ANDREA MALAGUTI, La Stampa 19/11/2010, pagina 17, 19 novembre 2010
“È uno stupratore Fermate Assange” - Le vite degli altri. Chi è davvero Julian Assange? Un eroe moderno capace di spaventare la più grande democrazia del pianeta, gli Stati Uniti, pubblicando sul sito WikiLeaks oltre settantamila documenti militari riservati che svelano torture e massacri di civili compiuti in Iraq e in Afghanistan o uno stupratore vigliacco? La vittima di un complotto ordito dai rancorosi e umiliati potenti della terra o un grande giornalista investigativo con inconfessabili perversioni umane? Oppure entrambe le cose? Da ieri il dibattito è esploso sul Web in modo tumultuoso
“È uno stupratore Fermate Assange” - Le vite degli altri. Chi è davvero Julian Assange? Un eroe moderno capace di spaventare la più grande democrazia del pianeta, gli Stati Uniti, pubblicando sul sito WikiLeaks oltre settantamila documenti militari riservati che svelano torture e massacri di civili compiuti in Iraq e in Afghanistan o uno stupratore vigliacco? La vittima di un complotto ordito dai rancorosi e umiliati potenti della terra o un grande giornalista investigativo con inconfessabili perversioni umane? Oppure entrambe le cose? Da ieri il dibattito è esploso sul Web in modo tumultuoso. È successo dopo che il tribunale di Stoccolma ha emesso un mandato d’arresto nei confronti della Primula Rossa del terzo millennio, un uomo pallido, apparentemente schivo, nato trentanove anni fa in Australia e da molto tempo senza fissa dimora. Un combattente inquieto e misterioso che spende buona parte dei suoi giorni in volo e spesso divide le notti tra Londra o a Stoccolma, dove aveva domandato un permesso di lavoro e la residenza prima che arrivasse questa bufera. «Voglio vivere da voi perché qui la legge protegge i giornalisti e le loro fonti». Richieste negate. Senza che nessuno capisse perché. «Stavano preparando la sua crocifissione», scrivono i seguaci di Assange, considerato dal Pentagono il nemico numero uno della sicurezza nazionale americana. Le accuse nei suoi confronti sono pesanti: stupro, molestie sessuali e coercizione. A metterlo nei guai sono le deposizioni di due donne, di 25 e 35 anni, che lo avrebbero conosciuto nel corso di una conferenza stampa a Enkoping. Le testimonianze divergono. Quelle delle donne sono secretate ma parlano di violenza sessuale, quelle del fondatore di WikiLeaks sono consegnate a un sintetico comunicato del suo avvocato, Bioern Hurtig. «Naturalmente il signor Assange nega ogni coinvolgimento e si oppone all’arresto». I tre si conoscono, dunque. Ma le storie delle due donne sarebbero fango. Il procuratore svedese Marianne Ny, che guida l’ufficio che persegue i reati sessuali, vuole di più, non capisce, insiste. Un mandato d’arresto nei confronti di Assange era già stato emesso il 20 agosto, per essere ritirato poche ore dopo. Eppure il tribunale di Stoccolma non si era fermato e la Ny aveva convocato diverse volte l’australiano. Inutilmente. Ieri la svolta. «La ragione della mia richiesta d’arresto è che voglio interrogarlo e fino a oggi non ci siamo riusciti». Bjoern Hurtig ha definito il provvedimento «sproporzionato». «Il mio assistito è assolutamente pronto a farsi sentire in Svezia. È molto impegnato con il suo lavoro e subirebbe gravi danni economici se dovesse trascurarlo». Assange in queste ore è introvabile. Le sue due ultime apparizioni pubbliche non sono state esattamente un successo. A Londra abbandonò furioso un’intervista ad Atika Shubert della Cnn che aveva osato chiedergli delle accuse di stupro. «È disgustoso», aveva esclamato prima di girare le spalle. Ma pochi giorni dopo, negli Stati Uniti, davanti a Larry King, la scena si era ripetuta. «Io vi parlo di centonovemila morti e voi mi chiedete queste cose. È assurdo. Sono fatti miei». E del tribunale di Stoccolma. Martire, carnefice o entrambe le cose. Chi è davvero Julian Assange?