FILIPPO CECCARELLI, la Repubblica 20/11/2010, 20 novembre 2010
DA MENGACCI A PALAZZO CHIGI LA FIABA INTERROTTA DI MARA INCARNAZIONE DEL BERLUSCONISMO - E
anche così, fra misteri e risentimenti, svanisce il sogno berlusconiano, si consuma la favola del «ministro più bello del mondo» (Bild), comincia a puzzare di bruciato quel miracolo di metamorfosi e quel prodigio di rinnovamento che il Cavaliere aveva regalato a se stesso e quindi pure all´emozione pubblica.
Trasformare una soubrettina televisiva in una apprezzata figura istituzionale, oplà: nuovo taglio di capelli e giù a sgobbare sui dossier di governo e la sera a far bella e compunta figura sulle poltroncine dei talk-show; il tutto affidato ai fratelli Crespi, spin doctors all´altezza dei tempi e della loro sciagurata fascinazione. Allora lei «sostituisce il topless con il colletto severo», sintetizza Andrea Camilleri in una poesia dichiaratamente «incivile», però efficace; e la narrazione fiabesca che le hanno cucito addosso, la parte che il suo demiurgo le ha assegnato sembrano una sfida ai corsi d´onore e ai percorsi individuali di cui la politica si era nutrita nel corso degli ultimi due secoli: dal palco di Miss Italia al tavolo ad anello del Consiglio dei ministri; dai calendari di sgocciolante erotismo, stille di limone sulla pelle, alle più animose tirate sul sondino di Eluana Englaro; da Frizzi, Magalli e Mengacci alla legge sullo stalking; dal «se non fossi già sposato ti sposerei» alle Pari Opportunità.
E saranno senza dubbio importanti le faccende della Campania, le beghe degli onorevoli Cirielli e Pepe, le ambizioni del ministro su Napoli, la disputa sui termovalorizzatori - per quanto nel gennaio del 2009 il ministro stampò due baci sulle guance dell´odierno rivale presidente Cesaro, «Gigino a´ purpetta»: «Avremo un presidente coraggioso e lungimirante» disse Mara, e non fu un tesoro di accortezza. Sarà decisivo pure il legame e il gossip con Bocchino. Ma comunque andrà a finire, la «scarfagnata» si configura come un colpo terribile al paradigma del berlusconismo in termini di simboli, politica, etica, estetica, e anestetica del potere.
Non a caso il Cavaliere mandava lei a ricevere gli ospiti illustri, a partire da Lula, sotto l´aereo; e per due volte le ha chiesto di diventare la portavoce del governo. Un giorno, presentatasi a sorpresa nel campo nomadi di Tor de Cenci, la Carfagna fu accolta con entusiasmo dai piccoli rom al grido: «Italia unoooo!». Disse un giorno tra gli applausi l´immaginifico Brunetta dei nemici: «Li stiamo facendo morire con il volto dolce della Carfagna!». Se c´era un personaggio che meglio di chiunque altro incarnava l´incandescente vecchiaia del Cavaliere, la sua disperata volontà di potenza, il prevalere delle forme e della carne sulle astrattezze ideologiche del secolo scorso, beh, era lei - e tutto lascia pensare che in parte ne fosse anche consapevole.
Prima della classe, diligente, anzi stakanovista. Difficile dare un giudizio sul suo operato governativo. Più che dignitosa l´iniziativa sullo stalking, di rara e cieca e autolesionistica ipocrisia quella sulla prostituzione, ondivaga la linea sull´omosessualità, «coccole» prometteva alle donne. Eppure dopo appena otto mesi Mara si era fatta fare il book suggestivo e ministeriale, con introduzione intimistica in cui esternava il desiderio di un figlio, e poi si vedeva lei in maglioncino fucsia con i terremotati, lei con il velo dal Papa, lei in «combat-jacket» tra i soldati nel Kosovo, «oh sì, mi sarebbe piaciuta la carriera militare».
La rivoluzione antropologica del potere nell´era del relativismo e del tardo berlusconismo, però reale. Due santini di Padre Pio nel portafoglio e il fidanzato con tatuaggio della croce templare sull´avambraccio che garantisce che il seno non è rifatto, «tutta roba autentica» conferma lei alle Invasioni barbariche. Dio, patria, famiglia e paparazzate funzionali sulle spiagge estive della Sardegna, «La Venere di Orosei» la proclama Signorini su Chi, «promossa anche nel lato B».
Di questo si colora oggi la scena pubblica - senza che i suoi protagonisti ne abbiano alcun utile concreto, ma un eccesso d´intrattenimento. Lei regala a Natale statuette del presepe; Fassino, audace, vorrebbe tanto ballarci il tango; la Mussolini, che la detesta, si fa beccare mentre le disegna le corna su un poster elettorale (ma davvero). «Se fosse mio padre - dice un giorno di Berlusconi - non gli avrei permesso di tingersi i capelli in quel modo». Cortigiani sgomenti da lesa maestà. Non c´è nulla ormai che sia risparmiato alla post-politica.
La rivolta della Carfagna, a suo modo, è la realtà che presenta il conto al miracolo che non c´è mai stato. Forse anche la rivincita della vita nuda sull´apparenza del potere e sulla sua disperata incompatibilità.