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 2010  novembre 18 Giovedì calendario

LA SCONFITTA DI BERLUSCONI È DI NATURA PSICOLOGICA


Silvio Berlusconi, indipendentemente da come si concluderanno voti di fiducia e, forse ancor più preoccupante, la Corte costituzionale contro il legittimo impedimento, ha già subìto una pesante sconfitta, essenzialmente psicologica. La politica ha avuto ragione di lui. Lui stesso, infatti, è stato costretto a scendere nell’odiato teatrino della politica. Perfino nel suo messaggio di domenica scorsa risonavano le insofferenze contro i detestati “professionisti della politica” (ha sempre dimenticato che costoro potevano con altrettanto vigore avercela con lui, prestato alla politica), segno che il Palazzo continua a restargli sul gozzo. Tuttavia da settimane è stato costretto a indire vertici, che perfino nel nome puzzano di politica degli anni preberlusconiani. La serie dei suoi tonfi ha avuto avvio con l’indimenticata seduta della direzione nazionale: una ritualità aberrata sino dalla fondazione di Fi. Nell’altra, più recente riunione dello stesso organo è stato costretto a prepararsi una relazione scritta e concordata con i diretti collaboratori: esattamente come un qualsiasi segretario di un defunto partito del pentapartito. Per settimane il Cav ha dovuto mettersi alla caccia di voti di questo o quel parlamentare, contrattando; e tutto fa pensare che la manovra (ahinoi!) si ripeta identica fino a 14 dicembre. Da mesi non passa quasi giorno che egli senta intervenire, non solo con critiche e riserve, bensì con attacchi furiosi sul piano personale prima ancora che politico, alcuni deputati finiani da lui nominati alla Camera e che egli sbranerebbe volentieri. Per testimonianza di uno che lo conosce come pochi, cioè Fedele Confalonieri, uno dei fastidi maggiori che gli provocano le consuetudini di Palazzo è la satira: le vignette di Emilio Giannelli sul Corriere l’irritano nell’intimo. Berlusconi non capisce come possano esserci persone che su di lui fanno ironia, per tacere di coloro che l’avversano. Ebbene, nelle ultime settimane le accuse gli sono provenute proprio da suoi ex alleati. Anche i cambiamenti di campo, usuali nella storia politica (per la verità, molto più dopo il ’94 che non prima), sono per il Cav intollerabili, salvo che, va da sé, non si attuino in suo vantaggio. Oggi Berlusconi deve rastrellare i suffragi per avere la fiducia parlamentare. Ma perfino l’andare alla Camera o al Senato gli dà l’orticaria, al punto che a palazzo Madama hanno di recente salutato la sua apparizione come un inusuale ritorno dopo anni di assenza. Il Cav considera tempo intollerabilmente perso quello passato ad ascoltare discorsi di sostenitori e avversari. È, pure questo, un suo limite: un dittatore come Benito Mussolini era un abile parlamentare, come attestano i suoi discorsi, da quello diretto all’aula sorda e grigia, fino all’invettiva sanguinosa (e in fondo profondamente vera sul piano personale) di «imboscato della storia» affibbiata a Benedetto Croce, oppositore del Concordato. Berlusconi sottomesso alle ferree leggi della politica è un evento inatteso. Intendiamoci: l’errore è sempre stato suo, di volersi imporre contro norme non scritte, spesso intrinseche alla politica. Quasi sempre ha avuto ragione, compreso quando ha creato partiti che nulla avevano (e hanno) del movimento politico normale. Però le vicende delle ultime settimane hanno umiliato il Berlusconi impolitico e antipolitico. Gl’invisi professionisti della politica l’hanno messo spalle al muro.