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 2010  novembre 16 Martedì calendario

Dublino, 5000 senzatetto e giovani in fuga - Il camion di Focus Ireland è parcheggiato davanti alla cancellata di ferro del Palazzo del Governo, in Dame Street

Dublino, 5000 senzatetto e giovani in fuga - Il camion di Focus Ireland è parcheggiato davanti alla cancellata di ferro del Palazzo del Governo, in Dame Street. È sera. Più o meno le otto. E il freddo si infila velenoso sotto la pelle. Ci sono tre gradi al massimo. Il respiro disegna nuvole grigie che si sciolgono rapide nell’aria umida di Dublino. Una bambina di dodici anni, con un parka verde e un cappello di lana, impugna uno spazzolone e usa un secchio di colla per attaccare un cartellone tre metri per sei sul camion. Nella foto c’è un uomo di trent’anni, sdraiato. Dice: «Costruivo case per gli altri. Adesso ho perso la mia». Lei si chiama Shiela ed è la figlia di Joyce Loughnan, il direttore della charity che si occupa dei senza tetto. La televisione di Stato, Rte, riprende la scena. Loughnan racconta che questa crisi ha spezzato migliaia di vite. Dice esattamente così. Spezzato. «Sono più di cinquemila le persone che dormono all’aperto. Gli stessi che fino a pochi mesi fa riempivano i cantieri e costruivano l’avvenire mattone per mattone. E non in senso metaforico, fisicamente. Non gli è rimasto nulla. Con questo gelo rischiano di crepare. E il paradosso è che ci sono migliaia di abitazioni abbandonate». Gli ostelli sono pieni. Esauriti. Non prendono più nessuno. L’alta stagione della povertà. La disoccupazione è schizzata al 12,5%, entro il 2011 sarà al 15. Il triplo di tre anni fa. L’Irlanda si è sgonfiata, scaricando la sua gente nelle strade. Gli under 30 fanno la valigia. Destinazione Australia, Stati Uniti, ovunque ma non qui. Quest’anno saranno quasi cinquantamila. In meno di dodici mesi il prodotto interno lordo è calato dell’8% e con i 50 miliardi investiti per salvare le banche il deficit è volato al 32%. Il mercato della casa, inarrestabile moltiplicatore di ricchezza tra il 1996 e il 2008, è precipitato, trascinando nel pozzo costruttori e proprietari. Le speculazioni sono diventate selvagge. Chi la salva l’Irlanda? La diplomazia è al lavoro. Il ministro delle Finanze Brian Lenihan, cerca un compromesso. Niente soldi al governo, ma dall’Europa aiuti alle banche. Sono loro che si sono rovinate. Sono loro che ci devono mettere la faccia. Tra il 27 agosto e il 29 ottobre Dublino ha versato 20 miliardi per questo. Se il denaro finisse nelle casse pubbliche l’Europa potrebbe pretendere di intervenire su questioni interne. Magari chiedendo di aumentare le tasse sulle società bloccate al 12.5%, una calamita irresistibile per le multinazionali straniere. Il premier Brian Cowen ha spiegato anche ieri che lui a Bruxelles non ha chiesto un euro, che ci sono fondi per coprire i debiti fino a metà del 2011. La Germania è il nemico, il piano d’austerity l’incubo. Il ministro della giustizia Dermot Ahern ha annunciato che sarà anticipato all’inizio della prossima settimana, per impedire che gli avvoltoi divorino la carcassa della comatosa Tigre Celtica. A Grafton Street, salotto buono della città, le luci di Natale invadono la strada. Una cascata d’oro. Gocce scintillati. Specchietti per le allodole. L’eco di un mondo che non esiste più. La Luxury Hall è vuota, il fioraio all’angolo con Henry street racconta di avere venduto il suo ultimo boquet due giorni fa e la libreria confinante col Temple Bar ha dimezzato i prezzi dei volumi usati. Nessuno compra più nulla. Musicisti di strada congelati buttano note nell’aria per racimolare qualche soldo. Tommy Mahaon, 47 anni, è sdraiato sul marciapiede, una coperta di lana addosso. Batte i denti. Tiene le gambe rannicchiate al petto. Ha perso il lavoro nove mesi fa. E’ stata una valanga. Niente soldi per il mutuo. La moglie l’ha mollato. Si è iscritto alle liste di collocamento. Inutile. «So fare tutto. Ho mani buone. Mi basterebbe un letto per la notte, ma ormai serve una raccomandazione anche per gli ostelli». Il termometro segna zero gradi. Una signora gli lancia cinquanta centesimi.