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 2010  novembre 19 Venerdì calendario

MANDATO DI ARRESTO PER ASSANGE LA SVEZIA LO ACCUSA DI STUPRO

La gloria e la polvere alle volte stanno vicinissime: se ti chiami Julian Assange poi, vivono l´una accanto all´altra, alimentandosi costantemente. Da giorni in testa al voto popolare per l´elezione a uno dei riconoscimenti internazionali più prestigiosi, l´uomo dell´anno di Time Magazine, il fondatore di WikiLeaks è precipitato ieri nella polvere, quando dalla Svezia il procuratore Marianne Ny ha annunciato la richiesta di un mandato di arresto nei suoi confronti. Assange, ha spiegato la Ny, ha più volte rifiutato di presentarsi per rispondere delle accuse di stupro che due donne gli hanno rivolto nell´agosto scorso, a seguito della sua permanenza nel Paese nordico.
La notizia della richiesta ha immediatamente fatto il giro di Internet, il regno di Assange, quella rete di cui l´ex hacker australiano è, da mesi, uno dei punti di riferimento: in pochi minuti è stata tweetata da centinaia di persone, suscitando reazioni per lo più sdegnate. E da Internet è arrivata, in poche ore, la risposta di Assange e dei suoi fedelissimi: con un cambiamento di tattica rispetto al passato, quando era intervenuto solo in prima persona, suscitando la rabbia di quanti - anche all´interno del suo gruppo - lo accusano di protagonismo, Assange ha lasciato che per primi ad usare l´account Twitter del sito che ha fondato fossero prima i suoi legali e poi i suoi collaboratori. Intorno alle 14, Mark Stephens, consigliere legale di WikiLeaks, ha pubblicato un comunicato in cui accusava la procura svedese di "persecuzione" nei confronti del suo assistito, ricordando che Assange si era più volte offerto, durante il suo soggiorno nel Paese, di parlare con gli investigatori. Qualche minuto dopo in rete è apparso il comunicato dei collaboratori di WikiLeaks, che ricordavano la serie di attacchi di alto profilo - da quello del segretario alla Difesa Usa Robert Gates a Hillary Clinton, segretario di Stato - a cui il portavoce del gruppo è stato sottoposto da quando, nella primavera scorsa il sito ha pubblicato 70mila file segreti relativi alla guerra in Afghanistan e poi, qualche settimana fa, 400mila documenti sull´Iraq. «Dal 2007 Julian e WikiLeaks sono stati il motore dietro scoop internazionali che hanno cambiato il mondo. Ogni storia che mostra al mondo gli abusi commessi da potenti organizzazioni porta a un contrattacco. Julian e WikiLeaks sono costantemente sotto attacco, vista la natura del loro lavoro: sono sotto attacco i nostri server, le nostre risorse finanziare. E Julian è sotto attacco dal punto di vista personale», recita la nota.
La linea di difesa di Assange e di WikiLeaks è dunque chiara: le accuse non sono che un tentativo di screditare il sito, che negli ultimi mesi è diventato lo spauracchio dei governi di mezzo mondo. «Ci aspettavamo una cosa del genere», commenta al telefono da Reykjavik Kristinn Hrafnsson, una delle voci pubbliche del gruppo. Quello che non è chiaro è come la vicenda si evolverà: se la richiesta di mandato di arresto fosse accettata e tradotta in un mandato di cattura internazionale, la situazione personale di Assange diventerebbe difficile. L´australiano da mesi gira il mondo senza una dimora fissa - ieri mattina era a Londra - , nel timore di diventare un obiettivo semplice per i tanti servizi segreti che, sostiene, gli danno la caccia. In una delle sue ultime apparizioni pubbliche, poche settimane fa, aveva parlato a Ginevra, sostenendo che se la campagna persecutoria nei suoi confronti fosse andata avanti, non avrebbe avuto altra scelta se non quella di chiedere asilo politico a Cuba. Ieri sera, i portavoce di WikiLeaks hanno rifiutato di dire dove si trovi il loro uomo simbolo in queste ore: forse già a Cuba.