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 2010  novembre 18 Giovedì calendario

ALLARME FAO SUI PREZZI ALIMENTARI

Piove sul bagnato. Il ’rally’ del­le materie prime agricole, con aumenti a due cifre per la maggior parte delle derrate, rischia di colpire duramente i Paesi più po­veri e quelli in deficit alimentare. L’allarme è lanciato dalla Fao nel suo Food Outlook semestrale pubblica­to ieri. Quest’anno, avverte l’agen­zia Onu, il costo totale delle impor­tazioni potrebbe superare la soglia dei mille miliardi di dollari, come av­venuto soltanto nel 2008. Ogni cifra contenuta nel rapporto riporta in­fatti all’anno della crisi alimentare, quando da Haiti all’Egitto scoppia­rono tumulti per accaparrarsi una pagnotta o un sacco di farina. Il co­sto delle importazioni alimentari a li­vello mondiale dovrebbe raggiun­gere quest’anno 1.026 miliardi di dollari, in rialzo del 15% sul 2009 e a un soffio dal record toccato nel 2008 di 1.031 miliardi. Il conto aumenterà dell’11% per i Paesi più poveri e del 20% per i Paesi a basso reddito con deficit alimentare. Nel 2011, «se la produzione delle principali colture non aumenterà in modo significati­vo », i prezzi potrebbero salire anco­ra. «Con la pressione sui prezzi del­le principali derrate che non accen­na ad allentarsi, la comunità inter­nazionale deve essere pronta e ri­manere vigile contro il pericolo di ulteriori shock da parte dell’offerta», si legge nel rapporto.

Contrariamente alle previsioni ini­ziali, la produzione cerealicola mon­diale è destinata a ridursi del 2% e non a espandersi dell’1.2%, come anticipato dalla Fao in giugno. Re­sponsabile di questo cambio di di­rezione, secondo il rapporto, un’im­prevista riduzione dell’offerta dovu­ta «a condizioni meteorologiche sfa­vorevoli». Cioè la grave siccità che ha colpito l’estate scorsa la Russia e l’Ucraina. Ma a contribuire agli au­menti dei prezzi sono state anche «le risposte politiche di alcuni Pae­si », come il blocco delle esportazio­ni di grano da parte di Mosca e di Kiev, e le «fluttuazioni delle valute», in altre parole l’indebolimento del dollaro che ha reso più appetibili gli investimenti nelle materie prime. Gli stock cerealicoli mondiali po­trebbero ridursi notevolmente, e a questo riguardo il rapporto lancia un forte appello affinché si aumen­ti la produzione così da riuscire a ri­costituire le scorte. Secondo la Fao gli stock cerealicoli caleranno del 7%, il mais del 12%, il grano del 10%, mentre l’orzo crollerà del 35%. So­lo le riserve di riso si prevedono in aumento, con un incremento del 6%. «Date queste previsioni di calo delle scorte mondiali, il volume del­la produzione del prossimo anno sarà cruciale per la stabilità dei mer­cati internazionali», spiegano gli e­sperti dell’agenzia. «Per i cereali più importanti, la produzione dovrà au­mentare notevolmente per far fron­te all’utilizzo e ricostituire le scorte mondiali, ed è assai probabile che gli agricoltori rispondano ai prezzi cor­renti di mercato con un incremen­to delle semine. Ma i cereali po­trebbero non essere le sole colture che si cercherà di produrre di più, dal momento che l’aumento di prezzi ha reso attraenti anche altre derrate, dai semi di soia, allo zuc­chero, al cotone. Questo potrebbe limitare le risposte produttive di sin­gole produzioni a livelli che potreb­bero essere insufficienti per allen­tare la ristrettezza del mercato. In un tale contesto, i consumatori non avranno altra scelta che pagare prez­zi più alti».