorità etica, ma di una priorità per l´uomo in quanto tale e quindi per la società e per la politica, come ha ribadito molte volte Benedetto XVI».
La Chiesa festeggia l´Unità d´Italia anche se 150 anni fa il Papa perse il potere temporale. Non è un controsenso?
«Già da tempo la drammatica frattura di allora è stata superata, per il bene sia dell´Italia sia della Chiesa. Non sono più questi i problemi che stanno davanti a noi, come italiani e come cattolici. Al Forum vi sarà una relazione di taglio storico del professor Agostino Giovagnoli, che immagino non trascurerà questi aspetti. Come pure il ruolo che ebbero i cattolici per l´Unità d´Italia».
Lo Stato italiano e la Chiesa cattolica hanno fatto veramente pace dopo gli "scontri" del secolo scorso?
«Penso proprio di sì. Anzi, non si tratta solo di "pacificazione", ma di "reciproca collaborazione per la promozione dell´uomo e il bene del paese", come è scritto nell´articolo 1 dell´accordo di revisione del Concordato».
Ma c´è ancora chi accusa la Santa Sede di aver ostacolato l´Unità e di aver firmato i Patti Lateranensi solo nel 1929 col regime fascista.
«Ha già risposto la storia, in particolare la storia dell´Italia dalla caduta del fascismo alla ricostruzione post-bellica e all´edificazione del nuovo Stato democratico, tutte cose non immaginabili senza la collaborazione e il positivo contributo dei cattolici».
Dopo 150 anni il percorso è veramente compiuto?
«Per vari e importanti aspetti è certamente compiuta, ma per altri, non meno importanti, è ancora un cantiere aperto, che ha bisogno di intelligenza, realismo, coraggio e generosità. Mi riferisco non solo allo sviluppo economico delle aree tuttora più fragili, o all´attuazione del federalismo in maniera adatta alle multiformi realtà dell´Italia, ma anche a una rinnovata percezione del significato positivo che l´unità della nazione può avere oggi per ciascuna parte dell´Italia».
Ma la Lega pensa sempre alla secessione e al federalismo fiscale che potrebbe danneggiare le regioni più povere.
«In realtà il federalismo è contro la secessione e il federalismo fiscale se realizzato con rigore e competenza non potrà danneggiare le regioni più depresse».
Scandali, delitti, comportamenti morali a picco anche tra i politici, Chiesa attaccata per la pedofilia e per le inchieste giudiziarie: non è proprio una bella cornice per celebrare l´Unità. Come lo spiega?
«Non drammatizzerei la portata di questi attacchi: la Chiesa infatti, a cominciare dal Papa, ha saputo rispondervi non negando la "sporcizia" che c´è anche al suo interno, ma operando per liberarsene, in primo luogo attraverso la conversione a quel Dio che è il solo in grado di conoscere davvero e di cambiare il cuore dell´uomo. Vorrei poi osservare, in termini più generali, che quando si chiama in causa la morale non per scopi autenticamente morali ma per motivi diversi, ad esempio politici, si cade facilmente nel moralismo, che è a sua volta una forma di immoralità, negativa anzitutto per chi la pratica».
Il caso Boffo è stato l´attacco più violento contro la Chiesa ad opera del quotidiano della famiglia Berlusconi. Ora Dino Boffo è stato riabilitato. Ma lei che idea si è fatto di queste vicenda?
«Dino Boffo non aveva bisogno di riabilitazione, perché l´inconsistenza delle accuse mossegli era già emersa e riconosciuta pubblicamente. Boffo sarà uno dei nostri relatori al Forum perché è persona particolarmente competente a parlare della presenza dei cattolici nell´Italia di oggi. Sulla vicenda in sé: è stata una gigantesca montatura mediatica, nella quale ci si è preoccupati di tutto fuorché del rispetto che merita ogni persona, quale che sia il suo ruolo e il nostro rapporto con lei».