Guido Olimpio, Corriere della Sera 19/11/2010, 19 novembre 2010
LA CINA SPIA GLI USA. HACKER «RUBANO» IL TRAFFICO INTERNET — I
cinesi hanno dimostrato, ancora una volta, cosa sono capaci di fare su Internet. L’8 aprile per 18 minuti una compagnia statale di Pechino ha dirottato il 15 per cento del traffico verso un suo server. Una manovra che ha interessato strutture di governo e militari statunitensi. In un rapporto presentato alCongresso Usa c’è l’elenco: Us Army, Navy, Air Force, Marines, ufficio del segretario alla Difesa, Dipartimento del commercio, Nasa. Non contenti i «pirati» hanno pescato anche nel settore civile: coinvolti i siti della Microsoft, Dell e Yahoo. Problemi sono stati segnalati anche in Corea del Sud e India.
Non è chiaro se oltre a manipolare il flusso dei dati, i cinesi sono stati in grado di vedere il contenuto. E le fonti americane su questo punto sono caute. Ma non sarebbe certo una sorpresa se avessero — diciamo così — dato una sbirciata. Nel presentare il rapporto, la Commissione sulle relazioni economiche Usa-Cina ha messo in guardia sull’abilità dei tecnici di Pechino e sui rischi — evidenti — per la sicurezza. Anche se i relatori si sono affrettati a precisare che non è possibile indicare se il «dirottamento» sia stato volontario o frutto di un incidente. Da Washington funzionari governativi hanno ribadito come le comunicazioni siano criptate. Ma ciò non esclude che gli hacker possano violarle.
Pechino, come ha già fatto in passato in casi analoghi, ha smentito qualsiasi responsabilità negando che vi sia stato un cambio nel flusso Internet. Le rassicurazioni — d’obbligo — non calmano i timori. Anche se questo incidente non fosse mai avvenuto, i servizi di sicurezza occidentali hanno raccolto montagne di prove sull’aggressività dei cinesi sul web.
Pechino censura all’interno ma si scatena all’esterno. Nel periodo 2008-2010 sono stati denunciati centinaia di intrusioni via Internet organizzate da agenti cinesi. Hanno colpito gli Stati Uniti (enti statali e società legate alla difesa) e i suoi alleati. Dalla Gran Bretagna alla Germania. Nella primavera 2009 i canadesi hanno denunciato l’esistenza di un network spionistico legato alla Cina e presente in ben 103 Paesi. Un’indagine della Nsa ha scoperto come attacchi cibernetici contro l’Ovest siano partiti da due importanti università cinesi. È, infatti, negli atenei che lo spionaggio di Pechino — insieme all’esercito — recluta gli hacker. I militari organizzano persino dei campionati locali e regionali per capire chi siano i «pirati» migliori. Giovani ventenni che poi si mettono al servizio del Paese. Uno studio degli 007 britannici uscito su Wikileaks ha confermato la voracità di Pechino nel cercare dati politici e industriali: «Non fanno differenza tra informazione e intelligence. Tutto è utile».
Guido Olimpio