Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 24 Mercoledì calendario

SIGNORA OMICIDI

«Ho portato il nastro che delimita la scena del crimine, il rilevatore di sostanze biologiche, la tuta, i guanti e gli occhiali a infrarossi: serve altro?».
Roberta Bruzzone, 37 anni, di Finale Ligure, criminologa star del caso di Avetrana, presidente dell’Accademia di scienze forensi, docente ed ex poliziotta, arriva scortata da un giovanotto niente male carico di valigette da agente dei Ris. Lo fissiamo con aria interrogativa, mentre sistema il materiale, e lei, fascinosa psicologa che ha spazzato via dalla tv i suoi colleghi maschi,, ce lo presenta stampandogli un bacio sulla bocca. «Ecco mio marito Massimiliano. Ci siamo sposati a dicembre dell’anno scorso a New York. È lui il mio uomo ideale», dice.
Colpo di scena: la donna più conturbante e tosta del momento, forse colei che (nominata perito dell’avvocato di Michele Nlisseri) ci guiderà alla soluzione dell’omicidio della povera Sarah Scazzi, è innamorata. Quindi ha un cuore che batte sotto la sua quarta di seno. Certo non troppo tenero: «Se scoprissi che mi tradisce? Prima lo scioglierei nell’acido e poi lo lascerei». In ogni caso, si infila il giubbotto e posa solo per “Chi” in versione Angelina Jolie bionda.
Domanda. Come vi siete conosciuti?
Risposta. «Sul lavoro. Mio marito si occupa di sicurezza informatica per una ditta americana. Mi è piaciuto subito. Sono una passionale, io. Due anni fa per lui ho lasciato il mio compagno, che non l’ha presa bene. Da allora mi perseguita nella professione e nella vita quotidiana. Sì, sono vittima di stalking. Ho cambiato casa tre volte e temuto seriamente per la mia incolumità. Ancora non è finita».
D. Da bambina che cosa voleva fare’?
R. «A cinque anni il mio obiettivo era scoprire sempre la verità dei fatti. Anche se avevo paura, era più forte di me».
D. Papà poliziotto e due fratelli gemelli. Poi la laurea in psicologia a Torino. Così si diventa criminologa`?
R. «Veramente ho avuto una lunga formazione negli Usa. Specifica sulla scena del crimine e sui casi di stupro e pedofilia».
D. Si riconosce in miss Marple o nella Catherine di CSI?
R. «Miss Marple è una figura letteraria, mi ci vedo».
D. Con i serial tv c’è un’invasione di investigatrici.
R. «Tutti esempi fuorvianti. Le procedure sono piene di errori. I più convincenti? Cold Case e Law & Order».
D. Le è mai venuto il dubbio che tutti la invitino in tv perché è la più bella di Picozzi e Bruno?
R. «Agli invidiosi voglio dire che non ho le extension, né le lenti a contatto. Il seno è vero e mi sono fatta solo un piccolo ritocco delle labbra, tanti anni fa. Per il resto, il primo invito potrà anche scattare per un fatto estetico, ma, le volte, successive, ti chiamano perché sei convincente e perché dici le cose come stanno».
D. Come si veste?
R. «Sulla scena del delitto in tuta da ginnastica, anfibi e capelli legati. Altrimenti in giacca, pantaloni e stivali. La mia passione».
D. Altre passioni?
R. «Le moto. Ho una Ducati Monster. Anche mio marito ne ha una. Il viaggio in moto aiuta la concentrazione».
D. Qualcuno ha insinuato che lei avrebbe avuto una liaison con Daniele Galoppa, l’avvocato di Misseri
R. «Si tratta di un cretino, evidentemente. È la solita storia: sei una bella donna? È automatico che ti scelgano perché vai a letto con qualcuno… Sarà un uomo».
D. L’hanno accusata di avere cambiato versione sul caso Scazzi.
R. «Tutti all’inizio abbiamo pensato quello che ho detto su Michele Misseri. Poi ho esaminato i fatti e le prove e ho cambiato idea».
D. La soluzione è vicina?
R. «Non credo. La situazione è veramente brutta. C’è ancora molto lavoro da fare».
D. Come farà a mettere su famiglia con un lavoro simile?
R. «Prima o poi mi prenderò un anno di pausa e metterò in cantiere una “baby Bruzzone”. Vorrei una femmina: la chiamerei Morgan. Pestifera come me».