Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 17 Mercoledì calendario

PICCOLO FRATELLO

Et Voilà. Claudio Scazzi, adesso, vuol assurgere a stella esausta del piccolo schermo. Ora il fratello triste, con quel cappelluccio da baseball su una faccia inquietante da Klaus Kinski del Salento, aspira a trasformarsi in eroe del piccolo schermo come un Azouz Marzouk, un Fabrizio Corona qualsiasi.
La notizia è l’estrema abiezione, quella che non avremmo mai voluto raccontare. L’ha rivelata, ieri, il settimanale “Oggi”. Claudio Scazzi, 24 anni, ubiquo fratello di Sarah uccisa nell’agosto scorso ad Avetrana, ha chiesto a Lele Mora impresario di divi e divette e guidatore di camioncini carichi di colorate ragazze verso Arcore, di trovargli «un lavoro nel mondo dello spettacolo, magari della tv. Sto a Milano e ho chiesto a Mora se aveva in mente qualcosa per me. Non mi dispiacerebbe la tv».
UNA FACCIA TETRA
Claudio Scazzi è buon estimatore di se stesso, un fine conoscitore e un terreo frequentatore dei salotti televisivi. Confida al settimanale principe della Rcs: «Credo di avere delle potenzialità e per questo mi sono rivolto a Mora. Se non lo sa lui cosa farmi fare...». Per onestà, Mora non sa davvero cosa fargli fare. L’impresario si era semplicemente e generosamente offerto “durante suoi eventi, a consentire al giovane di presentare il progetto di un caniledarealizzareinmemoriadi Sarah e di raccogliere fondi”; per lui il giovane Scazzi, con tutto il peso della sua tetra presenza non aveva le phisique per la televisione. Punto. Eppure, secondo Oggi, la bocciatura di Mora non avrebbe scoraggiato Claudio il quale, accompagnato dal padre e da un legale di fiducia (uno dei tanti in questa vicenda, molti dei quali anch’essi spesso in tv) ha visitato altre agenzie milanesi di spettacolo. Claudio, conclude il settimanale, «nega di voler tentare la strada dello spettacolo cavalcando la popolarità raggiunta a causa di una tragica storia di cronaca», scrive Oggi. «A un’agenzia di Torino, che mi proponeva di diventare il nuovo Azouz Marzouk ho già detto di no». E ci mancherebbe tanto, aggiungiamo noi.
SPECULAZIONI
Ora, sarebbe inutile ripercorre qui la polemica sulla speculazione della tragedia; sull’assidua frequentazione di salotti, tinelli, angoli fradici d’impudica pietà di Claudio; sulle -a questo punto facili illazioni che descrivevano il giovane Scazzi destinatario di gettoni di presenza televisivi, cifre consistenti che gli avrebbero cambiato la vita e il mestiere da anonimo corriere a 5 euro l’ora nell’anonimato della grande metropoli. Sarebbe troppo facile, ora, ricordare del giovane Claudio l’incauto e spiazzante narcisi-
smo. Di come il ragazzo, una volta saputo del ritrovamento del corpo della sorella si precipitò, affranto dal dolore, da Milano non direttamente ad Avetrana, ma negli studi romani della “Vita in diretta”, dato che era di strada. Sarebbe troppo banale evocare il paragone con Azouz che, dopo la strage di Erba in cui perse il figlio, fu avvistato a cena con Fabrizio Corona, il Pigmalione deciso a costruire sull’omicidio del di lui figlioletto una carriera da agnello sacrificale catodico. O rammentare l’ombroso pugile rumeno Karol Ratz protagonista di un errore giudiziario che Bruno Vespa rese un simbolo mediatico e semovente di malagiustizia, sempre a colpi di gettone di presenza
(non Vespa, ma gli altri). Molti sono i casi in cui il cosiddetto “circo mediatico” crea i suoi mostri-vittime e parenti delle vittime e amici delle vittime, ognuno di essi col suo atout drammaturgico da spendere finchè il ferro della morbosità dei media è ancora caldo.
LA FICTION A TRE FINALI
Sarebbe superfluo, e mollemente etico discettare di tutto ciò. La tv, come il sonno della ragione genera i suoi mostri.
Perciò non commenteremo nemmeno la notizia data dal sito Affaritaliani che narra del “primo mini-film sulla morte di Sarah Scazzi. A produrla è a mandarla in onda è stata l’emittente salentina Telerama. Una finzione di soli sei minuti, con attori che assomigliano moltissimo ai reali protagonisti mandata in onda nel corso della trasmissione “L’Indiano”. Essendo il caso Scazzi ancora aperto tale fiction avrebbe tre finali aperti e diversi: lo zio che tenta l’approccio sessuale su Sarah e poi la strangola; Michele che uccide la ragazzina e Sabrina non si accorge del corpo della cugina; padre e figlia che ammazzno Sarah insieme. Il commento, ancora una volta, spetta al lettore...