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 2010  novembre 25 Giovedì calendario

TAGLIA CON RABBIA

(L’Inghilterra di Cameron) -

Chris fissa il pavimento in un pub vicino a King’s cross, scuotendo la testa sconsolato. "Non so veramente cosa succederà, ma non credo che finirà qui, c’è una vera rabbia". Chris era con i 50mila della manifestazione studentesca del 9 novembre, a Londra, la più importante degli ultimi vent’anni. Le immagini dei violenti scontri alla Milbank Tower, il quartiere generale dei Tories, hanno scosso la Gran Bretagna. È l’inizio di un autunno caldo? Ritorna la lotta di classe? La domanda ha dominato il dibattito su tutti i media. Chris, 21 anni, non ha l’aria del "facinoroso" (così il sindaco Boris Johnson ha bollato gli studenti più arrabbiati). Studia fisica quantistica e di matematica ne capisce. Ma non c’è bisogno di essere un cervellone per fare due conti: " Fino a ieri contavo di lasciare l’università con un debito di circa 20mila sterline. Con la triplicazione delle rette, decisa dal governo, inizierò la mia vita lavorativa con sulle spalle un fardello di almeno 60mila sterline di debito. Questo significa che le mie probabilità di ottenere un mutuo per comprarmi, un giorno, la casa, non solo sono rinviate nel tempo, ma ridotte drasticamente".
Chris è uno dei fortunati, perché la sua famiglia, benché modesta, potrà dargli una mano, per la sussistenza. La situazione di una sua collega di università, Maria, è differente. Come tanti studenti di famiglie più svantaggiate, può andare al college solo perché in questo momento riceve un sussidio per la casa, che le permette di pagare una retta ridotta. Sopravvive grazie ad un altro piccolo sussidio di invalidità. Ora attende con apprensione la chiamata degli ispettori incaricati di valutare se i disabili sono davvero tali, secondo criteri molto più stringenti. Con il taglio draconiano al welfare annunciato dal governo - ben 18 miliardi di sterline - Maria rischia di finire anche tra i duecentomila che a Londra vedranno svanire i sussidi per la casa. Lei ha perso quasi completamente l’udito lavorando come donna delle pulizie nei turni di notte negli uffici della City: per due anni ha maneggiato prodotti chimici che le hanno provocato una grave infezione delle vie respiratorie. Maria è spagnola: è una degli stranieri, provenienti dal resto dell’Unione Europea, che hanno preso il lavoro creato nel decennio della prosperità. Dal 1998 al 2008 la Gran Bretagna ha creato quattro milioni di posti, ma il 70 per cento è stato coperto da manodopera venuta da fuori. Nello stesso periodo, 4,5 milioni di cittadini britannici sono ricorsi al sussidio di disoccupazione. Una "vergogna" per Ian Duncan Smith, il ministro per la riforma del welfare, che ha dichiarato guerra agli "scrocconi", quelli che preferiscono stare a casa piuttosto che accettare lavori a bassa retribuzione. Nessuno nel Paese discute la necessità di mettere mano al sistema creato da William Beveridge nel 1942: è incredibilmente complesso, aperto a frodi, e perversamente adatto a incentivare la dipendenza dai sussidi.
Il problema è il come - i modi in cui la riforma verrà realizzata - e il quando - ossia i tempi stretti imposti per raggiungere i risultati. Il sistema proposto da Duncan Smith, ex capitano dell’esercito e devoto cattolico, promette semplificazione, durezza ed equità. Con la retorica importata dagli Stati Uniti. "Three strikes and you are out": se rifiuti il lavoro che ti viene offerto la prima volta perdi l’assegno per tre mesi, la seconda per sei mesi, la terza per tre anni. In più, per combattere al cultura della "pigrizia" i disoccupati verranno forzati ad impieghi socialmente utili, quali il netturbino, per fargli riscoprire la disciplina del lavoro. Il problema è che della "Flexecurity" ispirata alla formula scandinava, il governo Cameron sembra prediligere più le sanzioni che gli ammortizzatori sociali. "La semplificazione proposta, in un sussidio universale, è benvenuta", commenta Polly Toynbee, influente editorialista del "Guardian" sulle questioni sociali. "Ma è difficile credere all’affermazione di Duncan Smith, quando dice che non vi saranno "perdenti". Aspettate, ed emergeranno a milioni. Non si capisce cosa succederà, per esempio, al milione e novecentomila bambini che vivono in famiglie dipendenti dai sussidi".
La Londra del 2010 non è la Parigi del ’68. La protesta studentesca per molti è un fuoco di paglia. Ma il parallelo più suggestivo è quello con la Londra di David Copperfield e la morale vittoriana dei poveri che meritano di essere aiutati, e quelli che si meritano la povertà. In questo senso, è chiaro che i brutali tagli decisi dal premier David Cameron e dal suo cancelliere George Osborne non possono non esser visti come ideologici : rispondono ad una visione del mondo in cui il ruolo dello Stato deve essere ridimensionato, e gli individui si devono "salvare" da sé . La quasi totalità degli economisti ritiene che i tempi della correzione per risanare i conti pubblici siano troppo rapidi. I Tories sembrano aver adottato l’atteggiamento superottimista di Mr. Micawber, che in David Copperfield, di fronte alle avversità, ripete sempre: "Le cose si sistemeranno da sole".
