Frammenti, 17 novembre 2010
Tags : Gillo Dorfles
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "DORFLES, GILLO"
•1996
Chi salterà il fosso che separa l’opposizione dalla maggioranza? La domanda irriverente ma politicamente fondata è stata rivolta a politici e intellettuali. Ogni ”giurato” ha dato un giudizio sulla possibile diaspora, e molti hanno indicato uno o più fra i neodeputati e senatori indiziati di appartenere alla categoria dei ”saltatori”. C’è chi come Carlo Bo, mostra un pessimismo radicale sulla coerenza dei neoparlamentari: ”Per quello che posso immaginarmi - commenta - tutti in segreto sono pronti al salto della quaglia». Ma i «più pronti» secondo lui sono Irene Pivetti («Negli ultimi tempi ha dimostrato qualche predisposizione suggestiva»), Giulio Tremonti («Non sarebbe nuovo a queste imprese») e Ombretta Fumagalli Carulli «perché ha uno sviluppato senso del protagonismo». Gillo Dorfles aggiunge il leghista Roberto Maroni, perché «chi ha cambiato idea una volta può ripetersi», e Giuliano Urbani, dal momento che «una colomba è pur sempre una colomba».
Fonte: Corriere della Sera, 24/04/1996, Dario Di Vico e Dario Fertilio
•2004
La sua rete di amicizie milanesi [DI GIOVANNI GIUDICI, NDR] andava da Giansiro Ferrata a Luciano Anceschi, da Elio Vittorini a Gillo Dorfles, da Luciano Erba a Bartolo Cattafi, da Marco Forti a Giovanni Raboni. E intensa, benché a tratti tumultuosa, era la frequentazione di Franco Fortini.
Nello Ajello, la Repubblica 24/6/2004
•2006
Nel 1962 Giovanni Anceschi è andato a studiare a Ulm. Perché? ”Pensavo fosse importante, in fondo non avevo mai smesso di farlo anche con il Gruppo. E poi Gillo Dorfles mi disse: ”Vai a Ulm, c’è una nuova scuola diretta da un argentino, Maldonado. Mi indirizzava a studiare design e invece seguii comunicazione visiva”.
Marco Belpoliti, ”La Stampa” 6/1/2006
•2007
È capitato in questi giorni che uno scrittore della fama letteraria e cinematografica di Hanif Kureishi sia stato costretto dagli inflessibili gestori di un ristorante della "sua" Londra ad accedervi dalla porta dei fornitori perché sprovvisto di cravatta. Pochi giorni dopo, a Milano, il soprintendente del Teatro alla Scala, subito confortato dall’autorevole sostegno del sempreverde teorico del gusto Gillo Dorfles, decretava che da qui in avanti nessuno sarebbe stato ammesso nel massimo tempio della lirica senza cravatta, una mobilitazione, si direbbe, al di là e al di qua della Manica, che sembra voler esorcizzare l’eclissi del glorioso capo di abbigliamento maschile.
Fonte: Il Sole 24 Ore 04/02/2007, pag.45 Mario Andreose
Da qui, l’ansiosa attesa d’un qualche interlocutore che sapesse ascoltare. Anche se, in verità, della critica milanese, Gillo Dorfles e Guido Ballo guardavano con attenzione le ricerche dei giovani artisti.
Fonte: Agostino Bonalumi, Corriere della Sera 11/6/2007
•2008
Delle vicende di Carla Dondi domani sera, alle 20.30, verrà presentata una lettura scenica recitata da Carla Chiarelli con le musiche di Alessandro Nidi: una celebrazione per l’onorificenza – preceduta da un dialogo con il critico Gillo Dorfles, il regista Giulio Cingoli e lo scrittore Giorgio Falco – che certo non trascura il resto dell’opera poetica dell’autore.
Fonte: Corriere della Sera 24 febbraio 2008, Alessandro Beretta
Come ricorda Gillo Dorfles, ”Le pietre di Sciola hanno il potere di suscitare l’equivalente di un evento sacro”. [...]»
