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 2010  novembre 17 Mercoledì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "FLORES D’ARCAIS, PAOLO"


Ricerca fatta con “Flores D’Arcais”

Secondo Maria Latella, i girotondi rendono più vispi i matrimoni di quei cinquantenni di sinistra che magari si sono conosciuti a una manifestazione, «hanno amato Berlinguer e letto Hannah Arendt, sono passati insieme dai film di Fassbinder a quelli di Ken Loach». Per loro, la nuova attività politica sarebbe un’occasione per «sentirsi di nuovo giovani e ancora più innamorati». La giornalista prende come esempio Paolo Flores d’Arcais e sua moglie Anna (si sono fidanzati a una manifestazione, il 5 marzo del ’77), Nando ed Emilia Dalla Chiesa, Daria Colombo e Roberto Vecchioni.
Sette 3/10/2002 e 17/10/2002

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[NANNI MORETTI] Ha esordito con un documentario in Super8 su un gruppo di adolescenti romani anni Settanta, studenti al Mamiani, iscritti alla Fgci, impegnati a girare filmini e organizzare festine il sabato pomeriggio, tutti amici suoi e del fratello Franco, legatissimo all’epoca con Paolo Flores D’Arcais.
Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini” 24/10/1998 – Scheda Parrini su MORETTI Nanni

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[IRENE PIVETTI] C’è chi, come Sgarbi, sostiene perfino che si sono invaghiti di lei Paolo Flores D’Arcais (MicroMega) ed Eugenio Scalfari (’Repubblica”).
Claudio Sabelli Fioretti, 01/05/1997

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«L’Italia liberale che voleva costruire Gobetti, irreversibilmente radicata nell’ethos delle regole condivise, della legalità, delle eguali opportunità, e nel primato dell’individuo sul conformismo delle obbedienze, è ancora un’Italia che non c’è. E proprio e sempre per le ragioni individuate e stigmatizzate da Gobetti. Perché latita, in Italia, una borghesia all’altezza di quel compito. E perché troppi cittadini moderati continuano ingenuamente a credere che il pericolo per il liberalismo venga dai comunisti - malgrado i comunisti siano in estinzione più dei panda - mentre il rischio nasce tutto da una destra che non possiede indelebili e originari cromosomi liberali, e dunque usa la frase liberale ma non ne pratica i valori, e li indossa e smette esattamente come un vestito, secondo utilità e opportunità, in vista dei propri privilegi»
Prefazione di Paolo Flores d’Arcais a Piero Gobetti, "La rivoluzione liberale", Einaudi.

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Come dovrebbe essere la sinistra secondo il massmediologo Klaus Davi: afrodisiaca, telematica, consumistica e soprattutto liberata dall’ossessione per Silvio Berlusconi, che è una mania terribilmente maschilista, «come un intervento di Paolo Flores D’Arcais».
"il Riformista" 17/4/2004 pagina 1

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Il più bel giornale italiano, il più importante quotidiano nazionale, la Repubblica, retrocede d’indirizzo, se ne va a largo Fochetti in Roma. […] dove comunque già ci alloggia Paolo Flores d’Arcais (felice però perché è vicino a casa sua) con la redazione di Micromega e Lucio Caracciolo con Limes.
Uscite. Il Foglio 11/06/2004

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[ELIO VELTRI:] «[…] Di Pietro […] Il suo modo di fare e d’improvvisare ha fatto allontanare gente di gran valore che aveva mostrato interesse per il nostro movimento: parlo di Demattè, Passera, Bazoli e Flores D’Arcais. Tutta gente che, quando ha capito il personaggio, ha preso le distanze [...] Ricordo che nel ”98, al convegno di San Sepolcro del movimento, Orlando doveva presentare la carta dei valori a cui aveva lavorato duramente per un mese intero. Di Pietro gli diede solo cinque minuti per illustrarla e tre minuti ai deputati per commentarla. E poiché noi parlavamo di giustizia, lui alla fine ci bacchettò: basta, disse, occupiamoci d’altro. Con quell’uscita riuscì a deludere anche Flores D’Arcais [...]».
Renzo Di Rienzo, ”L’Espresso” 3/1/2002- Scheda Parrini su VELTRI Elio

