Bruno Buzzanca, il Giornale 14/11/2010, pagina 20, 14 novembre 2010
Così si risparmia con la Borsa a portata di clic - Per investire in Borsa senza l’aiuto di un esperto è necessario conoscerne le regole in maniera approfondita e verificare giorno dopo giorno l’andamento del proprio «giardinetto » di titoli, ma pensare che il trading on line sia una strada riservata solamente ai più esperti sarebbe sbagliato
Così si risparmia con la Borsa a portata di clic - Per investire in Borsa senza l’aiuto di un esperto è necessario conoscerne le regole in maniera approfondita e verificare giorno dopo giorno l’andamento del proprio «giardinetto » di titoli, ma pensare che il trading on line sia una strada riservata solamente ai più esperti sarebbe sbagliato. Al contrario operare tramite il web, proprio perché consente di risparmiare sulle commissioni, potrebbe fare diventare più interessante puntare su strumentia bassissimo rischio come i Btp (e in genere i Titoli di Stato italiani), oppure gli Etf specializzati. Il «tol» offre inoltre la certezza, a famiglie e i piccoli risparmiatori, di avere a disposizione uno strumento per investire senza essere costretti a entrare in filiale e, ancora più importante, assicura la massima tempestività. Una variabile quest’ultima fondamentale, soprattutto quando si punta sulle azioni. Chi si affida al trading on line può infatti operare sui diversi mercati: dal «Mta» di Piazza Affari (dove sono trattate le azioni dei gruppi quotati italiani) al «Mot», dedicato ai titoli di Stato (Bot, Btp, Btpi, Cct, Ctz) e alle obbligazioni emesse da enti locali, banche o altre società. Nondimeno si può avere accesso dal pc di casa alle Borse estere o a strumenti più evoluti come derivati e warrant, oppure sottoscrivere fondi e Etf, i fondi passivi che replicano l’indice cui sono agganciati o le materie prime. Compreso l’oro, che è da sempre il bene rifugio per eccellenza. Altra variabile da tenere in considerazione è poi il costo del Deposito titoli, obbligatorio per chi desidera effettuare investimenti in azioni, obbligazioni e strumenti finanziari quotati in Borsa. Il Deposito titoli è soggetto a un’imposta di bollo pari a 34,20 euro all’anno, cui si sommano le commissioni di norma richieste dalle banche. Esistono però istituti di credito online, come Ing Direct, che non applicano alcuna commissione aggiuntiva, assicurando la gratuità delle operazioni di apertura e chiusura del rapporto, così come la custodia e l’amministrazione dei titoli. Altri gruppi chiedono invece di fare fronte a parte delle spese. Il Deposito titoli può, invece, essere evitato nel caso in cui il risparmiatore scelga di sottoscrivere unicamente fondi di investimento; a patto però di accettare di porre le proprie quote nel «Certificato cumulativo » custodito presso la banca depositaria della Sgr. Gli istituti di credito mettono poi quasi sempre a disposizione dei trader degli strumenti pensati per ridurre il rischio di commettere errori: come i notiziari specializzati nel mondo della finanza, i dati di Borsa in tempo reale e i servizi di analisi. A partire dall’analisi tecnica, che studia l’andamento grafico dei mercati finanziari, di una singola azione o di un’obbligazione, per prevederne l’andamento futuro. I migliori servizi di trading online offrono poi un servizio gratuito di alert via sms ed email, che consente di essere avvisati quando un titolo che si ha in portafoglio o che si sta tenendo sotto controllo raggiunge il prezzo specificato. É poi bene verificare che la banca consenta al cliente di visualizzare la lista dei propri titoli preferiti 24 ore su 24 e con le quotazioni sempre aggiornate. Per quanto riguarda Ing Direct, per esempio, sul sito è presente una sezione «analisi », all’interno del menu «news e mercati», con indicazioni sui segnali di acquisto o di vendita dei principali titoli appartenenti agli indici italiani. Quanto, infine, all’aspetto fiscale, i guadagni di Borsa (il cosiddetto «capital gain») sono soggetti ad un’imposta pari al 12,50%, che può essere pagata dagli investitori attraverso due differenti modalità: il «regime amministrato» o quello «dichiarativo». Nel caso del regime amministrato, l’investitore delega alla banca il calcolo dell’imposta sostitutiva sulle plusvalenze realizzate. Su ogni singola operazione che determini un guadagno, la banca provvede dunque a trattenere l’imposta dovuta e a pagarla all’erario o a compensarla nel caso in cui il cliente abbia precedentemente accusato delle minusvalenze (valide sino a un massimo di quattro periodi di imposta successivi). Il correntista non ha di conseguenza alcun obbligo in sede di dichiarazione dei redditi. Al contrario chi sceglie il regime dichiarativo deve invece inserire, nella propria denuncia dei redditi, le plusvalenze e minusvalenze registrate nel corso dell’anno. Il singolo risparmiatore deve quindi registrare tutte le compravendite effettuate e assolvere l’obbligo fiscale in maniera autonoma.