VERA SCHIAVAZZI, la Repubblica 14/11/2010, 14 novembre 2010
COMPAGNI, OPERAI TORNATE AL LAVORO"
Un unico, grande scrigno per custodire oltre un secolo di memorie del lavoro. Del lavoro com´era, del lavoro in fabbrica, delle battaglie e delle lotte che attorno al lavoro hanno avuto luogo, delle vittorie e delle sconfitte. Accade a Torino, dove per far nascere l´Ismel, il nuovo archivio comune che verrà presentato il 18 e 19 novembre, hanno unito i loro sforzi protagonisti molto diversi tra loro: il Comune e la Fondazione piemontese Gramsci, la Fondazione Nocentini e l´Istituto Salvemini, col sostegno di Cgil, Cisl e Uil, Unione industriale e Archivio storico Fiat. Così, escono dai cassetti più o meno segreti dove erano custoditi documenti mai visti prima, dai manifesti anti-sciopero della Lega industriale del 1920 alle lettere con le quali la Fiat ringraziava, sessant´anni dopo, chi «nonostante le pressioni e il clima di violenza» non aveva scioperato.
Volantini e vecchie foto raccontano anche in che modo le diverse sigle sindacali e le aziende hanno cercato negli anni il consenso dei lavoratori e dei cittadini che alla storia dell´Italia industriale guardavano da fuori. Come faceva la Fiom degli anni Cinquanta, che esortava la Fiat a produrre auto popolari, e poi definiva una «grande vittoria» il successo del modello simbolo del boom economico, la Seicento. O la Cisl, prima tra i sindacati a personalizzare con le foto i manifesti per l´elezione della commissione interna. Un filo lega, al di là dell´ideologia, le icone scelte dai disegnatori chiamati di volta in volta a illustrare manifesti e locandine: ingranaggi, torni, utensili, uomini e donne in tuta, un modo di mostrare il lato rude ed eroico delle macchine e degli operai, il volto duro e grandioso di un Paese che si scontra, si divide, cresce e condivide lo sforzo di diventare una potenza industriale. Uno stile e un linguaggio che richiamano, spesso in modo contraddittorio rispetto alle intenzioni dei promotori, il realismo sovietico, una comunicazione forte e diretta, talora efficacissima.
Al progetto dell´Ismel, del resto, partecipano i principali studiosi della storia del lavoro e dell´industria, da Valerio Castronovo a Giovanni Avonto (il primo presidente, gli altri seguiranno a rotazione), da Sergio Scamuzzi a Gian Vaccarino. L´Ismel avrà presto anche una casa negli ex quartieri militari della città che già ospitano il Museo della Resistenza: la Compagnia di San Paolo ha stanziato sette milioni di euro per ristrutturare gli edifici e digitalizzare cinque chilometri di documenti e quattrocento aziende stanno aderendo al progetto. «Non si tratta soltanto di conservare - dice Tiziana Ferrero, responsabile dell´identità del nuovo istituto - ma di dare uniformità a un enorme patrimonio che per ora resterà di proprietà dei singoli soggetti. L´obiettivo è divulgare i valori del movimento operaio senza restare sordi a quelli dell´impresa». Torino, insomma, celebra il suo prodotto più celebre, il lavoro.