Riccardo Muti, La Stampa 10/11/2010, 10 novembre 2010
Riccardo Muti nel 1962 si trasferì da Napoli a Milano. «Le esecrazioni con cui il babbo e la mamma mi avevano preparato al viaggio erano terribili, come Totò nel film Totò, Peppino e la malafemmina: “Bada che c’è freddo, a Milano c’è la nebbia, ti prendi la polmonite”»
Riccardo Muti nel 1962 si trasferì da Napoli a Milano. «Le esecrazioni con cui il babbo e la mamma mi avevano preparato al viaggio erano terribili, come Totò nel film Totò, Peppino e la malafemmina: “Bada che c’è freddo, a Milano c’è la nebbia, ti prendi la polmonite”». Gli regalarono un cappello Borsalino e una sciarpa di lana. Un giorno a Milano ritrovò un suo amico napoletano, Domenico D’Aquino, impiegato ai telefoni per sbarcare il lunario, e in conservatorio studente di chitarra classica: «Quella mattina D’Acquino mi incontrò nell’atrio: “Guè, Ricca’, ch’ ee fatto? mme pare Barièllo”; io non potei fare a meno di chiedergli chi fosse tale “Barièllo”, e lui soddisfatto: “U cazzo co’ cappiello”». Da quel giorno non indossò mai più copricapo.