Renato Barilli, La Stampa - TuttoLibri, 20/11/2010, 20 novembre 2010
Tutti coloro che amano i sacri valori della democrazia e della libertà devono essere grati a Gianfranco Fini che li ha rivendicati contro il cupo galeone berlusconiano, sempre più procedente su rotte illiberali
Tutti coloro che amano i sacri valori della democrazia e della libertà devono essere grati a Gianfranco Fini che li ha rivendicati contro il cupo galeone berlusconiano, sempre più procedente su rotte illiberali. E nulla da dire sul fatto che, creando una nuova entità partitica, Fini l’abbia voluta battezzare nel nome del futuro e della libertà, termini generici su cui nessuno può rivendicare un copyright. Comprensibile anche che i giornalisti, per necessità congenita di abbreviare, si siano precipitati a inventare una sigla ridotta. Poteva saltarne fuori un efficace «futurliberismo», abbastanza rispondente al nome intero della nuova formazione. Ma «Futuristi» no, questo non va, il termine è già saldamente occupato, sarebbe una beffa del destino che proprio in coda al centenario di Marinetti si spendesse il nome del suo movimento, non dico per una causa indegna, ma comunque rivolta ad altri scopi. In questo caso, dovrebbe funzionare davvero un copyright a tutela della sigla, o quanto meno dovrebbe vigilare, a impedire l’usurpazione, l’intera categoria di chi ama e pratica la cultura nelle sue forme più avanzate.