[L.DON.], La Stampa 19/11/2010, pagina 47, 19 novembre 2010
Ma che musa è Kate Moss” - Per il suo nuovo disco, Olympia, Bryan Ferry «the dandy» ha riunito i Roxy Music dopo quasi 40 anni, ed è riuscito a mettere Kate Moss in copertina nella stessa posa dell’omonimo dipinto ottocentesco di Manet: «Volevo una cover d’impatto e Kate era l’ideale perchè è bella e cool, perfetta per diventare la “Roxy cover girl” di oggi
Ma che musa è Kate Moss” - Per il suo nuovo disco, Olympia, Bryan Ferry «the dandy» ha riunito i Roxy Music dopo quasi 40 anni, ed è riuscito a mettere Kate Moss in copertina nella stessa posa dell’omonimo dipinto ottocentesco di Manet: «Volevo una cover d’impatto e Kate era l’ideale perchè è bella e cool, perfetta per diventare la “Roxy cover girl” di oggi...» Anche se ha usato solo il suo nome questo è il disco della riunione dei Roxy Music. Ci siete tutti. Brian Eno, Phil Manzanera, Andy Mackay. Perché non avete usato il nome del gruppo? «Questo è il mio disco. Un lavoro durato tre anni per cui ho chiamato i musicisti che stimo di più e i ragazzi dei Roxy sono fantastici. No, il nome Roxy Music è giusto che rimanga dov’è». Ha chiamato anche dei grandissimi, da David Gilmour (Pink Floyd) a Flea (Red Hot Chili Peppers), dai Groove Armada a Scissor Sisters e Johnny Greenwood (Radiohead). «Se me li elenca così, uno a uno, non mi sembra vero che tutti questi big abbiano accettato di suonare per me. Ormai però ho passato i sessant’anni (ne ha 64) e nel tempo mi sono fatto molti amici. E’ bastato alzare il telefono. Così importanti e così diversi come le canzoni di Olympia . E’ il mio disco della svolta. Volevo e ho ottenuto suoni più freschi, nuovi, puliti». Oltre a otto inediti ha voluto rileggere Song to a siren di Tim Buckley e No face, no name, no numbe r dei Traffic. «Ci sono canzoni che ti girano in testa quasi per tutta una vita. Da tempo mi ero promesso di rifarle ma questa volta me lo sono imposto». Avrebbe mai immaginato che quell’Amanda Lear che ha voluto giovanissima sulla copertina di For your pleasure del ’73, diventasse ciò che è diventata? «A quei tempi era la musa di Salvador Dalì e la conobbi a Figueres una sera che Dalì ci invitò nella sua tenuta. Ricordo ancora che arrivò all’appuntamento a bordo di una Cadillac con sei ragazze che assomigliavano come una goccia d’acqua ad Amanda che stava seduta vicina al maestro. La vidi e sceglierla per la copertina fu un attimo».