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 2010  novembre 19 Venerdì calendario

INTERCETTAZIONI, MILANO TAGLIA COSTI E DURATA —

Tetto massimo di spesa per un’intercettazione, «equo» turn over delle ditte private alle quali affidare gli incarichi, e controllo dei capi dei vari pool sulla prosecuzione delle intercettazioni a partire già dalla terza richiesta di proroga al gip (quarta per mafia e terrorismo) e cioè già dopo 45 giorni. Con una circolare ai suoi 80 pm, il procuratore milanese Edmondo Bruti Liberati attua un giro di vite sui costi, e nel contempo stringe la presa anche sul ricorso a questo strumento investigativo definito «essenziale e imprescindibile» ma «fortemente invasivo rispetto alla vita privata delle persone», e dunque da usare «nei casi di effettiva necessità». Perciò Bruti ritiene «opportuno invitare» ogni pm a «previamente comunicare» al procuratore aggiunto del pool di riferimento «le richieste di proroga a partire dalla terza» in generale e dalla quarta per la mafia (a Palermo è dopo l’ottava, a Roma niente): pool, quest’ultimo, nel quale il neoaggiunto Boccassini ha già calato l’ascia su molte «vecchie» intercettazioni in corso, specie dopo che la Direzione nazionale antimafia ha segnalato casi non rari di intercettazioni «doppie» per un difetto di comunicazione, cioè utenze intercettate da Milano benché lo fossero già da altre Procure (e talvolta addirittura già a Milano ma da un altro pm).
Nel malinteso «federalismo giudiziario» di Procure aduse a pagare somme molto diverse alle ditte per lo stesso tipo di servizio, Milano era uno degli uffici che spendeva di più (in media 22 euro al giorno per utenza intercettata), ingrossando per i ritardi statali nei pagamenti un arretrato di 60 milioni dal 2003. Già l’ex procuratore Minale aveva favorito una diminuzione delle intercettazioni (telefoniche, ambientali, telematiche) dalle 5600 nel 2006 alle 5250 nel 2007, alle 5200 nel 2008, fino alle 4959 nel 2009.
Adesso Bruti fa un passo ulteriore sui soldi, e con la circolare fissa «in 10 euro giornalieri per bersaglio, più Iva, un limite massimo» che i pm potranno «concordare con le ditte» per un servizio identico (apparati, tracciamenti, assistenza 24 ore su 24): un prezzo minore «sarà valutato dal pm quale elemento preferenziale». Ma tra quali aziende? In attesa di «elaborare un "codice etico" per assicurare massima trasparenza» sulla proprietà delle imprese, «allo scopo di garantire nel modo più equo possibile la distribuzione degli incarichi con le ditte che notoriamente ormai da anni collaborano», ogni pm sarà «tenuto a rispettare, nei limiti del possibile e delle effettive esigenze tecniche, una adeguata turnazione tra le varie ditte» sulla base «di una pluralità di preventivi acquisiti tramite la Polizia Giudiziaria». Neanche stavolta, dunque, si sceglie la strada più lineare di gare d’appalto, che ai pm continuano ad apparire inconciliabili con esigenze di affidabilità e tutela antitalpe: remora comprensibile, anche se il sistema "fiduciario" non ha certo impedito clamorosi casi di infedeltà, quali la confessione dell’amministratore di Research Rcs di aver trafugato ad Arcore a Silvio e Paolo Berlusconi l’intercettazione segreta Fassino-Consorte, o la condanna a 4 anni e mezzo dell’amministratore di Ies per una bancarotta da 10 milioni.
Luigi Ferrarella – Giuseppe Guastella