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 2010  novembre 20 Sabato calendario

SE L’EUROPA CI CHIEDE TAGLI PER 25 MLD


Approvata ieri la finanziaria alla Camera, già s’addensano nuove nubi sui conti pubblici italiani. E s’avanza lo spettro di una manovra da approvare all’inizio del 2011. Già, ma da quale governo? Il 14 dicembre il Parlamento voterà la fiducia all’esecutivo guidato da Silvio Berlusconi. Il 16 dicembre si terrà il vertice europeo dei capi di Stato e di governo e un Ecofin straordinario sulla nuova governance economica, la riforma del patto di stabilità e il bilancio Ue 2011. In quell’occasione - fanno sapere fonti molto accreditate - Bruxelles chiederà all’Italia di stringere ancora la cinghia.
Cioè tagliare ulteriormente spesa e debito per evitare che anche il nostro paese finisca a rischio default come Grecia, Irlanda e Portogallo.
Dopo il sì della Camera, il passaggio definitivo per l’approvazione della legge di stabilità (ex Finanziaria) proposta dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti è atteso entro il 10 dicembre con l’esame del testo in Senato.
Gli analisti spiegano che il Consiglio europeo di metà dicembre potrebbe chiedere all’Italia di tagliare circa cinquanta miliardi di euro di spesa (per la precisione 49 miliardi). Una cifra alta, ma considerata come un punto di partenza per la trattativa: alla fine Bruxelles costringerà l’Italia a sacrifici per 25 miliardi di euro. Il problema per Berlusconi sarà come affrontare questa grana, anche perché la manovra straordinaria imposta da Bruxelles dovrà essere presentata ai primi di gennaio 2011, e non solo il premier e il suo ministro dell’Economia rischiano di doversi presentare da dimissionari al vertice, ma nei primi mesi del prossimo anno c’è il rischio che il paese sia impegnato in campagna elettorale.
La notizia che Bruxelles batterà cassa è stata confermata in una sede che più istituzionale non si può, dal senatore Raffaele Lauro (Pdl). Lo scorso 10 novembre, in aula a Palazzo Madama, Lauro ha detto che i termini del nuovo Patto di stabilità Ue annunciano scenari di duro sacrificio: «Per ridurre in venti anni il debito pubblico dall’attuale 118 al 60 per cento del Pil senza impoverire il paese - ha affermato - occorrerebbe ricorrere a strumenti (un’operazione di finanza straordinaria o una fiammata inflazionistica) incompatibili con il quadro europeo». Il senatore pidiellino propone un programma di riduzione sostenibile del debito che passa attraverso la compressione della spesa primaria e il rilancio della crescita: ossia, una nuova Finanziaria.
Ma che calcoli hanno fatto a Bruxelles per arrivare a chiedere all’Italia una manovra straordinaria da 49 miliardi di euro? Dopo Grecia e Irlanda, l’Italia è tra quelli europei il paese maggiormente toccato dai vincoli del nuovo Patto di stabilità: registra livello altissimi di debito in rapporto al Pil (108,5 per cento per il 2010) e un deficit superiore al limite (4,9 per cento nel 2010). Questa situazione di devianza dai parametri del Patto non è destinata a rientrare in breve tempo, ma dovrebbe trascinarsi ancora per molti anni. Secondo il Tesoro, sulla dinamica del rapporto tra debito e Pil nel prossimo triennio influiranno sia la crescita modesta della ricchezza italiana (l’1,3 per cento nel 2011 e 2 per cento nel 2012-2013), sia la partecipazione al sostegno finanziario della Grecia (e a quello futuro dell’Irlanda). Un quadro negativo su cui pesano anche altri fattori: l’evoluzione della spesa per interessi sul debito; il saldo primario (cioè la differenza tra le entrate e le spese al netto degli interessi sul debito); l’indebitamento netto; e le operazioni di finanziamento per gli enti pubblici. Tutte variabili tendono a gravare sul debito.
E se le regole del nuovo Patto Ue fossero in vigore nel prossimo triennio, per i prossimi tre anni sarebbe insostenibile la riduzione del debito rispetto ai valori del 2009. Secondo il ministero dell’Economia, soltanto per stabilizzare il rapporto tra debito e Pil al livello del 2009, occorrerebbero quattro anni. Sarebbe un’ipotesi insostenibile se l’Italia dovesse non solo stabilizzare l’incidenza del debito sul Pil, ma anche ridurla.
Il nuovo Patto prevede anche che dal 2014 in poi, diversi ritmi annui di riduzione del debito sul Pil. La Commissione europea ha proposto al riguardo di ridurlo nella misura annua di un ventesimo della differenza tra la media degli ultimi tre anni e il traguardo del 60 per cento del Pil. Per L’Italia, dato che questa media per il periodo 2011-2013 ammonta al 117,3 per cento, si tratterebbe di decurtare il rapporto tra debito e Pil di quasi il 2,9 per cento ogni anno, che corrisponde a circa 49,3 milioni di euro. Dunque, ecco che ritornano i 49 miliardi di sacrifici il prossimo 16 dicembre il Consiglio europeo chiederà all’Italia.