NATALIA ASPESI, la Repubblica 19/11/2010, 19 novembre 2010
GLI ANNI TRENTA DI "VOGUE" E L´ELEGANZA FEMMINISTA
In quel fosco 1937 già carico di disastrosi presagi, una nuova recessione stava sconvolgendo gli Stati Uniti, malgrado le riforme economiche e sociali del New Deal, promosso dal presidente F. D. Roosevelt per superare la grande depressione dei primi anni ´30. Da riviste sfarzose come Vogue arrivavano però, immutati, segnali di lusso e bellezza: grandi fotografi come Horst P. Horst, Cecil Beaton, George Hoyningen-Huené, ne iluminavano le pagine con le candide schiene di grandi dame in abiti da sera con lo strascico, di alta moda parigina, con gli immensi cappelli di organza leggera sulle perfette teste di magrissime ragazze sulle navi da crociera, con i visi aristocratici di belle ereditiere intoccate dalla crisi che aveva creato milioni di disoccupati, al volante di fiammeggianti automobili da corsa.
A Vogue lavorava tra gli altri Marjorie Hillis, che in quell´anno si era già fatta una gran fama al di fuori dei suoi brillanti scritti sulla rivista, vendendo altrettante copie del contemporaneo Via col vento della Mitchell, con il suo rivoluzionario, per l´epoca, Live alone and like it (pubblicato l´anno scorso da Mondadori col titolo ‘Il piacere di vivere da sola´). Adesso Baldini Castoldi Dalai editore rispolvera Orchids on your budget, con il titolo semplificato di Chic! e il sottotitolo, Live smartly on what have you attualizzato in Vivere con eleganza ai tempi della crisi (pagg. 152, euro 16,50).
Non della crisi attuale però, perché 73 anni dopo la prima pubblicazione americana, il consumismo come forma di vita ci ha travolto, e venirne fuori illesi, tra disoccupazione, lavoro precario e assenza di futuro, sarà già un trionfo, e pazienza per l´eleganza che è forse ormai l´ultimo dei nostri pensieri. C´è questa moda editoriale di ripubblicare romanzi, saggi, pamphlet, manuali, del passato, non solo perché liberi dai diritti d´autore, ma anche perché raccontano di un riposante mondo perduto, soprattutto femminile, ardito e casto, spiritoso e intelligente, romantico ed elegante, in cui serpeggia sempre una forma di femminismo gentile negli incontri e scontri tra ragazze in carriera e bei giovanotti recalcitranti da conquistare, tra giovani mogli indipendenti e mariti da domare.
Si sa che quando Marjorie Hillis diede alle stampe il suo Chic!, aveva 48 anni ed era ancora signorina: gran tumulto provocò tra le sue fan senza marito (e tra quelle con, ma ansiose di liberarsene), quando, contravvenendo al suo costante elogio dello zitellaggio, due anni dopo sposò Thomas Roulston, un ricchissimo magnate dei supermercati. Tuttavia non abbandonò le sue signorine, né i suggerimenti per godere della loro indipendenza, intitolando il suo nuovo libro Carne salata e caviale per chi vive sola.
Nell´anno di Chic!, l´Oscar al miglior film andò a Il paradiso delle fanciulle che raccontava la vita di Florenz Ziegfeld, produttore di sfarzosi spettacoli di rivista, che accumulava fasto, eleganza, lusso, donne bellissime e celebri divi quali William Powell e Mirna Loy. Sugli schermi Deanna Durbin, insignificante canterina, in Tre ragazze in gamba ricuciva il matrimonio dei genitori, Gary Cooper in E´ arrivata la felicità decideva di donare la sua immensa eredità ai poveri, Biancaneve e i sette nani commuoveva grandi e piccini. Ma della crisi che piegava gli americani, sullo schermo, come sulle riviste di moda, neanche l´ombra. I quotidiani pubblicavano le immagini delle code di disoccupati e delle famiglie cacciate di casa, ma quello era un mondo che non poteva sfiorare né Vogue né l´intelligente signorina Hillis, il cui concetto di crisi e di povertà espresso nel suo ottimistico volumetto, consiste nel non potersi comprare più di un cappotto da rallegrare con accessori ben studiati (vedi il capitolo "Vestitevi per favore") o nell´offrire a cena antipasti poco costosi tipo mousse di rombo con salsa di rafano ("Non potete fare a meno di mangiare").
"Beh, chi non è povero?" si intitola il primo capitolo, con simpatiche sgridate a chi non si è accorto che «vergognarsi di non essere ricchi è fuori moda quanto le gonne al polpaccio», e infatti «le donne che parlano di povertà e si lamentano di ciò che non possono avere sono tremendamente fastidiose». Oggi siamo troppo ricchi per accontentarci di un abito nero in crépe di seta e uno nero in pura lana, e troppo poveri anche per solo immaginare di avere sempre orchidee fresche a tavola come l´ingegnosa Hillis consiglia per essere perfette, di buon umore e affascinanti: leggere il suo libro è come immergersi in una archeologia femminile in cui i desideri erano limitati dai limiti di essere donna.
Un solo capitolo sembra quanto mai attuale, ed è quello che ci chiede: "Potete permettervi un marito?" E come esempio cita il caso del signor B, un uomo affascinante, colto, dalla conversazione brillante, di buon carattere, che però non ha mai lavorato in vita sua, e che quindi «ha tutto ciò che una donna possa desiderare, tranne il denaro». Darsela a gambe levate? Niente affatto. La signora B. infatti è entusiasta di provvedere a lui, convinta di investire benissimo i suoi soldi. Oggi capita sempre più spesso ma allora la signorina Hillis, dovendo sacrificarsi a diventar signora, si scelse un miliardario e si trovò benissimo.