Alessandro Oppes, il Fatto Quotidiano 19/11/2010, 19 novembre 2010
REGIONALI, IN CATALOGNA ARRIVANO GLI ORGASMI ELETTORALI
Il voto come piacere, le elezioni come orgasmo. Quando il dibattito politico langue, i partiti catalani ricorrono a languide candidate e scene provocanti per attirare i vo-tanti alle urne. Piazze vuote e Youtube in fermento a una settimana dalle regionali che – secondo tutti i pronostici – dovrebbero restituire ai nazionalisti di Convergencia i Unió il governo della Generalitat di Barcellona, che avevano perso otto anni fa.
E’ la via sessuale alla raccolta del consenso la vera novità di una campagna elettorale considerata fino a pochi giorni fa, con giudizio pressochè unanime, noiosa e poco stimolante.
PRIMA SCENA. Giovane elettrice entra al seggio, vogliosa – lo si capisce già dal suo sguardo – di esperienze forti, intense. Preleva la scheda sulla quale è stampato il simbolo del partito dei suoi sogni, Psc (è la sigla catalana del Partito socialista). La introduce nella busta bianca prima di avviarsi verso il tavolo dove l’attendono presidente e scrutatori. La tensione sessuale cresce. La ragazza palpa la busta, se la rigira tra le mani, mentre il suo corpo sembra essere percorso da vampate di calore: apre il pull-over e lo fa scivolare lentamente sulle spalle, scioglie la lunga chioma nera e finalmente è davanti all’urna. Inutile spiegare il significato di quella fessura, anche perché il gesto è inequivocabile: prima di lasciar cadere la busta sul fondo, l’elettrice in calore simula senza alcun pudore l’atto sessuale, su e giù con la scheda, dentro e fuori. Poi, finalmente, quando il dovere elettorale è compiuto, si lascia andare a un incontenibile gemito. “Votare è un piacere”, è la scritta che compare in sovraimpressione.
SECONDA SCENA. Suite di un hotel di lusso. Scarpe con i tacchi a spillo, abiti femminili sparsi qua e là, biancheria intima sulla moquette e su un divano. Il tutto con un forte gemito di fondo, a giustificare il titolo che fin dall’inizio compare sullo schermo: “Video porno di Montserrat Nebrera”. Lei, bionda ex parlamentare del Partito Popolare all’esordio con una nuova formazione, Alternativa de Govern, si presenta avvolta in un asciugamano bianco per fugare subito ogni dubbio: “Se volessimo montare uno scandalo per uscire sui mezzi di comunicazione”, dice, “mi sarei tolta questo asciugamano. Ma, in politica, non tutto vale”.
SARÀ ANCHE VERO, ma è un fatto che – mai come in questa campagna – la scelta di puntare su pesanti ammiccamenti e proposte provocatorie è diventata una malattia contagiosa. Il giovane leader del movimento anti-nazionalista Ciutadans, Albert Rivera, che quattro anni fa – appena 27enne – entrò per la prima volta nel Parlament tappezzando l’intera regione di poster in cui appariva nudo, questa volta torna alla carica vestito. Ma, nel manifesto elettorale, è circondato da una folla entusiasta di sostenitori nudi. E un altro esordiente della politica catalana, l’ex presidente del Barcellona Joan Laporta, fondatore di un partito ultra-indipendentista finora accreditato di scarsi consensi, Solidarietat Catalana, si affida all’attrice porno Maria Lapiedra nel disperato tentativo di risollevare le proprie quotazioni.
In questo clima di dilagante eccitazione sessuale, c’è spazio anche per la “discesa in campo” della sguaiata trans Carmen de Mairena, nota anche come la “regina del Bar-rio Chino” di Barcellona.
PARRUCCA ROSSA, debordante di silicone – dai seni, che è solita mostrare alla Spagna intera nelle frequenti apparizioni televisive, alle labbra spropositate – eccola lanciare il suo inverosimile programma nel quale si propone di riempire la Catalogna di “scopatoi pubblici”, luoghi dove la gente possa fare sesso in libertà, e con la proposta che i deputati si possano presentare in Parlamento nudi almeno una volta l’anno.
La politica, insomma, ridotta a una burla, tanto che persino il serioso Partito popolare non sembra voler essere da meno. Nei giorni scorsi ha lanciato un videogioco in cui la leader regionale Alicia Sánchez Camacho spara all’impazzata sugli immigranti illegali.
Scherzo di pessimo gusto che non è piaciuto a nessuno: il Pp è dovuto subito correre ai ripari, spiegando che si è trattato di un “errore informatico”.