Tagliare la rete di sicurezza sociale mentre si amputa la spesa e si cancellano quasi un milone e mezzo di posti di lavoro nel settore pubblico appare una scommessa quantomeno azzardata. La grande idea è la " Big Society" contrapposta al "Big State". Secondo Cameron, la società, nelle sue organizzazioni, a livello di comunità locali e di volontariato, e il settore privato, copriranno il vuoto lasciato dall’indietreggiare dello Stato. "È una posizione contradditoria", commenta Peter Kyle, vicepresidente dell’associazione delle organizzazioni di volontariato (Acev). "Il nostro settore", spiega, "è raddoppiato negli ultimi 15 anni per via di un maggiore coinvolgimento nei servizi pubblici. Il taglio alla spesa, l’aumento dell’Iva al 20 per cento, e la riluttanza della gente a donare durante una crisi economica, causeranno un buco nero di 4.5 miliardi di sterline per noi. Come potremo fare di più?". Martin Wolf, l’editorialista di punta del "Financial Times" si spinge più in là: "È come se questo governo andasse a fare alpinismo senza portarsi una corda di sicurezza. La crescita del Pil nel terzo trimestre del 2010 è stata del 4 per cento inferiore ai livelli del 2008. L’economia britannica ha bisogno di essere accudita, non presa a martellate in testa. Se il settore privato deve investire di più, deve poter contare su un governo pronto a sostenere la domanda. Ma questo non accade e sembra che da parte del governo ci sia veramente una visione di breve termine".
Intanto, l’opposizione tace. E i sindacati esitano. I giornalisti della Bbc hanno scioperato contro il taglio delle pensioni in novembre, ma hanno ora cancellato nuove proteste. Il Trade Union Congress, l’unione dei sindacati, promette una manifestazione nazionale contro i tagli per il 26 di marzo. Tony Woodley, il segretario generale di Unite, uno dei principali sindacati ha salutato "la rabbia e la passione degli studenti, condivisa da milioni di lavoratori. Se il governo non li ascolterà scenderemo in piazza con loro". Ma i tempi della "rivoluzione" si annunciano lunghi. Gli studenti sono una minoranza, organizzata, sempre più astuta nell’usare le nuove tecnologie per la mobilitazione in azioni dirette, ma minoranza.
La rabbia che incomincia a serpeggiare nel Paese, non è di quelle che fanno saltare il coperchio di una pentola a pressione, ma il borbottare lento di uno stufato a lunga cottura. La riforma del welfare entrerà in vigore nel 2013 e avrà un vero effetto dopo le prossime elezioni. I tagli ai sussidi, e alla spesa pubblica, invece, inizieranno a mordere nell’autunno prossimo. C’è chi prevede che a Londra chiuderanno un terzo delle librerie, i comuni spegneranno le luci urbane, taglieranno le mense per gli anziani, i parchi giochi, la pulizia delle strade. Per trovare i soldi mancanti ci sono circoscrizioni che vogliono mettere parcheggi a pagamento sulle superstrade ad alta percorribilità. Intelligentemente, Cameron ha deciso di non far cadere la scure sulla sanità, la NHS, considerata sacra da tutto il Paese. C’è poi la variabile liberaldemocratica. Gli studenti hanno lanciato un progetto di "decapitazione" per punire i deputati lib-dem, eletti con un manifesto che prevedeva l’abolizione delle tasse universitarie, non la loro triplicazione. La "Cleggmania", l’adorazione per il vice premier Nick Clegg si è trasformata nel "Cleggfailure", un fallimento che il leader dei lib-dem ha laconicamente sintetizzato con la frase: "La gente mi sputa in faccia per strada". A primavera, ci sarà il referendum per la riforma del sistema elettorale. Se i lib-dem lo perderanno, cadrà anche una delle loro principali ragioni per il governo "Con-lib", la coalizione con i conservatori. Una rivolta contro il leader pare inevitabile. E potrebbe aprire la strada a nuove elezioni. Una opportunità per "Red Ed", "Ed Il Rosso" Miliband, nuovo leader del Labour? Non proprio. Per il momento Miliband, che ha appena avuto il secondo figlio, aspetta. Studia le prossime mosse. Cameron e la sua austerity, infatti, sono molto popolari: 58 britannici su 100 approvano. C’è sostegno anche per la promessa di Cameron di usare il pugno di ferro contro le proteste. Se ce la fa a risanare il bilancio e a risolvere l’annoso problema della dipendenza dal welfare, con efficienza e competenza, sarebbe una follia per il Labour attaccare il governo su questo fronte. "It Will work, if there will be work", funzionerà se ci sarà il lavoro, è stata finora la principale obiezione del Labour. Secondo alcune stime, per riuscire il piano dei "Con-lib" ha bisogno della creazione di due milioni di posti di lavoro nei prossimi cinque anni, nel settore privato. Senza, il picconamento della rete di sicurezza rischia di avere un costo sociale catastrofico. E la verità è che nessuno, oggi sa prevedere cosa succederà ai più vulnerabili.
David "Micawber" Cameron è convinto che "tutto si sistemerà per il meglio". Meglio per chi? Resta da vedere.