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[GIULIO SAVELLI:] «[…] I trotzkisti mi espulsero perché facevo la rivista ’Soviet’ con Paolo Flores d’Arcais [...]».
Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 5/2001 – Scheda Parrini su SAVELLI Giulio

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[…] Finì che Craxi chiese a Flores d’Arcais di organizzare un convegno dove fu ufficializzato il no socialista al leninismo [...]”»
Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 23/2002 – Scheda Parrini su PELLICANI Luigi Luciano

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[…] ”Libera stampa in libero Stato”, un dibattito con Paolo Flores d’Arcais, direttore del periodico MicroMega, Marco Travaglio e la Guzzanti.
M. Feltri, La Stampa 8/10/2005

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[…] 2006. Anno in cui, annuncia il direttore di MicroMega Paolo Flores D’Arcais, «riunirò i miei saggi sulla Arendt in un nuovo libro».
Corriere della Sera 04/12/2005, pag.35 Pierluigi Panza

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Paolo Flores d’Arcais (che era uno dei giovani dioscuri della cattedra romana di Colletti, l’altro era Tito Magri) compirà in seguito un percorso politico diametralmente opposto a quello del maestro [LUCIO COLETTI]. Ma, sul piano filosofico, basta leggere un qualunque fascicolo della sua rivista ”MicroMega” dedicato alla filosofia redatto assieme a un altro collettiano doc come Angelo Bolaffi, oppure la predilezione di Flores per una esponente di punta del pensiero anti-totalitario come Hannah Arendt, per accorgersi che l’aura di disincanto è la stessa che si respirava nelle stanze fumose ma intellettualmente trasparenti di Lucio Colletti.
Pierluigi Battista La Stampa, 29/09/2004

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[…] L’ipoteca di Franco-il-fratello-migliore [DI NANNI MORETTI] continua ancora: è stato lui a far da Virgilio a Nanni tra i gruppi trotzkisti, dove incontra Paolo Flores d’Arcais, oggi amato-odiato compagno di girotondi. […] Rimangono esempi rari, comunque, i fratelli allineati nei medesimi schieramenti: l’inquieta fratellitudine pone spesso ”celebri” coppie su fronti diversi. Il taglio, la ”simbolica” castrazione del cognome, per esempio, è la strada battuta da due dei più noti Flores d’Arcais (che sono peraltro una numerosa famiglia). Paolo, filosofo, fondatore di ”Micromega”, il d’Arcais lo usa con orgoglio, mentre Marcello, storico dei Paesi dell’Est, ne fa a meno. Rampolli di una nobile famiglia di origine sarda e molto religiosa, Paolo e Marcello guardano con ammirazione a papà Flores, illuminato funzionario dell’Iri che scrive su ”Civiltà delle macchine”, rivista ideata dal poeta ingegnere Leonardo Sinisgalli. Dura la vita, però, per Paolo che, forse, ancora oggi porta le stimmate di stagioni in cui assai raramente si divertiva. Se Marcello è prorompente, baciato dalla fortuna cattedratica, Paolo, invece, proprio nell’intollerante accademia sconta i suoi interessi politici extrauniversitari. Il maestro Lucio Colletti lo accusava di non amare i pensatori «veri», di dedicarsi non a filosofi come Kant e Hegel ma a Hannah Arendt.
Difficile tener dietro a Marcello per Paolo che, proprio dalla fraterna contrapposizione, vede nascere i suoi fantasmi di vagabondo eretico, perennemente transeunte da un gruppo politico a un altro, da una rivista all’altra: dal ”Soviet” al ”Leviatano”, con Giampiero Mughini (che proprio in un recente numero di ”Sette” ha denunciato: «Paolo Flores, uno che da vent’anni si farebbe torturare piuttosto che pronunciare il mio nome») ed Ernesto Galli della Loggia. E poi a ”Mondo operaio” (cioè dai gruppi trotzkisti al Psi), e dal Pci alla Rete. Difficile tra una riunione politica e un ”club” misurarsi sul terreno dei corposi saggi che Marcello va sfornando a partire dai lontani anni Settanta, sul mito dell’Unione Sovietica, sulla storia e la globalizzazione nel Novecento, sui totalitarismi, sulla questione armena, perché, quanto Paolo è «movimentista», desideroso del cambiamento, soggetto all’irrequietezza e agli scarti d’umore, tanto Marcello è tranquillo e ancorato ai suoi studi che gli esperti del settore definiscono tra i migliori […].
Mirella Serri Sette, 14/11/2002

