RAFFAELLO MASCI, La Stampa 18/11/2010, pagina 15, 18 novembre 2010
Grazie Tutor, la strada è più sicura - Sulle strade gli italiani sembrano essere più prudenti, a guardare i dati diffusi ieri dall’Istat e dall’Automobile Club: 10% di morti in meno in un anno, 40% in 10 anni, e forte riduzione degli incidenti (meno 1,6% in un anno, meno 18% in 10 anni), e dei feriti (meno 1,1% in un anno, ma 17% in meno in 10)
Grazie Tutor, la strada è più sicura - Sulle strade gli italiani sembrano essere più prudenti, a guardare i dati diffusi ieri dall’Istat e dall’Automobile Club: 10% di morti in meno in un anno, 40% in 10 anni, e forte riduzione degli incidenti (meno 1,6% in un anno, meno 18% in 10 anni), e dei feriti (meno 1,1% in un anno, ma 17% in meno in 10). Tuttavia questo costume virtuoso sembra essere minacciato dall’incremento di alcuni fattori forieri di problemi: il telefonino e l’uso scorretto e la crescente «distrazione» dei giovani. Un quarto dei morti sulla strada ha meno di 30 anni e l’incidente stradale è la prima causa di decesso tra gli under 24. In numeri assoluti, lo scorso anno gli incidenti sono stati 215 mila e hanno determinato 307 mila feriti e 4.237 morti. Questo significa che ogni giorno ci sono stati 590 infortuni, 842 feriti e 12 morti. L’Italia, tuttavia, è riuscita a ridurre del 40% il numero delle vittime della strada negli ultimi dieci anni, avvicinandosi molto all’obiettivo europeo che voleva una riduzione del 50% entro il 2010. Il dato è confortante soprattutto se si considera che in questi stessi anni i veicoli circolanti sono aumentati del 18%. Questo risultato si deve, sostanzialmente, a due fattori: il sistema Tutor, attivato dalla società Autostrade per l’Italia, che ha dato la consapevolezza a chi guida sulle grandi arterie di essere monitorato e - all’occorrenza - sanzionato. E poi il codice della strada, che - aggiornato due volte - ha permesso di dare risposte sempre più adeguate alle esigenze di sicurezza e di controllo. I dati statistici ci dicono che il posto più pericoloso per chi guida è la città: nel traffico avvengono il 76% degli impatti, mentre le autostrade, percepite come il luogo della velocità e quindi del potenziale pericolo, registrano appena il 5,7% di tutti gli incidenti. I periodi dell’anno più pericolosi sono i mesi estivi, quelli dei grandi flussi legati alle vacanze: a luglio si registra il 10% degli incidenti e l’11% dei morti. Quanto ai giorni della settimana, è il giovedì quello più sfortunato. I weekend si confermano, invece, come quelli con il più alto tasso di mortalità, specie tra i giovani. Quanto alle principali cause di incidente, sono il mancato rispetto delle regole di precedenza (17,5%), la guida distratta (15,7%) e la velocità elevata (11,5%). Tra i comportamenti particolarmente pericolosi, quelli determinati dall’uso di tecnologie mentre si guida: dallo stereo al telefonino. «I dati - ha detto il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli commentando le statistiche Istat-Aci - confermano il sostanziale calo degli incidenti stradali, dei morti e dei feriti e riprovano che il lavoro intrapreso, le azioni e gli atti realizzati per sensibilizzare l’opinione pubblica e le famiglie cominciano a dare effetti positivi. È comunque evidente che molto resta ancora da fare e che l’impegno del governo, delle forze di polizia, delle associazioni e delle famiglie deve proseguire con rinnovata lena, anche alla luce di una percentuale preoccupante di giovani vittime. Fino a quando conteremo anche un solo morto al giorno sulle nostre strade non potremo sentirci appagati». Anche per la Fondazione Ania (promossa dalle compagnie di assicurazione) il dato è positivo, ma questo, dice il presidente Sandro Salvati, «non deve assolutamente farci abbassare la guardia. Anzi: ci fa capire in quali ambiti tutti dobbiamo fare di più, perché la battaglia per la tutela della vita e la riduzione degli incidenti stradali è ancora lontana dall’essere vinta. Non possiamo dimenticare - continua Salvati - che ogni giorno sulle nostre strade perdono la vita 12 persone. Che i morti totali sono pari a 18 terremoti di Abruzzo ogni anno. Che costano alla collettività 30 miliardi di euro, cioè 5-6 volte i disastri ecologici. A questo dobbiamo aggiungere un dramma nel dramma: oltre un quarto (26% circa) delle vittime è rappresentato da giovani che avevano meno di 30 anni. In un Paese che invecchia, come possiamo tollerare che i giovani siano distrutti da comportamenti demenziali alla guida? Se continuiamo di questo passo, nel giro di 10 anni rischiamo di veder sparire la popolazione di una città di provincia di medie dimensioni».