Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 19 Venerdì calendario

Chiamami robot Sarò il tuo alter ego - Dimenticatevi i libri di fantascienza, «Guerre Stellari» e Jeeg robot d’acciaio

Chiamami robot Sarò il tuo alter ego - Dimenticatevi i libri di fantascienza, «Guerre Stellari» e Jeeg robot d’acciaio. Dagli aspirapolvere automatici alla domotica alla sicurezza, i robot (pronuncia: ròbot, con l’accento sulla prima o) hanno già invaso le nostre case, tutti fedeli - giurano i loro genitori scienziati in carne e ossa - alla prima legge di Isaac Asimov: «Mai danneggiare l’uomo». E non stiamo parlando degli automi impiegati nella produzione industriale, e neanche degli androidi-maggiordomi o chaffeur, che esistono solo nei film: bensì dei robot cosiddetti «non-manufacturing», cioè di quelle macchine che si prestano a diversi usi concreti nella vita di tutti i giorni: dall’assistenza agli anziani e ai disabili alle applicazioni mediche e chirurgiche, dalla salvaguardia ambientale alla prevenzione dei pericoli. Fino ad arrivare ai droni, ai robot-giocattolo o a quelli impiegati per la didattica nelle scuole superiori, «la nuova avanguardia della formazione tecnico-scientifica», come spiega Enzo Marvaso, coordinatore della Rete piemontese «Porte aperte alla robotica». In questi giorni i padiglioni 6 e 10 di Fieramilano-Rho sembrano il set di «Blade Runner» e di «2001: Odissea nello Spazio»: si vedono cose che noi umani... ma si tratta di scienza, non fantascienza. La fiera ospita (fino a oggi) la seconda edizione di «Robotica», la rassegna italiana sui robot di servizio: un mercato in espansione in cui i giapponesi sono i maestri indiscussi, e che nei prossimi decenni ci cambierà la vita. «La robotica umanoide è ormai pronta per uno sviluppo su larga scala – afferma Marco Pinetti, presidente di Artenergy Publishing, la società che organizza l’evento -. Dalla fase di ricerca e dei prototipi, il settore sta passando il testimone al mercato. “Robotica” vuol essere un luogo d’incontro tra aziende e ricercatori che operano in questo settore di frontiera, per capire quali saranno le prospettive industriali di un settore che è molto promettente». Dalla creazione dell’androide giapponese Asimo di Honda (10 anni fa), uno dei primi umanoidi mai costruiti, ne è passato di silicio sotto i ponti. Al suo confronto iCub, il «robot bambino» nato nel 2009 dalla collaborazione tra 11 istituti di ricerca europei, sembra di un altro pianeta, fedele com’è al comportamento e alle capacità cognitive di un bimbo di tre anni. Per non parlare di Robonaut 2, il primo androide astronauta della Nasa che prossimamente andrà in orbita con lo Shuttle Discovery. Una specie di Dart Fener buono che sostituirà gli umani nelle missioni esterne della Stazione spaziale internazionale e in tutte le operazioni più delicate. La risposta europea non si è fatta attendere: si chiama Justin, è prodotto dall’agenzia spaziale tedesca Dlr e monta due bracci robotici Kuka Lwr (Light Weight Robot), presenti in anteprima alla fiera di Milano. Rimanendo in campi meno spaziali e più terra terra, «Robotica» mette in vetrina le eccellenze artificiali del mondo scientifico italiano: dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa alla divisione robotica dell’Enea di Roma, dall’AirLab del Politecnico di Milano all’Itt di Torino, a Comau Robotics di Grugliasco. Ci si può così imbattere nel Dustbot, il robot-spazzino per la raccolta differenziata porta a porta, ambasciatore d’eccellenza all’Expo 2010 di Shanghai. In futuro, anziché riporre l’immondizia nei cassonetti, si potranno chiamare questi automi che si presenteranno a casa vostra alla velocità della luce, ingurgiteranno i sacchetti nel loro pancione e se ne andranno da soli ai centri di raccolta. Ma a «Robotica» potreste incontrare anche un disabile seduto sulla carrozzina Lurch (sì, proprio come il maggiordomo della famiglia Addams). Più che un semplice ausilio di trasporto, un robot autonomo che sa dove si trova, evita gli ostacoli e, grazie a una nuova interfaccia in grado di riconoscere flebili segnali elettrici generati da occhi, muscoli facciali e cervello, porta la persona a destinazione senza l’utilizzo del joystick o del touchscreen. Se poi, via da Milano, vi capita di passare da Londra, al Cynthia’s Robotic Bar i drink sono serviti da una barlady in ferro e circuiti di mille valvole. Una Goldrake in gonnella che invece delle lame rotanti spara cocktail di tutti i colori.