Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 13 Sabato calendario

AIDS, LA SPERANZA DEL VACCINO ITALIANO

Cresce la speranza nel vaccino italiano anti-Aids. La fase II della sperimentazione clinica su 87 pazienti infetti da Hiv sta riportando i loro sistemi immunitari, gravemente compromessi, a una fase di equilibrio. Concluso un ciclo di trattamento, l’efficacia del vaccino terapeutico resta costante.

L’obiettivo è liberare i malati dal giogo dei farmaci antiretrovirali: efficaci, hanno però controindicazioni pesanti e vanno assunti in continuazione. Con una spesa, fra l’altro, spesso insostenibile per il sistemi sanitari di molti Paesi in via di sviluppo dove l’Hiv fa strage. «Un risultato entusiasmante», dice Barbara Ensoli, coordinatrice della squadra di ricercatori del Centro nazionale Aids dell’Istituto superiore di sanità, presieduto da Enrico Garaci. A fare il punto su una scoperta tutta made in Italy frutto della ricerca pubblica, è uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Plos One (www.plosone.org). Il vaccino, basato sulla proteina Tat, dimostratosi sicuro e capace di indurre risposte immuni specifiche negli studi preclinici e nella fase I, ora sta dimostrando di essere un valido strumento per migliorare le funzioni immunitarie. «La qualità della vita dei pazienti migliora – spiega Barbara Ensoli – perché anche se le terapie bloccano il virus, non riescono a bloccare una serie di altre disfunzioni, cardiovascolari come cerebrali, fino all’invecchiamento precoce: pazienti 40enni dimostrano 70 anni». Se infatti gli antiretrovirali riescono a decimare le particelle di virus Hiv, alcune di queste riescono a nascondersi nei cosiddetti ’santuari’ e la loro presenza stimola continuamente le difese immunitarie tenendole in uno stato di allarme continuo. Questa immunoattivazione danneggia il sistema cardiovascolare, il fegato, i reni. Il vaccino basato sulla proteina Tat, il motore molecolare che mette il virus in grado di moltiplicarsi, riesce a fermare l’immunoattivazione riequilibrando il sistema immunitario. È soddisfatto il presidente dell’Iss: «Questi risultati – dice Enrico Garaci – dimostrano che valeva la pena di esplorare le potenzialità del vaccino Tat». Il traguardo ambizioso è valutare l’effetto del vaccino in pazienti sintomatici, per arrivare poi a studiarne l’effetto preventivo su pazienti sani. Un cammino italiano cominciato 15 anni fa, con la fase I partita nel 2003. La fase II, avviata nel 2008, è in corso su 87 pazienti ma punta ad arrivare a 160 in 11 centri clinici di tutta Italia, per pubblicare i risultati entro un anno.

Il vaccino Tat viene somministrato mensilmente con 3 o 5 dosi intradermiche in due diversi dosaggi (7,5 o 30 mg): una volta finito il ciclo la sua efficacia è costante. «Ma non abbiamo più fondi – avverte Barbara Ensoli – per completare la fase II. Ci servivano 21 milioni di euro, ne abbiamo ottenuti 13. Non possiamo fermarci ora». Finora ne sono stati spesi circa 20. Una cifra irrisoria, dice Garaci, «rispetto a quanto avrebbe speso un’azienda privata, almeno 20 volte di più». I 10 brevetti sono tutti dell’Iss: «Poi valuteremo come rapportarci con le case farmaceutiche che vorranno produrre il vaccino quando sarà pronto. Noi non agiamo a scopo di lucro, ma per l’interesse della collettività». Il ministro della Salute Ferruccio Fazio rassicura i ricercatori. I finanziamenti? «Se una cosa è giusta e fatta bene, in un modo o nell’altro si troveranno. La fase II è molto importante. È un risultato tutto italiano, da continuare a sostenere soprattutto nell’interesse dei malati».

Pessimista invece l’immunologo Fernando Aiuti: «Finora questo vaccino non ha avuto nessun riconoscimento internazionale. C’è carenza di fondi per la ricerca e questo vaccino ha già assorbito enormi risorse. Consiglio estrema cautela e il parere di esperti internazionali».