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«Dopo la nomina dell’avvocato di De Benedetti e del capo di Mani Pulite ai vertici della Figc» (Rossi e Borrelli), Massimo Gramellini ha scherzosamente previsto sulla ”Stampa” altre nomine in arrivo nei prossimi giorni: Rita Levi Montalcini all’antidoping, Paolo Flores D’Arcais all’Associazione italiana arbitri («ogni direttore di gara dovrà dimostrare di aver sempre mantenuto una condotta integerrima: mai parcheggiato in doppia fila, mai viaggiato in autobus senza biglietto, mai assegnato un rigore a Pippo Inzaghi»), […].
Massimo Gramellini, La Stampa, 24/5/2006

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INDICE DEI NOMI DEL VOLUME: MASSIMO PINI "CRAXI. UNA VITA, UN’ERA POLITICA" MONDADORI 2006
Collocazione: A2
Flores d’Arcais, Paolo, 120, 123, 162, 193, 339,360,446,558,638

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Ritanna Armeni, elegante e colta partner di Giuliano Ferrara a Otto e mezzo, su La 7, è una delle migliori amiche di Sansonetti. Un rapporto intensificatosi negli anni trascorsi insieme all’Unità, pure se poi i due si conoscono dal Sessantotto, quando Sansonetti – l’ha raccontato lui, a Claudio Sabelli Fioretti – si aggirava all’università in compagnia di Paolo Flores d’Arcais, Piero Bernocchi e anche Franco Piperno, Lanfranco Pace e Adriana Faranda.
Fabrizio Roncone, Corriere della Sera 4/11/2007

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[MARCO BOATO] Votò contro l’arresto preventivo di Previti. Con quali conseguenze tra i suoi?
«Ma votai a favore delle sue dimissioni da deputato dopo la condanna. Garantista non significa innocentista. Quel voto contrario mi ha scatenato contro la canea dei giustizialisti professionali, i Travaglio, Flores d’Arcais, Beppe Grillo. Sono giornalmente tormentato da persone ispirate dai loro blog. Ma vado per la mia strada».
Il Giornale 17 marzo 2008, Giancarlo Perna

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[…] Del resto Paolo Flores D’Arcais, il giornalista combattente di ’Micromega’, punta di diamante della società civile contro i diktat del Vaticano, ricevette in doto un genitore stra-cattolico a livello esemplare che frequentava i comitati civici del catto-fondamentalista Gedda.
Dagospia, 26/03/2009

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[…] Come afferma il filosofo Paolo Flores d’Arcais, "bisogna chiedersi non che cosa succede o sia successa a Villa Certosa, ma che cosa sarebbe successo negli Stati Uniti se venisse a sapersi che Obama ha trascorso le vacanze natalizie con 30 vedettes di 18 anni e senza sua moglie; o in Germania se venisse scoperto che Angela Merkel trascorre le vacanze con 30 gigoló ben piantati".
http://www.elpais.com, MIGUEL MORA 07/06/2009

