Varie, 18 novembre 2010
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Namjoo Mohsen
• Torbat-e Jam (Iran) 1976. Musicista • «[...] Il “Bob Dylan iraniano”, come lo ha definito il “New York Times”, canta i poeti e i mistici persiani con rigore filologico e suona il sitar come pochi altri al mondo. Poi però, si fa tentare dalla chitarra elettrica, trasformandosi in Charles Aznavour che imita i Rage Against The Machine [...] è un frikkettone nato e cresciuto nel posto sbagliato e al momento sbagliato. O forse no, dal momento che è proprio la sua musica unita al particolare passaporto, ad averne fatto una piccola icona della libertà di pensiero e della creatività iraniane ai tempi della censura velata. In patria è celebrato come una star, e non di quelle da sottobosco etno-pop con la brillantina nei capelli, la camicia rosa con il colletto a punta e lo sguardo da macho romantico. Immaginatevi, invece, Massoud e Capossela, e provate a comporne i caratteri in un unico mosaico: ecco Namjoo, sognatore concreto, di quelli che viaggiano leggeri, senza bagaglio. Per il resto, definire la musica di questo curioso derviscio che gira il mondo, non è cosa semplice. [...]» (“Il Sole 24 Ore” 3/5/2009).