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 2010  novembre 19 Venerdì calendario

LA REGATA CON IL BOSS DEL FIGLIO DI CIAMPI


Per sostituire Silvio Berlusconi e affrontare la gravesituazione economica e istituzionale il Partito democratico vorrebbe un governo come quello che nel 1993 calò le braghe di fronte alla mafia dandola vinta alla massima organizzazione criminale italiana:il governo guidato da Carlo Azeglio Ciampi. Proprio nelle ore in cui emerge la grave responsabilità di quell’esecutivo che disapplicò il 41bis (il carcereduro ai boss) come i mafiosi volevano, ricattando lo Stato di strage in strage, uno dei leder del Pd, Walter Veltroni, se ne è uscito con una proposta (...)(...) incredibile: «Si deve dare vita a un governo istituzionale che, come il governo Ciampi, rassereni e dia sicurezza al Paese. Chi vuole votare ora è nemico dell’Italia».Vabene che ilPd è ormai famoso per non averne azzeccata mai una da quando è nato, ma l’uscita di Veltroni ha fattostrabuzzare gli occhi a molti dei suoi.
Proprio quando dentro il partito si stava perfino accarezzando l’idea di accasare (c’è chi dice perfino come leader) un uomo simbolo dell’antimafia come Roberto Saviano, è sembrato follia uscirsene con quel “modello governo Ciampi” proprio nel bel mezzo delle rivelazioni sui favori fatti dall’esecutivo in quel 1993 aiboss di Cosa Nostra accettandodi fatto le condizioni poste dalpapello Ciancimino trovato unanno fa. Prudenza avrebbe consigliatodi cancellare perfino il ricordodi quel governo, che tuttofece meno che rassicurare l’Italia, ma il Pdsi sa è fatto così: se trova l’occasione per un harakiri ci si butta a capofitto.
Proprio mentre Veltroni confessava al Corriere il suo modello, ieri davanti al pm fiorentino della Dia, Gabriele Chelazzi, si è svolto l’interrogatorio di Nicolò Amato, che nel 1993 era direttore delle carceri italiane. L’ex collaboratore del ministro della Giustizia dell’epoca, Giovanni Conso, ha confermato che la decisione di disapplicare il carcere duro a imafiosi venne proposta dall’allora capo della polizia, Vincenzo Parisi, un fedelissimo del presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, e che vi furono anche «pressanti insistenze» per la revoca della carcerazione durada parte del Viminale, che era guidato da NicolaMancino. Grazie a questo pressing il governo Ciampi adottò due decreti di revoca del carcere duro ai mafiosi.Uno a maggio e l’altro a novembre e i destinatari erano in tutto 280 boss detenuti nelle carceri diSecondigliano, di Poggioreale edell’Ucciardone.
Amato ha confermato parzialmentela versione di Conso, dicendo che non vi fu trattativa con le organizzazioni mafiose (non avrebbe per altro potuto dire diversamente),ma discussione politica sì, tutta nelle sedi istituzionali. Lo scopo sarebbe stato quello già rivelato dall’ex ministro della Giustizia: fare finire las tagione delle stragi allentando la morsa di quel 41bis che a tutti era chiaro fosse all’origine degli attentatie degli assassinii del 1992’93.
Ci sarà da indagare naturalmente sulle versioni e sui motividi quella scelta, ma intanto i nuovi fatti emersi, le testimonianze e le documentazioni per la prima volta acquisite agli atti sono ingrado di riscrivere la storia di quegli anni e probabilmente buona parte della storia di Italia così come l’abbiamo conosciuta. Sentenze comprese.
La vicenda dei rapporti fra Statoe Mafia invece di essere studiata e indagata con prudenza viene spesso utilizzata in modo distorta come manganello di un oschieramento contro l’altro. Ha brandito questo argomento in modo maldestro lo stesso Saviano contro la Lega, scatenando l eira del ministro dell’Interno, RobertoMaroni. Incidente simile èa ccaduto ai primi di novembrea lFatto quotidiano diretto da AntonioPadellaro. Che ha pubblicato l’anticipazione di un libro intervistaalla prima moglie di Flavio Briatore titolando “Quan do Mr. Billionaire frequentava gli hotel delle Antille. Erano loro i mafiosi individuati dal Fatto, e Briatore ha querelato perché sostiene di non averli mai frequentati. In effetti i due personaggi frequentavano all’epoca il bel mondo.Non la famiglia Briatore, però. Si trattava della famiglia Ciampi. E in particolare del rampollo di Carlo Azeglio, Claudio, che all’epoca era dirigente dell’ufficio di New York della Bnl,in mezzo a mille polemiche per non avere controllato la filiale di Atlanta ed evitato lo scandalo internazionaledei fondi all’Iraq.
Ciampi jr aveva rapporti strettissimi con Spadaro, tanto da essere stato intercettato dall’Alto commissario antimafia, Domenico Sica (le carte sono ancora in archivio)numerose volte al telefono con lui e nell’estate del 1989 addirittura mentre erano insieme in barca. Un missino dell’epoca, per anni fiero oppositore di Gianfranco Fini e ora finito fra le sue braccia, il barone Tommaso Staiti di Cuddia, presentò una interrogazione parlamentar eche fece molto rumore, ipotizzando che nelle Antille con Spadaro fosse finito anche il governatore della Banca di Italia, Carlo Azeglio Ciampi. In effetti nelle telefonate con Ciampi jr c’erano numerosi riferimenti di Spadaro a un imminente incontro con “il Governatore”. Interrogati poi i due sostennero che il riferiment oera al Governatore della isola di Sant Marteen.
Ciampi jr per diradare le ombre che si addensavano sul padre ammise la frequentazione conSpadaro, prima sostenendo«non ho letto da nessuna parte che Spadaro sia stato giudicato colpevole di qualche reato», poia ggiungendo: «Rosario è cliente della Bnl da molti anni, più di dieci. Siccome io mi occupodell’area commerciale, mi sembra naturale che io abbia contatticon lui. Credo non sia reato e tanto meno peccato andare in barca conqualcuno...». Spadaro è stato arrestato due volte. Nel 1993 dalla polizia olandese nelle Antilleper un’inchiesta sulle tangenti.Nello stesso anno è stato indagato dalla procura di Messina per traffico internazionale di armi. Nel 2005 Spadaro è stato arrestato una seconda volta per ordine della procura antimafia di Reggio Calabria nell’ambito dell’inchiesta “Gioco d’azzardo”. Reati che non hanno portato al momento a condanne in via definitiva. Resta il fatto che Spadaro in barca andava con il figlio di Ciampi e no ncon Briatore. Banale particolare che però insieme a quelli ben più seri e sostanziosi che emergono fra i segreti dell’attività del governo Ciampi nei confronti della mafia, racconta una storia assai diversa dalla favola ufficiale narrata. Particolare che sconsiglia vivamente di utilizzare questi temi in modo strumentale: spesso si rivelano arami a doppio taglio.