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[…] Il direttore di ’Micromega’, Paolo Flores d’Arcais, in prima fila ad ascoltare [IGNAZIO] Marino alla festa del Pd di Roma.
Marco Damilano, L’Espresso, 16 luglio 2009

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«[…] Non so se ti accorgi che, quando a proposito di Annozero dici che è una questione di format, stai parlando come un membro della Commissione parlamentare di vigilanza. Non so se condividi i suggerimenti di Paolo Flores d’Arcais che pretende di spiegarmi quando spegnere e accendere i microfoni di un ospite. Un membro perfetto dell’Agcom. Un apologeta del Berlusconi-pensiero sul "pollaio". Proprio come Furio Colombo e le sue invettive contro i talk-show. D’Arcais e Colombo sono convinti che debba regnare l’ordine del discorso (scritto) che, ovviamente, per loro non è quello del telegiornale di Minzolini ma quello di Report , celebratissimo esempio di una trasmissione basata sul principio di identità e non contraddizione […]».
Lettera di Michele Santoro al Fatto e replica di Marco Travaglio, Il Fatto 23/02/2010

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DI PIETRO Antonio - La mia politica. Presentazione di Paolo Flores d’Arcais. Micromega, Roma 1997
Subur

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Non ho intenzione di difendermi dalle «critiche» per il mio libretto sul caso Gomorra-Saviano (anche perché si tratta, per lo più, non di critiche ma di esecrazioni e «vade retro»). Se si è interessati alla questione, mi si può leggere e giudicare di conseguenza. Intervengo invece sull’accusa di dissacrazione che alcuni (per esempio Violante e Flores d’Arcais) mi hanno gettato addosso, visibilmente senza aver letto il testo e, nel caso di Flores, incitando il pubblico a non leggerlo. Qui, come in altri casi (penso a Sofri) non c’è solo un appello alla censura preventiva (mi si critica non per quello che dico ma perché lo dico).
Appare anche un modo di pensare mitologico e autoritario, e quindi sostanzialmente papalino, il che fa specie in persone (parlo di Sofri e Flores) che passano per campioni della libertà di parola e del laicismo. È questa la cultura capace di opporsi a Berlusconi?
Per Violante, il mio è un tipico caso di sinistra «iconoclasta». Ne deduco che per lui la sinistra deve adorare le icone. E non diversamente pensa Flores, quando invita a manifestare contro Berlusconi o a darsi al sesso o ad altre attività ricreative, piuttosto che leggermi quando critico Saviano. Insomma, guai a entrare nel merito di quello che Saviano scrive. E soprattutto, guai a interrogarci sul significato politico dell’identificazione di una parte consistente della sinistra nella sua figura e nella sua opera.
È semplicemente quanto ho tentato di fare nel mio libro a tre livelli, narrativo, mediale e sociologico (tra parentesi, occuparmi di queste cose è esattamente il mio mestiere, diversamente da quanto Flores, che pure mi conosce da quasi trent’anni, fa credere ai lettori del Fatto quotidiano). […]
Il fatto interessante è che la categoria dell’eroismo è storicamente appannaggio della destra romantica (penso a Evola), e questo spiega la fortuna di Saviano tra i seguaci di Fini (si veda la fondazione Farefuturo e che cosa pensa di me). Di conseguenza, la classica accusa zdanoviana che mi rivolgono Sofri e Flores («a chi giova?») è risibile, un altro aspetto della loro reazione censoria […].
Alessandro Dal Lago, Il Manifesto 3/6/2010

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«In questo saggio, Dal Lago cerca di venire a capo del fenomeno Saviano-Gomorra, analizzando esclusivamente ciò che l’autore ha scritto.» Così il risvolto di copertina di Eroi di carta di Alessandro Dal Lago, edito da manifestolibri. Un testo con cui in molti hanno polemizzato (Adriano Sofri, Paolo Flores d’Arcais […].
Severino Cesari, il manifesto 11/6/2010