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 2010  novembre 12 Venerdì calendario

Pompei, la verità taciuta È crollata solo una patacca - È andato prima da Augias e poi dalla Dandini per spiegare e scagionare l’amico-collega San­dro Bondi che però vorrebbe «vedere più spesso»

Pompei, la verità taciuta È crollata solo una patacca - È andato prima da Augias e poi dalla Dandini per spiegare e scagionare l’amico-collega San­dro Bondi che però vorrebbe «vedere più spesso». Ha spiega­to ai poco concilianti spettatori di Raitre che a Pompei il crollo è stato sì inevitabile ma, tutto sommato, provvidenziale. Qua­si una benedizione. E ha messo in guardia per il futuro: Villa Adriana a Roma, tanto per dir­ne una. E se lo dice il più grosso esperto del settore, l’archeolo­go Andrea Carandini, presiden­te del Consiglio superiore per i Beni Culturali c’è da temere il peggio.L’avviso aituristi per ca­so è chiaro: il dolore monumen­tale va circoscritto perché quel­lo venuto giù a Pompei era solo un mostro architettonico. «Piut­tosto - avverte il professore dal passato non propriamente di destra- non solo il ministro Bon­di c’entra nulla, ma in mancan­za di controlli sistematici prepa­ratevi ad altri crolli». Sembra una provocazione, ma è solo l’analisi di un esperto che da 15 anni lancia allarmi invano. Professore ci spieghi. «Possibile che nessuno se ne sia accorto? Quello crollato è so­lo il restauro di Maiuri risalente agli anni Quaranta. A Pompei nella Domus dei Gladiatori non è successo nulla di grave, quella caduta giù è una struttura di ce­mento costruita nel secolo scor­so, una superfetazione, quando invece oggi si usa il legno lamel­lare... ». Dunque, tanto rumore per nulla « Le uniche opere autentiche sono le pitture della parte infe­riore della domus , il resto è un falso. Tutti erano impegnati a dare risalto alle macerie, ma senza guardare a cosa è caduto a terra. Quel crollo è tutt’altro che drammatico, è una benedi­zione artistica, il cemento che è stato aggiunto andrebbe tolto e senza troppi rimpianti». In fondo, però, si sta parlan­do di Pompei «Si figuri, questo sito archeo­logico è invaso da turisti asiati­ci, è sotto osservazione, fa ten­denza. Pompei ha subìto di tut­to, pure un bombardamento nel ’43. E poi il valore simbolico della Domus dei gladiatori equi­vale alla via sacra a Roma. Lo di­co perché bisogna lasciar perde­re i piagnistei e rimboccarci le maniche. Speriamo solo che gli affreschi non siano stati troppo danneggiati». Lei ha detto più volte che la situazione è drammatica per­ché ma­nca una manutenzio­ne sistematica. Poi c’è la que­stione economica, i soldi scarseggiano... «La situazione è questa: l’an­no prossimo avremo da Tre­monti 53 milioni di euro per tut­ti i siti italiani, più o meno come la liquidazione di un top mana­ger. Lui dice che con la cultura non si mangia, ma mantenere in salute un bene architettoni­co costa tanto e noi in un certo senso dobbiamo riempirci la pancia. Che deve fare il mini­stro Bondi se chiede soldi e gli rispondono picche?». Già, intanto però cosa occor­re fare in pratica? «Contrariamente alle chiese i ruderi archeologici sono logora­ti da secoli dalle piogge e dal so­le. Si sfarinano. Per questo van­no trattati come le nostre case. Servono le stesse cure quotidia­ne. Se si rompe la persiana di una finestra si ripara. Il patrimo­nio artistico ha bisogno di que­ste attenzioni. Senza manuten­zione ordinaria, i siti archeologi­ci finiscono sotto un campo di grano. Come è accaduto a Ve­io ». Però ha tutta l’aria di essere anche un problema cultura­le? «Le cure continue, la preven­z­ione non sono attitudini tipica­mente italiane. A noi manca una mente sistematica. Però ri­cordate bene, tutto ciò che non è sorvegliato sistematicamente prima o poi crolla».