Antonella Scott, Il Sole 24 Ore 18/11/2010, 18 novembre 2010
PARLA ITALIANO IL RE DELLA VODKA
«Facevo il cameriere in un ristorante di Mosca...». Come nasce un oligarca? A 48 anni, Roustam Tariko è il 721° miliardario al mondo negli elenchi di Forbes, il 47° uomo più ricco di Russia. È il re della vodka e delle carte di credito, ha un Boeing 737 e una splendida villa nei boschi, a Barvikha, l’indirizzo dei ricchi e potenti di Mosca. Così, si direbbe, vive un oligarca: organizzando il concorso Miss Russia, acquistando in Sardegna la casa di Veronica Lario, spendendo 350mila euro per dare il nome di una donna a un’orchidea, organizzando feste da sogno ai piedi della Statua della Libertà per il debutto sul mercato americano. Attirando su di sé l’attenzione dei media, come quando la compagna di Tariko venne sospettata di contrabbando per non aver dichiarato in dogana gioielli che teneva in borsa, e che invece erano suoi. Roustam sorride: «Fa parte del gioco. Alla gente interessano gli scandali, e non sapere che ti svegli alle sei per lavorare, e che alla sera ceni in famiglia». Però chiarisce: «Non voglio essere chiamato oligarca. Al contrario di altri, ho creato il mio business da solo, senza privatizzazioni o acquisizioni. Ne sono orgoglioso».
Lo dice parlando a voce bassa, accarezzando con l’accento russo un bell’italiano imparato sul campo: parla italiano il suo inizio. «Facevo il cameriere, un giorno un cliente mi regalò un libro, un elenco di società e servizi per stranieri». Tariko era arrivato dal Tatarstan nel 1979, a 17 anni, spazzando la neve dai marciapiedi per pagarsi gli studi: «Cominciai a telefonare - racconta - offrendo biglietti per il Bolshoj, taxi, interpreti: servizi che non richiedevano un grande capitale. Era appena arrivato Gorbaciov, e tutti volevano venire a Mosca per capire com’era». Oggi Roustam ha una fortuna stimata a 1,4 miliardi di dollari, e sta per mettere a segno un nuovo colpo avviandosi ad acquistare l’ucraina Nemiroff, quarto produttore di vodka al mondo per vendite. Ma la sua vera fortuna, è convinto, è stata avere 27/28 anni nel momento in cui un’economia senza banche né prodotti di consumo imboccava la via del mercato, offrendo a un giovane possibilità illimitate.
«Un giorno ho trovato una società italiana, si chiamava Business Tours. Mi ricordo sempre che allora avevo solo un paio di scarpe, e le pulivo bene prima di entrare in un ufficio». Ma qualcuno lo aveva preceduto: «Una signora spiegò che solo quel giorno altre 15 cooperative le avevano offerto gli stessi servizi prima di me. Stavo già per andare via, quando lei mi guardò le scarpe: mi sembri un ragazzo sveglio - disse - e io ho un grande problema. Se lo risolvi, diventerai miliardario».
All’epoca gli stranieri potevano alloggiare solo negli alberghi Intourist, l’ente di stato. Gli hotel riservati ai russi erano vuoti, tra loro il Rossia di fronte al Cremlino con le sue 4mila camere, immenso, grigio - e oggi demolito. Roustam riesce a convincere l’amministrazione ad accettare i clienti stranieri, Business Tours lo paga a commissione: «Così è nato il mio primo capitale, in fretta, non un dollaro sull’altro». Business Tours, racconta Tariko, «non lavorava per turisti ma per imprenditori. Mi prendevano sui loro aerei, risolvevo problemi, imparavo a conoscere le aziende e il modo in cui lavoravano».
In breve Tariko è in grado di lavorare con colossi come Ferrero e Campari, la strada che gli si è aperta è quella dell’importazione e distribuzione di prodotti di consumo: «Ciò che un russo non aveva, ma che aveva diritto ad avere», dice Roustam e lo ripete in russo, come a scolpire il principio che ancora oggi guida il suo impero. Vodka e banche, attività unite dalla ricerca di uno standard di eccellenza che vanti radici russe, ma con la capacità di diventare prodotto competitivo globale. «Noi la chiamiamo affordable luxury, qualità estrema ma accessibile», spiega Roustam e aggiunge scherzando: «Vodka e banche, entrambe possono aiutarti a realizzare i sogni». Il loro nome è Russian Standard. Una vodka divenuta la prima in Russia nel segmento "alta qualità", e poi una banca, che fece aggrottare le sopracciglia ai consulenti di McKinsey quando Tariko disse che avrebbe avuto lo stesso nome della vodka. E lo stesso simbolo, un orso e un’aquila intrecciati: «Animali russi - spiega Roustam - la potenza e la saggezza che vede lontano. Devono stare insieme per funzionare». Specializzata nel credito al consumo a breve, la banca di Tariko ha colmato un vuoto in un sistema concentrato finora sui depositi e sulle grandi aziende.
L’impero non cercherà nuove frontiere: «Finora ho lavorato per diventare un simbolo in Russia, adesso il mio sogno, per la vodka, è diventare un brand famoso all’estero. Nel settore bancario la mia responsabilità è rendere competitivo ciò che mi è stato dato, seguendo il cambio di tecnologie e le innovazioni».
Non lavoro mai e non mi riposo mai, ama dire. E non c’è tempo per stringere amicizie con oligarchi come Roman Abramovich e Oleg Deripaska: «Chiaro che ci conosciamo, in alcune occasioni chiacchieriamo e ci confrontiamo. Ma siamo tutti impegnati: alla fine i veri amici diventano i colleghi con cui si ha un contatto giornaliero». Sulla classe degli oligarchi, però, Tariko tiene a chiarire qualcosa. «Tra loro ci sono persone di grande talento, che sono riuscite a conservare e sviluppare aziende che avrebbero potuto non esistere più. Solo i privati avrebbero potuto fare una cosa del genere. È sbagliato stendere un’immagine negativa su tutti gli oligarchi russi, del resto anche il controllo della società si sta rafforzando a vantaggio della trasparenza e della legalità mentre emerge una seconda generazione di manager. Il periodo del Wild East, a mio parere, è finito».