Gianni Barbacetto, Antonella Mascali, il Fatto Quotidiano 16/11/2010, 16 novembre 2010
RUBY AD ARCORE CON LA SCORTA
Quanti soldi ha versato Silvio Berlusconi a Karima El Mahroug, per gli amici Ruby? È facile perdersi nella selva dei suoi racconti, verbali, testimonianze, dichiarazioni, interviste, vanterie, smentite, spacconate e marce indietro. Ha portato a casa i mille euro che erano in voga ai tempi di Patrizia D’Addario? O i 5-7 mila euro che altre ragazze dicono di avere ricevuto per una serata nelle residenze del presidente del Consiglio? Oppure i 30 mila euro sonanti, cash, infilati in una busta, che Ruby ha raccontato alle assistenti sociali di aver ottenuto per un solo incontro con Silvio? O, ancora, i 375 mila euro in due tranche di cui parla Dagospia, il sito di Roberto D’Agostino?
La domanda non è priva d’interesse pubblico. Perché ha a che fare con i comportamenti di una testimone che ora ha radicalmente cambiato atteggiamento.
L’ultima versione è chiara: Ruby sostiene di voler fare il carabiniere, di essersi avvicinata al cristianesimo, di essere andata ad Arcore una volta sola, di non aver mai avuto rapporti sessuali con Berlusconi, di non aver detto a nessuno di essere minorenne. Peccato però che abbia disseminato il suo percorso, negli ultimi mesi, di sassolini ben più pesanti. E di racconti mirabolanti: ai magistrati, alle amiche e colleghe, agli assistenti sociali, perfino ai tassisti. Vanterie da ragazzina che è insieme furba e ingenua? Forse. Ma Ruby ha raccontato via via di avere avuto almeno tre incontri ad Arcore.
Lele Mora
dai servizi sociali
AGLI assistenti sociali ha detto anche di essere andata a villa San Martino con tanto di autista e scorta. Di avere assistito ai riti sessuali della casa. Di aver ricevuto denaro e generosi regali. Racconta insomma di comportamenti forse discutibili, ma certamente privati, di Silvio Berlusconi. L’interesse pubblico scatta però quando attorno a Ruby compare una vera rete di protezione che sembra muoversi a comando: un comando che viene da molto in alto.
Il primo segnale, clamoroso, è l’ormai stra-nota nel mondo telefonatachedapalazzoChigiarrivaallaquesturadiMilanonella notte tra il 27 e il 28 maggio, quando Ruby è fermata dalla poliziaconun’accusadifurto.Il presidente del Consiglio ne viene subito informato e si dà da fare perché la ragazza (spacciata addirittura come “la nipote del presidente egiziano Mubarak”) non vada in comunità. Si materializza in questura Nicole Mi-netti, igienista dentale del San Raffaele e consigliere regionale,chesurichiestadiBerlusconi la prende in custodia (per abbandonarla, subito appena fuoridallaquestura,asestessa,anzi alla escort brasiliana Michele Coincecao Santos Oliveira).
Poi è Lele Mora a farsi vivo. Secondo quanto risulta al Fatto Quotidiano, è Lele in persona ad andare in via Dogana, dove c’è la sede del nucleo di pronto intervento dei servizi sociali per i minori di Milano, a chiedere un colloquio, concesso, con il responsabile dell’ufficio, Egidio Turetti. Dopo essere stato respinto,ciriprovaattraversolafiglia Diana. Ma i servizi sociali hanno l’obbligo di fare relazioni al Tribunale dei minori su ogni loro attività. Così l’agitarsi della famiglia Mora lascia traccia e anzi attira l’attenzione dei magistrati su quella ragazza già fermatadallapoliziainunanottedi maggio e poi ancora ai primi di giugno, quando era stata riempita di lividi dalla brasiliana Michele Coincecao.
Ruby intanto faceva la sua vita, malgrado gli obblighi a stare in comunità. Serate in discoteca, incontri notturni, addirittura una relazione durata una settimana con un noto attore, idolo delle fiction all’italiana. È lei a raccontarlo (ancora una volta: verità o vanteria?), sostenendo di essere stata per questo pagata. Poi spuntano gli avvocati. Dapprima Luca Giuliante, tesoriere lombardo del Pdl e legale di Lele Mora nelle questioni tributarie. Accudisce Ruby (a che titolo? Con quale mandato? Ricevuto da chi?), cerca di proteggerla da altri controlli di polizia, di tenerla il più possibile lontano dai guai per i quali la ragazza ha una certa predisposizione.
Il ruolo
di Ghedini
POI ARRIVA l’avvocato degli avvocati, Niccolò Ghedini, legale del presidente del Consiglio, nonché suo parlamentare di fiducia. Fa partire la macchina delle indagini difensive: strumento delicatissimo, che rischia di condizionare i testimoni interrogati dalla difesa, di “formattarli” prima che questi vengano sentiti dalla pubblica accusa. Nello studio milanese del collega Giorgio Perroni e in uno studio di Arcore, Ghedini chiama, interroga e verbalizza decine di persone, ragazze delle feste e altri testimoni della vicenda Ruby. Karima intanto ha cambiato versione. Ha addolcitoisuoiracconti.Hadisinnescato la bomba. Ecco perché è importante capire se davvero ha intascato soldi, quanti, quando, e a che titolo.