Gianluigi Colin, ”Corriere della Sera” 17/10/2008
•2009
Eppure sono stati spesso degli artisti – e quanto questo termine non sia esagerato chiedetelo a Gillo Dorfles, uno dei pochi critici d’arte che ha da sempre capito e favorito l’importanza della «buona grafica» ”: costretti in uno spazio limitato e vincolati da precise regole di brand e corporate identity, come si dice oggi.
Fonte: Stefano Salis, Il sole 24 ore 11/1/2009
Il 98enne Gillo Dorfles resta così, con Sergio Givone, l’ estetologo più in vista nell’ enciclopedia (per quanto in lui non vi sia, come egli scrive, «alcun impianto speculativo»), ove non si vogliano includere in questo settore di studi Umberto Eco (che però è un semiologo strutturalista e uno storico del pensiero medioevale) e Gianni Vattimo, che però è un teoreta di estrazione ermeneutica.
Fonte: Pierluigi Panza, Corriere della Sera, 16/1/2009
«La felice armonia dei suoi oggetti – spiega Gillo Dorfles – non è l’espressione di un’eleganza solo formale perché ogni suo pezzo viene sempre studiato attentamente e lungamente dal punto di vista scientifico, ergonomico, economico. Così è molto raro che qualcuno di questi oggetti non sia in grado di reggere il mercato per le sue qualità tecniche oltre che per quelle stilistiche».
Fonte: Stefano Bucci, Corriere della Sera 21/11/2009
L’economia dei "fattoidi" (fatto incompletoo deviato secondo il grande critico d’arte Gillo Dorfles, che scrisse il libro Fatti e fattoidi già negli anni 90, ora riproposto da Castelvecchi) sommata a quella dei ricatti, industria sempre fiorente, è un terreno scivoloso. Che per di più manca di qualsivoglia appoggio statistico che ne consenta la perimetrazione.
Fonte: Guido Gentili, Il Sole-24 Ore 24/11/2009;
Negli anni Sessanta, invece, per colpa mia, quando Gillo Dorfles mi chiese di collaborare al suo volume sul Kitsch, d´après il saggio di Hermann Broch, ebbi l´errata sensazione che si trattasse di una moda stagionale, effimera. Così come non attaccò mai da noi quel «cursi» che è un vecchio equivalente spagnolo di camp.
Fonte: Alberto Arbasino, la Repubblica 24/12/2009
Il premio Masi Civiltà Veneta in 28 anni è andato a personaggi quali Susanna Tamaro, Mario Rigoni Stern, Ermanno Olmi, Marco Paolini, Giuseppe Sinopoli, Luigi Meneghello, Hugo Pratt, Andrea Zanzotto, Biagio Marin, Anna Proclemer, Uto Ughi, Gillo Dorfles, Antonia Arslan.
Stefano Lorenzetto, Il Giornale 28/07/2009
•2010
Ma in fondo anche un venerato maestro come Gillo Dorfles in un suo scritto recentissimo apparso sul Corriere della Sera afferma che la critica dovrebbe tornare a dire la verità, e tra le verità della critica ci sarebbe anche questa: «che i grandi scrittori del secolo scorso, con tutta la loro grandezza, hanno fatto il loro tempo: persino i Proust e i Sartre, i Broch o i Cocteau, Henry Miller o Joyce».
Fonte: Alessandro Gnocchi, il Giornale 16/4/2010, pagina 38
SENZA DATA:
Gillo Dorfles, studioso di estetica e critico d’arte, difende Gae Aulenti e l’opera contestata: «Ora che c’è, la lascerei. Ci sono monumenti più brutti a Milano. Gae Aulenti è stata coraggiosa nell’affrontare un problema molto difficile. La piazza è bruttissima e lei ha potuto fare solo una cosmesi parziale. L’Ago e il Filo, che pure è la meno divertente delle opere di Oldenburg, le ha dato almeno una prima atmosfera di modernità».
FRAMMENTO NUMERO 150099
LIBRI:
TEATRO ALLA SCALA - Mostra I, II, IV, VI, VII e VIII. 7 volumi. Amici della Scala, Milano 1988.
Mostra Prima: I De Chirico e i Savino. A Cura di Rossana Bossaglia. Illustrazioni.
Mostra Seconda: I Benois. A cura di Gillo Dorfles. Illustrazioni.