Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 19/11/2010, 19 novembre 2010
LA FINE DELL’ERA DE GASPERI E IL FALLIMENTO DELLA CED
Sono interessato alla storia dell’integrazione europea, in particolare al contributo della coppia Italia-Francia alla nascente Europa nel periodo degasperiano. Perché la responsabilità del fallimento dell’esercito europeo viene fatta ricadere solo sulla Francia quando oramai è chiaro che nemmeno l’Italia ratificò quel trattato? L’ipotesi avanzata dalla rivista francese Relations internationales circa una domanda fatta da Bidault a De Gasperi per rallentare la ratifica del Parlamento italiano le sembra attendibile?
Alessandro Varano
alexvarano1981@libero.it
Caro Varano, non so se Georges Bidault, ministro degli Es terifrancese da l gennaio 1953 al giugno 1954, abbia chiesto ad Alcide De Gasperi di rallentare nel Parlamento italiano la procedura di ratifica del Trattato con cui nel giugno del 1952 fu creata la Comunità europea di difesa, vale a dire, in prospettiva, un esercito unico per Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi. Ma posso dirle che il governo italiano, soprattutto dopo le elezioni politiche del giugno 1953, non aveva alcun bisogno di sollecitazioni esterne per procedere, in materia di ratifica, con i piedi piombo. Ricordo brevemente ai lettori il quadro politico italiano in quegli anni.
Prima delle elezioni del 1953, De Gasperi, allora presidente del Consiglio, era riuscito a fare approvare dal Parlamento, con molte difficoltà, una nuova legge elettorale. La «legge truffa» come fu ingiustamente definita, avrebbe conferito un premio di maggioranza alla coalizione di partiti apparentati che avesse ottenuto più del 50% dei voti. Nelle elezioni del giugno la legge non divenne operante per un soffio (due decimali) e quel risultato venne interpretato da molti come il fallimento delle strategie politiche del presidente del Consiglio. De Gasperi fu incaricato di formare il nuovo governo, ma non ebbe la fiducia delle Camere e dovette cedere il passo a Giuseppe Pella. Ebbe la soddisfazione di essere chiamato a reggere la segreteria della Dc, ma con un numero di schede bianche che dimostrava quanto il suo potere e la sua influenza fossero diminuiti.
Nei mesi seguenti, durante i governi di Pella e Mario Scelba, il tema dominante della politica italiana non fu la Ced ma Trieste, dove erano scoppiate manifestazioni filo-italiane duramente represse dalle forze di polizia del «Territorio libero». Quando Pella annunciò che sarebbe andato a Trieste per i funerali delle sei persone uccise durante gli scontri, gli Alleati glielo proibirono. Decise allora di alzare la voce e di inviare due divisioni alla frontiera nei pressi di Gorizia. «Sfiduciato» dal suo stesso partito, Pella dovette dimettersi, ma il successore, Mario Scelba, ereditò la questione triestina e sperò che l’Italia avrebbe potuto usare la ratifica della Ced, allora fortemente desiderata dagli americani, per ottenere che il problema di Trieste venisse risolto a favore dell’Italia.
Nell’estate del 1954, mentre l’Assemblea nazionale francese si preparava a votare sulla Ced, De Gasperi stava passando qualche settimana di vacanza nella sua casa di Valsugana. Era stanco, malato, logorato dalla guerriglia che la sinistra della Dc stava facendo contro la sua leadership. Seguiva attentamente le vicende della Ced, in cui aveva riposto le sue speranze europee, e mandò alcune accorate lettere a Roma in cui chiedeva al suo partito di accelerare la ratifica. Morì il 19 agosto, 11 giorni prima che l’Assemblea nazionale francese, con uno stratagemma procedurale, archiviasse il trattato: 319 voti contro 264.
Sergio Romano