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 2010  novembre 18 Giovedì calendario

Modena litiga sul monumento al tenorissimo - E Pavarotti dove lo metto? E, soprattutto, come? Di marmo o di bronzo? In costume o in borghese? A piedi o a cavallo? Cantante o cavalcante? Guccini aveva ragione a metà: Modena forse non è un bastardo posto, ma una piccola città certamente sì

Modena litiga sul monumento al tenorissimo - E Pavarotti dove lo metto? E, soprattutto, come? Di marmo o di bronzo? In costume o in borghese? A piedi o a cavallo? Cantante o cavalcante? Guccini aveva ragione a metà: Modena forse non è un bastardo posto, ma una piccola città certamente sì. E il suo figlio più globalmente celebre resta da morto una presenza ingombrante e sovradimensionata come lo era da vivo. Tutti sono d’accordo: aspettando che si riesca ad aprire il museo, il tenorissimo merita, intanto, una statua. Il Consiglio comunale ne ha votato all’unanimità l’erezione (parola che, come raccomandava Flaubert nel Dizionario dei luoghi comuni , «si usa soltanto a proposito di monumenti») su proposta di un leghista, Stefano Barberini. Ma per il resto tutti sono contro tutti e nessuno è d’accordo con nessun altro. A cominciare dagli assessori, nella città con la maggior stabilità politica del mondo (qui Pci e derivati governano ininterrottamente dal ’45). Quello all’Urbanistica, Daniele Sitta, la vuole vicino al teatro Comunale, da tempo già intitolato a Pavarotti, e di stile tradizionale, con Luciano nella sua tipica posa a braccia spalancate e sorridente dopo aver imbroccato l’acuto. Quello alla Cultura, Roberto Alperoli, invita invece a evitare il «modello monumento» e il kitsch, quindi vota per un’opera «moderna». Entrambi sono d’accordo soltanto nel chiedere un concorso, possibilmente internazionale: grandi firme per le grandi forme del Maestrone. Alla querelle fra antichi e moderni si somma quella fra destra e sinistra. Con l’inevitabile effetto da Strapaese longanesiano. Barberini si gode il clamore suscitato dalle pagine del Resto del Carlino ma, temendo la commissione politica ai soliti noti, passa già dalla proposta alla protesta. Macché bandi internazionali, macché scultori di fama: «Se dev’essere un modo per far lavorare un artista vicino alla sinistra, ritiro subito la mia idea». Insomma, va bene la statua purché non sia scolpita dai soliti comunisti. Intervengono i meno locali degli artisti locali: se il celebre fotografo Franco Fontana si schiera per il figurativo, Wainer Vaccari, pittore di fama, ricorda a tutti che «siamo nel 2010 e non nell’Ottocento» e che comunque le statue nelle piazze non si portano proprio più. E il suo collega Giovanni Manfredini propone un’installazione video «con suoni ed effetti luminosi». Intanto i politici litigano. Enrico Aimi del Pdl non ha dubbi: lui Pavarotti lo vuole in versione equestre (si sa: il tenore amava andare a spasso a cavallo, i cavalli un po’ meno portare a spasso lui) e fa sapere che esiste già un’opera di Marino Quartieri che raffigura Pavarotti mentre cavalca baldanzoso sulla Quinta strada di New York in occasione di un memorabile Columbus day: è alta solo mezzo metro, ma basta ingrandirla e, oplà, il monumento è pronto. Paolo Ballestrazzi del Pri (sì, esiste ancora) ironizza ricordando un mitico dibattito sulla statua da elevare a Gregorio Agnini, apostolo del socialismo locale, quando l’infuriare degli opposti estremismi artistici fu troncato da un ruspante presidente della Provincia che tuonò: «Si faccia un monumento equestre a mezzo busto!». La più saggia, al solito, è Mirella Freni, sommo soprano e sorella di latte di Luciano, che dice che l’importante è stabilire una volta per tutte che la statua si faccia, il come viene poi. Ma c’è un precedente che non depone a favore della celebrazione: il discusso monumento all’altro illustrissimo modenese del Novecento, Enzo Ferrari, una specie di colonna traiana grondante pistoni e cavallini rampanti che fu collocata in pompa magna davanti alla casa natale e poi rimossa a furor di popolo. Vabbé onorare i grandi, ma anche l’occhio vuole la sua parte.