Glauco Maggi, La Stampa 17/11/2010, 17 novembre 2010
«GRAZIE ZIO SAM, HAI SALVATO GLI USA»
Caro zio Sam, grazie di cuore di aver salvato l’America. E, in particolare, grazie all’ex presidente George Bush. Firmato, il tuo nipote Warren Buffett. In una opinione apparsa sul New York Times di ieri, il finanziere più ricco e famoso degli Stati Uniti ha voluto rendere omaggio al governo di Washington, che intervenne provvidenzialmente due anni fa nel momento del panico. Buffett ha ricostruito le vicende dell’autunno 2008: «Fannie Mae e Freddie Mac, i pilastri che sostengono il nostro sistema di mutui, furono commissariate. Molte tra le nostre maggiori banche commerciali erano vacillanti. Uno dei giganti di Wall Street era fallito, altri tre erano sulla stessa strada e Aig, la più famosa assicurazione al mondo, era sulla soglia della morte».
C’era solo una forza che potesse contrastare la crisi, «e questa forza eri tu, zio Sam», scrive Buffett. «Sì, spesso sei stato impacciato, anche inetto... ma quando gli imprenditori e la gente in tutto il mondo correvano in cerca di liquidità, tu eri la sola controparte con le risorse in grado di prendere posizione. Quando la crisi esplose, sentivo che avresti capito il ruolo che dovevi giocare... ma tu non sei famoso per essere spedito... e io temevo che il muro delle sorprese ti avrebbe disorientato....».
La sfida era enorme e in molti pensavano che non eri all’altezza, continua Buffett. «Bene, zio Sam, ce l’hai fatta. Ci sarà chi malignerà su specifiche decisioni... ma tutto sommato le tue azioni furono efficaci in modo rimarchevole. Io avevo una postazione piuttosto buona mentre gli eventi si succedevano, e vorrei dare un riconoscimento ad alcuni nostri soldati. Nei giorni più cupi, Ben Bernanke (Fed), Hank Paulson (ministro del Tesoro), Tim Geithner (capo della Fed di New York), Sheila Bair (capo del fondo di garanzia delle banche Fdic), afferrarono la gravità della situazione e agirono con coraggio e prontezza». Poi l’affondo inatteso, il tributo a George Bush: «Sebbene non l’abbia mai votato gli do grande credito per aver fatto da leader, mentre il Congresso si metteva in posa e bisticciava».
Se Buffett, informale consigliere e simpatizzante di Obama, ha stupito per il riconoscimento a Bush, non meno sorprendente è stata l’uscita di un altro grosso calibro della finanza globale, George Soros. Celebre profugo dal mondo comunista, sostenitore per anni dei movimenti di liberazione nei paesi dell’Est Europa, e finanziatore delle campagne dei Democratici in America, compresa quella per Obama presidente, Soros ha tessuto ieri le lodi della Cina e sminuito gli Stati Uniti e il loro governo. «E’ veramente notevole il rapido cambio di potere e influenza dagli Usa alla Cina», ha detto paragonando la caduta dell’America a quella della Gran Bretagna dopo la seconda guerra mondiale. «Oggi la Cina non ha solo una economia più vigorosa, ma in verità un governo che funziona meglio di quello degli Stati Uniti. La Cina è cresciuta molto rapidamente badando ai propri interessi, e ora deve accettare la responsabilità per l’ordine nel mondo e anche per gli interessi degli altri popoli».