Camillo Langone, Libero 19/2010, 19 novembre 2010
IL CONDANNATO PER PEDOFILIA ATTACCA SILVIO SULLE ESCORT
Come lo invidio, Alessandro Riva! Se fossi un satanista pregherei il Diavolo Becco-di-Ferro per avere da lui almeno un poco dell’improntitudine e della faccia di bronzo che ha largamente concesso al critico d’arte milanese (fra parentesi: uno dei meno peggio su piazza, uno dei pochi sostenitori di quella cenerentola della nuova arte figurativa italiana).
L’altro giorno mi è capitato di leggere la sua rubrica ospitata su“Exibart”, seguita rivista di settore. L’argomento era la volgarità dilagante, l’idiozia collettiva, la tv spazzatura, la pornografia insopportabile,l’ignoranza montante, il degrado della politica... L amentarsi della fine delle mezze stagionisarebbe stato più originale...Colpito da irrefrenabili sbadigli stavo per voltare pagina quando, per inerzia, sono arrivato a una doglianza che da lui non mi aspettavo: Riva considera intollerabile «vivere in una landa dove il presidente del consiglio passa la notte dell’elezione di Obama -una notte giudicata storica da milioni di persone -a gozzovigliare nel lettone regalatoglid all’oligarca russo Putin, su ocompagno di bevute, assieme a una escort». Non credevo ai miei occhi. Vabbe’, che c’è di strano, direte voi che magarinon vi interessat ed’arte e Alessandro Riva non lo conoscete, è un ordinario conato di moralismo da buco della serratura, magari un tantino in ritardo (ne è passato di tempo dalla «notte storica»).
Eh no, dico io che conosco il mio pollo, in quelle poche righe c’è qualcosa di unico, di straordinario ,qualcosa di epocale: l’Alessandro Riva che trova disgustoso vivere in una nazione dove qualcuno ogni tanto gozzoviglia (parola e cosa secondo me bellissime) è lo stesso Alessandro Riv acondannato in primo e secondo grado per violenza sessuale su minori (nove anni di reclusione, ridotti a se ie mezzo in appello).E non si trattava di una 17enne ma di bambine. Per la precisione: cinque bambine di dieci anni. Io non credo molto nella giustizia terrena, da ragazzo lessi il Satyricon di Petronio e una frase mi si fissò nella mente per sempre: «La giustizia non è che una pubblica merce e il cavaliere che giudica approva il mercato». Oggi la pedofilia va di moda e un magistrato che voglia dimostrarsi aggiornato deve esibire nel suo ufficio il trofeo di almeno un pedofilo. Contro ladri e truffatori non ci si mobilita più di tanto, infiniti reati rimangono non solo senza colpevoli ma perfino senza indagini, innumerevoli criminali passeggiano tranquilli e impunitin elle nostre città, invece perquest icasi di perversione l’impegno è spasmodico, il colpevole va trovato a tutti i costi e nella concitazione anche un innocente può rimanere travolto dallo schiacciasassi mediatico-inquisitorio.
Inoltre, annoverando fra i miei maestri l’Alessandro Manzoni della Storia della colonna infame e il René Girard del Capro espiatorio, ho ben presente i meccanismi della calunnia, dell’isteria collettiva e del li nciaggio.Come vedete, sto cercando di raccogliere tutte le attenuanti possibili per applicarle al caso di un organizzatore di importanti mostre (su tutte “L’officina milanese”, che facendo leva su Frangi, Velasco, Petrus e Pignatelli ha rilanciato la lombardità nell’arte), di un autore di bei cataloghi (ricordo quello dedicato al grande e misconosciuto espressionista Enrico Robusti) che farebbe bene a concentrarsi sulla pittura lasciando perdere la morale. Riva avrebbe dovuto starsene zitto in ogni caso: se colpevole, per vergogna ;se innocente, per solidarietà (avendo sperimentato sulla propria pelle che cosa significa venire massacrati sulla base dei sentito dire).
Ma purtroppo il Diavolo Becco-di-Ferro, il demone della sfacciataggine che si è impossessato di lui, stavolta ha esagerato: gli ha imposto di comporre e spedire a“Exibart” quella frase disgraziatissima, emblematica di un tempodimentico di Cristo, in cui a lanciar pietre contro chi frequenterebbe signore a pagamento non sono soltanto gli eterni farisei, i sepolcri imbiancati, i senza peccato,ma finanche i condannati per aver palpeggiato bambini.