MASSIMO GRAMELLINI, La Stampa 19/11/2010, pagina 1, 19 novembre 2010
Il male piacione - Tutti vogliono la parte del cattivo, ma soltanto al cinema. Nella vita reale sembra impossibile trovare ancora un reo confesso o almeno disposto ad accettare il ruolo che i fatti gli hanno disegnato implacabilmente addosso
Il male piacione - Tutti vogliono la parte del cattivo, ma soltanto al cinema. Nella vita reale sembra impossibile trovare ancora un reo confesso o almeno disposto ad accettare il ruolo che i fatti gli hanno disegnato implacabilmente addosso. Anche il camorrista Antonio Iovine, dopo i sorrisi di rito alla telecamera che riprendeva il suo arresto, si è subito premurato di far sapere: «Non sono il boss che racconta la tv». Lontani i tempi dei vecchi padrini, serrati nei loro inquietanti silenzi, che davanti ai giornalisti si coprivano il volto con le manette o un foglio di giornale. Più che da una vita trascorsa in latitanza, Iovine sembra emergere da un format televisivo: bello, sfrontato, sorridente e con la barba lunga come George Clooney. Pronto a interpretare la parte che da sempre in Italia paga meglio: quella della vittima. Non mi stupirei se chiedesse di essere invitato a «Vieni via con me» per un faccia a faccia con Saviano. Per la prima volta il Male esce dalle dimensione arcaica e grifagna con cui lo avevamo un po’ troppo lombrosianamente raffigurato negli anni di Totò Riina e Pacciani. E la cronaca nera sbanda verso «Romanzo criminale»: anche i delinquenti vogliono piacere. Non va mica bene. In un momento di ansie assortite, abbiamo bisogno di essere rassicurati almeno sulla natura dei malvagi. Iovine va richiamato alle responsabilità del suo ruolo. È un cattivo e allora poche storie: faccia il cattivo.