Ennio Moricone, Il Messagero 12/11/2010, 12 novembre 2010
DE LAURENTIIS, GENIO DEL CINEMA: DA ROMA CONQUISTÒ HOLLYWOOD
Dino De Laurentiis, un uomo di cinema pieno di passione. Un produttore a tutto tondo. E anche un gentiluomo. Con i registi, gli attori, i tecnici non andava per il sottile: voglio dire che era presente, molto presente, sul set, nella prima fase realizzativa di un film, e poi in moviola e negli altri momenti della confezione del prodotto.
Quella che ho chiamato presenza assidua era dettata dall’amore per il suo lavoro, una vera vocazione, sorretta da un intuito e un fiuto singolari, integrali, impagabili. Dino De Laurentiis non sbagliava quasi mai.
Con i produttori, poche volte mi sono ritrovato ad avere rapporti stretti. In genere il compositore viene chiamato alla fine, dal regista, e ha scarsi contatti con chi il film lo ha finanziato, il deus ex machina. Eppure, l’assiduità di De Laurentiis faceva sì che tutti coloro che lavoravano a un suo film venivano a contatto con lui, avevano modo di ascoltare le sue idee, anche di subirle, fermo restando che, come ho appena detto, il cinema gli apparteneva da vicino e gli “strappava” interventi a ragion veduta.
Dicevo del rapporto compositore-produttore, solitamente inesistente. De Laurentiis, così come Alberto Grimaldi, li ho invece conosciuti abbastanza bene. Al primo risalgono una decina di mie colonne sonore, per altrettanti titoli. Non tantissime se si considera la lista dei film dei quali ho composto musica, ma pur sempre un numero significativo. Ricordo bene, ad esempio era il 1967 , La ragazza del generale, con la regia di Pasquale Festa Campanile, Virna Lisi protagonista.
Vogliamo chiamare De Laurentiis “un produttore all’antica”? Era certo un uomo innamorato del lavoro che si era scelto, del cinema che faceva, del cinema in sé. Ha avuto uno stile forte e personale, imponendo la sua firma in tutto il mondo, con una forza e un piglio, questi sì, d’altri tempi.
Al cambiare delle epoche, cambia il cinema. Ma credo che per De Laurentiis sia rimasto, fino all’ultimo, l’universo in cui aveva scelto di vivere e in cui ha, da colosso e in pieno, vissuto. In cambio il cinema, del suo nome e del suo segno, non potrà dimenticarsi.