Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 20/11/2010, 20 novembre 2010
LA RINASCITA DEL CARBONE COINVOLGE ANCHE L’ITALIA
L’Italia non resterà tagliata fuori dall’eccezionale sviluppo che si prospetta per il carbone. Quest’anno il nostro paese dovrebbe importare 17 milioni di tonnellate di carbone termico, il 9% in più rispetto al 2009. Inoltre – a conferma della ripresa del settore siderurgico – dovrebbe esserci un balzo del 37%, a 5,5 milioni di tonn, dell’import di carbone metallurgico e Pci (Pulverized Coal Injection, tecnica per cui si inietta nell’altoforno del polverino di carbone, a parziale sostituzione del coke, Ndr). Le cifre sono state anticipate da Antonio Clavarino, presidente di Assocarboni, durante la riunione plenaria del Coal Industry Advisory Board (Ciab) a Parigi.
«Il mercato italiano del carbone ha superato la crisi», ha affermato Clavarino, aggiungendo che la tendenza ad un aumento dei consumi dovrebbe proseguire. Per il carbone da vapore in particolare, con la piena operatività della centrale Enel di Torrevaldaliga Nord l’import dovrebbe salire già nel 2011 a 19 milioni di tonn, mentre nei prossimi 5 anni si potrebbe arrivare a 25-26 milioni di tonn. l’anno.
Su scala globale si tratta comunque di piccoli numeri. Piccolissimi, anzi, se confrontati con l’enorme fabbisogno dell’Asia, che per di più – secondo l’Agenzia internazionale per l’energia – è destinato a crescere ad un ritmo vertiginoso: Cina, India e Indonesia rappresenteranno il 90% della nuova domanda che l’Aie vede emergere e che farà lievitare i consumi mondiali di almeno il 20% rispetto ai livelli del 2008 (pari a 4, 7 miliardi di tonn. equivalenti carbone).
La Cina in particolare sta già sovvertendo gli equilibri sul mercato, diventando un importatore netto di carbone termico: nel 2010 il suo import netto si avvia secondo le stime a superare 100 milioni di tonn, mentre nel 2005 aveva esportazioni nette per 80 milioni di tonn. Per il futuro le previsioni Aie sono impressionanti: l’agenzia richiama l’attenzione sul fatto che entro il 2035 Pechino intende costruire nuove centrali a carbone per circa 600 Gigawatt, una potenza che equivale a quelle di Usa, Europa e Giappone sommate.
Con scenari così favorevoli – e prezzi del carbone già ai massimi da due anni – non soprende che si sia rimesso in moto con forza anche il processo di consolidamento del settore. Solo in questa settimana la Vallar, del finanziere Nat Rothschield, ha investito 3 miliardi di dollari per asset nel carbone indonesiano, la statunitense Walter Energy ne ha offerti 3,3 per la canadese Western Coal. Inoltre, anche l’acquisto di Bucyrus da parte di Caterpillar per 8,6 miliardi ha a che vedere col carbone: Ed Rapp, ceo del gigante delle macchine da miniera, ha detto esplicitamente che uno degli obiettivi dell’operazione è approfittare della fase di espansione del settore carbonifero.